L'EDITORIALE
Aggiungiamo un "italiano dell'anno"
Il settimanale Famiglia Cristiana, ha scelto il cardinale Dionigi Tettamanzi come "italiano dell'anno". La Bussola propone come "italiano dell'anno aggiunto" il vescovo Luigi Padovese...
Editoriali
30_12_2010
Il settimanale Famiglia Cristiana, nell’ultimo numero del 2010, ha deciso di scegliere il cardinale Dionigi Tettamanzi, arcivescovo di Milano, quale «italiano dell’anno». «È il volto della Chiesa che ci piace – ha scritto don Antonio Sciortino, il direttore – Una Chiesa che non si arrocca nei sacri palazzi, nella cura di propri “orticelli”. Ma dialoga con tutti. Premurosa verso gli ultimi della società, per dare voce a chi non ha voce, discriminato per il colore della pelle o per un diverso credo religioso».
Don Sciortino, a proposito di Tettamanzi, scrive ancora: «Pazienza se la difesa della dignità umana ha un prezzo. E se rivendicare il diritto alla preghiera per i musulmani, scatena grevi insulti: da “cattocomunista” a “imam di Kabul”. Attacchi sopportati nel silenzio e in solitudine. Con evangelica pazienza».
La Bussola è un quotidiano online, siamo appena nati e siamo così piccoli da non catturare l’attenzione dei nostri “fratelli maggiori” della grande stampa cattolica. E non avevamo pensato di proporre ai nostri lettori un “italiano dell’anno”. Ci permettiamo però (e uso il plurale perché in questo momento esprimo la convinzione della redazione) di proporre un “italiano dell’anno aggiunto”, un altro arcivescovo, anche lui ambrosiano.
Siamo certi che questa associazione non dispiacerà al cardinale Tettamanzi, che era suo amico e ne ha celebrato i funerali lo scorso giugno. Stiamo parlando di monsignor Luigi Padovese, cappuccino, vicario dell’Anatolia, barbaramente assassinato dal suo autista turco a Iskenderun. Ancora oggi non sappiamo se la responsabilità di questa morte – frettolosamente archiviata come provocata dal gesto di un pazzo isolato (ma in Turchia i pazzi isolati che ammazzano i cristiani sono in preoccupante aumento) – sia maturata negli ambienti del fondamentalismo islamico o in quelli del potere laico che usa il fondamentalismo islamico.
Di certo era un uomo inerme, vescovo di un vicariato, quello dell’Anatolia, che conta 4450 cattolici, sette parrocchie, tre preti, 14 religiosi e 12 religiose. Un piccolo frammento di una Chiesa presente in quel Paese fin dai suoi albori, anche se oggi i cristiani in Turchia rappresentano appena lo 0,15 per cento della popolazione.
Era lì, Padovese, per annunciare il Vangelo, per testimoniare con la sua vita la presenza di una «Chiesa che non si arrocca nei sacri palazzi, nella cura di propri “orticelli”. Ma dialoga con tutti. Premurosa verso gli ultimi della società, per dare voce a chi non ha voce». Era un uomo di pace, impegnato a costruire ponti e non muri, confidando solo su Colui che è venuto a sanare le lacerazioni nei cuori degli uomini e dei popoli.
Ecco perché vorremmo associare questo vescovo quale “italiano dell’anno”, augurandoci che nel 2011 non si versi altro sangue. Certi che quello versato sarà seme per il fiorire di nuovi cristiani.