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ARGENTINA

Aguer, vescovo esiliato: non piace al Papa

L'arcivescovo de La Plata, allo scoccare del 75esimo anno di età è stato immediatamente sostituito e invitato a lasciare immediatamente la diocesi, in cui non potrà più risiedere. Una vera umiliazione. Motivo? Non andava d'accordo con papa Francesco.

Ecclesia 08_06_2018
Il vescovo Hector Aguer

Dall’Argentina viene una storia che non fa piacere raccontare. Monsignor Hector Aguer, arcivescovo della seconda diocesi del Paese, La Plata, è arrivato il 24 maggio alla scadenza dei 75 anni, e ha presentato la sua rinuncia al Pontefice. Che non solo l’ha immediatamente accettata, ma ha dato anche alcune disposizioni che vedremo fra poco. È una vicenda che getta una luce poco simpatica sulle caratteristiche umane del Pontefice, e che probabilmente metterà in difficoltà gli agiografi presenti e futuri.

In genere quando un arcivescovo – o un titolare di incarichi in Curia – raggiunge i 75 anni ed è in buona salute, si lasciano passare mesi, se non anni (vedi il caso di Angelo Amato ai Santi, per esempio) prima di sostituirlo. Ma con papa Bergoglio se l’interessato è per qualche ragione antipatico al Pontefice, o non sembra essere della sua linea, la mannaia cade come il lampo. Basti ricordare il caso dell’arcivescovo di Malines-Bruxelles, Léonard; o quello del prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede, Müller. Ma i casi sono numerosi.

La rimozione dell’arcivescovo Aguer però ha altri dettagli ancora meno simpatici. Li ha narrati il sito Wanderer, in spagnolo e in inglese, che dispone di buone fonti (clicca qui). Ne abbiamo tradotto qualche riga.

«Così come lo stesso mons. Aguer ha spiegato nella sua omelia di saluto, e come hanno completato altre fonti, la rinuncia è stata presentata quando ha compiuto 75 anni, il 24 maggio. Sette giorni dopo ha ricevuto la chiamata dell’incaricato d’affari della Nunziatura che gli trasmetteva gli ordini pontifici: Il Corpus Domini doveva essere la sua ultima liturgia pubblica; era nominato amministratore apostolico mons. Bochatey; doveva andarsene immediatamente dall’arcidiocesi, subito dopo la celebrazione, non poteva risiedere in essa come arcivescovo emerito, e non poteva nemmeno fare lo scambio delle consegne con il suo successore mons. ‘Tucho’ Fernández. Alla fine della messa, il vescovo greco-melchita ha preso il microfono e ha offerto a mons. Aguer casa sua per alloggiarvi, perché, letteralmente, non ha dove andare. (I suoi piani erano di ritirarsi nell’ex seminario minore di La Plata)».

Poco importa che successivamente sia stato dato - come afferma il sito OnePeterFive - qualche altro giorno di tempo per il trasferimento. Tutto questo è molto inusuale, e sa di una qualche forma di vendetta. La nomina di un altro prelato come amministratore apostolico è un gesto sgradevole. In genere si nomina come amministratore apostolico il presule che sta per andare via. Come se si temesse che nel periodo di interim Aguer potesse fare chissà che! Scappare con l’argenteria dell’episcopio? E anche le altre disposizioni, se mantenute, odorano di cattiveria. Aguer ha passato venti anni a La Plata, e non ha certo compiuto gesti che meritino l’esilio.

O forse sì. Sabato 25 giugno 2016 l’arcivescovo di La Plata in una lettera ai suoi presbiteri ha spiegato che lAmoris Laetitia di papa Francesco non può essere interpretata come rottura del Magistero dei papi precedenti: i divorziati che si risposano civilmente non possono essere ammessi alla Santa Comunione. Alla missiva il vescovo ha allegato la famosa nota della Congregazione della Dottrina della Fede del 14 settembre 1994: “Lettera ai vescovi della Chiesa Cattolica circa la ricezione della comunione eucaristica da parte dei fedeli divorziati risposati”.

Aguer è sempre stato molto apprezzato da papa Benedetto, che l’aveva nominato  fra i partecipanti alla XIII Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo, in programma dal 7 al 28 ottobre 2012,  che aveva per tema «La nuova evangelizzazione per la trasmissione della fede cristiana». La presenza di Aguer assumeva un interesse di tutto rilievo alla luce dei cambiamenti profondi e radicali che il Paese latino-americano stava subendo, e che costituivano un violento attacco ai principi cristiani sui quali si è formata l’identità della nazione.

E poi veniamo a sapere, tramite il libro «Francesco vita e rivoluzione» di Elisabetta Piqué, la giornalista argentina fan di papa Bergoglio, che c’erano antichi sospetti di inimicizia: nel libro sono anche descritte le difficoltà vissute da Bergoglio nei rapporti con la Curia romana prima dell'elezione. Piqué scrive di un gruppo di persone che «comincerà a fargli la guerra» e annovera tra queste l'allora nunzio in Argentina, Adriano Bernardini (oggi nunzio in Italia) e l'allora Segretario di Stato Angelo Sodano. La maggior parte dei problemi avevano a che vedere con le nomine dei vescovi, dato che a Roma venivano bocciati i candidati proposti dalla Conferenza episcopale argentina. «Del gruppo contrario a Bergoglio fanno parte monsignor Héctor Aguer, arcivescovo di La Plata, alcuni vescovi e istituti sacerdotali e laici, compresi alcuni professori della UCA” (clicca qui).

A La Plata andrà Victor “Tucho” Fernandez, il rettore dell’Università Cattolica Argentina, il “ghost writer” teologico del Pontefice, famoso anche per il suo libro sui baci, “Guariscimi con la tua bocca”.  “Il coccolato”, secondo il sito spagnolo che racconta la vicenda Aguer. Di Fernandez il sito, che ha fonti dirette in Argentina, non dice cose esaltanti. E ricorda che Bergoglio lo propose come rettore in varie occasioni, ma la Congregazione per l’Educazione Cattolica lo bocciò, non solo per il livello accademico molto modesto, ma anche per dubbi sull’ortodossia di alcune sue affermazioni. Bergoglio alla fine la spuntò, e il 15 dicembre 2009 Fernandez fu nominato, anche se a causa dell’opposizione romana, poté completare la presa di possesso solo due anni più tardi.

«È sorprendente come i giornalisti riescano ad annunciare quello che sta per succedere, anche se si tratta di fatti velati dal segreto pontificio, che è il più vulnerabile di tutti – ha detto nella sua ultima omelia, quella del Corpus Christi, mons. Aguer. Molti di voi ricevono una rivistina parrocchiale, che certo non è stata stampata questa mattina, che contiene quello che è stato pubblicato oggi a Roma». E cioè il cambio impietoso.