Afghanistan, le città cadono nelle mani dei Talebani
In Afghanistan i talebani sono all’offensiva da un mese e mezzo, ma negli ultimi giorni hanno occupato i capoluoghi di 6 delle 34 province. Le città cadono una dopo l'altra, per mancanza di rinforzi. Gli Usa schierano bombardieri pesanti, ma è difficile pensare a un nuovo coinvolgimento: cittadini americani e britannici stanno fuggendo.
In Afghanistan i talebani sono all’offensiva da un mese e mezzo, ma negli ultimi giorni hanno occupato i capoluoghi di 6 delle 34 province.
Solo in luglio, "più di mille persone sono rimaste uccise o ferite" in "attacchi indiscriminati contro i civili" nelle province di Herat, Helmand e Kandahar denuncia Martin Griffiths, sottosegretario generale delle Nazioni Unite per gli affari umanitari e coordinatore degli aiuti di emergenza. In realtà, considerando le altre province interessate dagli scontri (soprattutto tutte quelle del Nord, Nimroz a sud e Herat nell’ovest) e le perdite nei combattimenti tra le forze governative e i talebani i morti sono molti di più.
Dal primo maggio, secondo l'agenzia di stampa tedesca DPA, gli insorti hanno preso il controllo di oltre 160 dei 370 distretti dell'Afghanistan. Ieri i talebani hanno preso Aibak, nel Nord dell'Afghanistan, il sesto capoluogo di provincia caduto nelle loro mani in soli quattro giorni, dopo Kunduz, Zaranj, poi Sar-e-Pul, Sheberghan e Taqar. "I talebani hanno preso la città di Aibak e ne hanno il controllo completo", ha detto all'Afp Sefatullah Samangani, vice governatore della provincia di Samangan, di cui Aibak è capoluogo. "Ieri notte un ex senatore si è arreso ai talebani" e oggi notabili locali hanno chiesto al governatore di ritirare le sue forze dalla città in modo che fosse risparmiata dai combattimenti, cosa che ha accettato”, ha spiegato la fonte.
Sono stati "liberati" tutti gli edifici governativi e della polizia di Aibak, hanno rivendicato i talebani in un messaggio mandato ai media per annunciare il controllo della città, precisando di essere entrati nelle sedi del governatorato provinciale, del direttorato dell'intelligence, del quartier generale della polizia e di tutti gli altri edifici ufficiali. In molte delle città cadute si è combattuto casa per casa, in altre le truppe governative hanno ripiegato sugli aeroporti o su basi esterne ai centri urbani meglio difendibili.
In tutti i settori citati il mancato arrivo di rinforzi e rifornimenti di armi e munizioni hanno reso impossibile per i reparti dell’esercito e della polizia rimpiazzare le perdite e sostenere a lungo i combattimenti. A Kunduz, non lontano dal confine tagiko, “solo la base dell'esercito fuori città e l'aeroporto sono ancora in mano alle forze di sicurezza afghane, che resistono", ha dichiarato Amrudddin Wali, deputato dell'assemblea provinciale. A Taluqan, capoluogo della provincia settentrionale di Takhar, fonti della sicurezza hanno fatto sapere che “ci siamo ritirati dalla città dopo che nessun aiuto è stato inviato dal governo": la città di oltre 263mila abitanti è stata sotto assedio dei talebani per circa due mesi dopo che gli insorti hanno preso il controllo di tutti i distretti della provincia. Nella provincia settentrionale di Balkh da domenica notte sono in corso pesanti scontri nel distretto di Dehdadi, con i talebani che si stanno avvicinando alla capitale provinciale di Mazar-e-Sharif mentre contrattacchi governativi appoggiati da milizie civili sarebbero in corso nella provincia di Kunduz.
L'Organizzazione internazionale per le migrazioni, stima che più di 300mila afghani siano stati sfollati interni a causa della recente intensificazione del conflitto e che a giugno circa 40mila persone alla settimana siano fuggite nel vicino Iran. "Negli ultimi mesi, i talebani hanno condotto un'importante offensiva nazionale sulla scia del ritiro delle truppe straniere. L'Onu stima che quasi la metà della popolazione afghana, 18,5 milioni di persone, avrà bisogno di sostegno umanitario nel 2021 per far fronte alla crisi causata dal conflitto, dal Covid-19 e dal diffuso sottosviluppo e povertà.
L’offensiva dei talebani ha indotto gli statunitensi a schierare bombardieri B-52 e cannoniere volanti AC-130 per aiutare le forze afghane a fermare l’offensiva che minaccia anche le città di Herat, Laskar Gah e Kandahar. Il maggiore Nicole Ferrara, portavoce del Comando centrale degli Stati Uniti, ha detto alla CNN che ''le forze statunitensi hanno condotto diversi attacchi aerei in difesa dei nostri partner afghani negli ultimi giorni". All'emittente al-Jazeera il portavoce dell'ufficio politico talebano, Muhammad Naeem Wardak, ha messo in guardia gli Stati Uniti, sconsigliando loro di intervenire ulteriormente. Un'analisi pubblicata dal New York Times esclude che al momento vi siano piani per avviare azioni più intense a parte alcuni attacchi aerei mirati.
Del resto è difficile credere a un nuovo coinvolgimento occidentale nel conflitto: britannici e statunitensi hanno invitato domenica i propri cittadini a lasciare immediatamente l’Afghanistan. "Si consiglia a tutti i cittadini della Gran Bretagna in Afghanistan di lasciare ora il Paese con mezzi commerciali a causa del peggioramento della situazione della sicurezza", si legge sul sito del ministero degli esteri di Londra che avverte anche di non fare affidamento su una eventuale evacuazione di emergenza, affermando che l'assistenza che lo Stato potrebbe fornire sarebbe "estremamente limitata". "E' molto probabile che i terroristi tentino di eseguire attentati in Afghanistan. Metodi specifici di attacco si stanno evolvendo e stanno diventando sempre più sofisticati", mette in guardia Londra.
Analoga scelta da parte statunitense. "L'ambasciata degli Stati Uniti invita i cittadini americani a lasciare l'Afghanistan immediatamente usando i voli commerciali disponibili", esorta su Twitter l'Ambasciata americana a Kabul. "Considerate la situazione della sicurezza e la riduzione dello staff, la capacità dell'ambasciata di assistere i cittadini americani in Afghanistan è estremamente limitata, persino nella capitale". La rappresentanza diplomatica americana si impegna anche a fornire un prestito di rimpatrio per i cittadini statunitensi che non possono permettersi in questo momento di acquistare un biglietto commerciale di rientro.
Il dilagare dei talebani, soprattutto nel nord, preoccupa Russia, Uzbekistan e Tagikistan che in questi giorni stanno effettuando esercitazioni congiunte presso l’area addestrativa di Kharb-Maidon, a 20 chilometri dal confine tagiko-afghano, a poca distanza dalle milizie talebane che presidiano la frontiera. Le manovre coinvolgono 2.500 militari (1.800 dei quali russi) con 500 mezzi e una ventina di aerei ed elicotteri.