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IL PAPA A REBIBBIA

Ai piedi dei detenuti: anch'io ho bisogno di essere lavato

Il Giovedì Santo papa Francesco va nel carcere di Rebibbia: al suo arrivo, molti detenuti lo abbracciano e lo baciano. Poi si china a lavare i piedi a dodici detenuti, sei uomini e sei donne. «Anch’io», dice, «ho bisogno di essere lavato dal Signore»

Francesco ai sacerdoti: «Sono stanco, ma il vero riposo è affidarsi a Dio»

Ecclesia 02_04_2015
Papa Francesco lava i piedi ai detenuti di Rebibbia

Prima il mònito ai sacerdoti. Poi i baci e gli abbracci ai detenuti del carcere di Rebibbia. Nel Giovedì Santo che precede la Pasqua, Papa  Francesco sceglie di stare, come lo scorso anno, "dalla parte degli ultimi". E nell'omelia che accompagna la messa crismale a San Pietro - durante la quale i sacerdoti rinnovano le promesse fatte al momento della sacra ordinazione - il Pontefice ha detto: «La stanchezza dei sacerdoti! Sapete quante volte penso a questo, alla stanchezza di tutti voi? Ci penso molto e prego di frequente, specialmente quando ad essere stanco sono io».

Nel pomeriggio, Papa Francesco raggiunge il carcere di Rebibbia per il rito della lavanda dei piedi: al suo arrivo, molti detenuti lo abbracciano e lo baciano. Bergoglio saluta e bacia uno a uno i detenuti che lo attendono a centinaia per la messa del Giovedì Santo. Il Papa stringe le mani di 300 detenuti, li abbraccia, scambia con loro baci sulle guance e parole di conforto e di incoraggiamento. Ad accompagnarlo lungo la transenna è il cappellano di Rebibbia, don Pier Sandro Spriano, da cui è partito l'invito per la visita. Don Spriano gli parla delle situazioni e delle provenienze di alcuni dei reclusi.«Grazie per la calorosa accoglienza», dirà loro il Papa prima di entrare nella chiesa del carcere. Poi nell'omelia: «L'amore di Gesù non delude mai perché lui non si stanca di amare come non si stanca di perdonare e di abbracciarci. Ama tutti noi, al punto di dare la vita per noi, per tutti noi. Dare la vita per ognuno di noi, e ognuno di noi può dire: dare la vita per me. Ha dato la vita per ognuno, con il suo nome e cognome: il suo amore è così, è personale». 

Poi Francesco si è chinato a lavare, asciugare e baciare i piedi a dodici detenuti, sei uomini e sei donne, per metà stranieri. Tra loro due nigeriane, una congolese, un'ecuadoregna, un brasiliano e un nigeriano. Gli altri sei, due donne e quattro uomini, sono italiani. A sorpresa, lavato i piedi anche del piccolo bambino, figlio di una delle sei detenute partecipanti al rito, che la mamma aveva in braccio. Diversi i volti rigati dalle lacrime tra i detenuti. E si congeda così: «Anche io ho bisogno di essere lavato. Il Signore lavi anche le mie sporcizie perchè io possa essere di più al servizio della gente, come lo è stato Gesù».