"Adorazione e martiri eucaristici. Ungheria pronta"
Alla vigilia del Congresso Eucaristico che sarà presieduto da Papa Francesco, la Bussola itnervista il primate d'Ungheria, cardinal Erdo. "Durante i giorni del Congresso non ci limiteremo a parlare dell'Eucaristia, ma la adoreremo. Negli ultimi anni vediamo che tra i giovani l'adorazione davanti al Santissimo sta diventando sempre più popolare. Nel XX secolo ci sono stati diversi martiri ungheresi dell'Eucaristia. Uno di essi è János Brenner, un giovane sacerdote accoltellato mortalmente dopo essere stato convinto ad uscire dalla parrocchia per assistere un malato".
Le immagini della processione notturna sul Danubio tra il suono delle campane ed i canti liturgici dei fedeli rimasero indelebili nel cuore di due futuri Papi che vi parteciparono, Pio XII e Paolo VI. Quest'anno toccherà ad un Pontefice in carica presiedere la Messa finale del Congresso eucaristico internazionale che torna a Budapest dopo 83 anni. Papa Francesco si recherà nella capitale magiara domenica 12 settembre per concludere la 52esima edizione. L'evento, inizialmente previsto nel 2020 e poi rinviato per lo scoppio della pandemia, avrà inizio il 5 settembre con una cerimonia di apertura in Piazza degli Eroi. Di quest'importante manifestazione religiosa, destinata ad arricchire l'amore e la comprensione dei fedeli cattolici per il Mistero Eucaristico, abbiamo parlato con il cardinale Péter Erdő, arcivescovo di Esztergom-Budapest e primate d'Ungheria.
Eminenza, sempre più cattolici in Europa dichiarano di non credere nella Presenza Reale. Come si può invertire la rotta e in che modo questo Congresso potrebbe contribuire a farlo?
Durante i giorni del Congresso non ci limiteremo a parlare dell'Eucaristia, ma la adoreremo. L'adorazione, quando si manifesta in modo visibile, può convincere. Alla Messa d'apertura celebreremo anche la Prima Comunione per migliaia di bambini. Penso che questi elementi e tutto il lavoro pastorale che c'è dietro siano un grande conforto per la fede nella Presenza Reale. Devo dire, però, che in Ungheria la gente non è tanto 'filosofica': è molto più raro trovare chi si definisce cattolico ma non crede nella Presenza Reale.
Durante i preparativi è stato quasi inevitabile associare il prossimo Congresso con quello che si è tenuto sempre a Budapest nel 1938. Alla luce di quanto è successo nell'ultimo anno e mezzo, non ritiene più azzeccato il paragone con Barcellona 1952, il primo ad essere celebrato dopo la fine della seconda guerra mondiale?
Può essere. Però al congresso di Barcellona gli ungheresi non poterono andare. Gli unici presenti erano emigranti. Gli eventi del congresso di Barcellona non sono molto conosciuti perchè già c'era la Cortina di ferro.
I media laicisti accusano spesso la Chiesa di aver sempre discriminato le donne. La storia dei Congressi eucaristici dimostra che non è così: nacquero, infatti, grazie all'intuizione della francese Marie Tamisier. E' un aspetto che verrà ricordato?
Nella Chiesa la donna è stata apprezzata sempre. Lo vediamo con chiarezza quando approfondiamo il culto mariano e leggiamo il Nuovo Testamento. Già nella storia della creazione uomo e donna appaiono come persone umane di pari dignità. Anche nella realtà quotidiana delle diocesi vediamo come le donne ricoprano alcune delle funzioni più importanti della Chiesa. Una su tutte: la trasmissione della fede. A Budapest, ad esempio, la stragrande maggioranza di catechisti ed insegnanti di religione sono donne. Ma pensiamo anche alla gestione dei beni materiali: sono moltissimi i casi di donne che presiedono gli organi finanziari delle istituzioni cattoliche. Nella segreteria stessa del Congresso Eucaristico c'è una ex direttrice di banca che si occupa della parte amministrativa. Per citare un altro fenomeno significativo dei nostri tempi: il numero crescente di professoresse e di studentesse di teologia nelle università. La donna, quindi, ha una missione speciale e anche una dignità che non è confondibile con quella di nessun altro.
Nel programma abbiamo visto che ci saranno le testimonianze di cardinali e vescovi di diverse nazionalità. Da quando è Primate, Lei ha dedicato grande attenzione a coltivare relazioni d'amicizia con le Chiese dei Paesi dell'ex blocco sovietico. Il Congresso sarà l'occasione più importante per perseguire quell'ideale di riconciliazione dei popoli a cui tiene tanto?
Negli anni del comunismo noi ungheresi subivamo la propaganda internazionalista e la cultura nazionale veniva guardata con sospetto. Con il crollo del blocco sovietico c'è stata una riscoperta dei valori del popolo, delle culture e delle identità. Nei primi anni Novanta sono nati diversi Stati sovrani e l'identità nazionale è stata accentuata. A questa fase è seguita un'ondata di globalismo. Dobbiamo accettare con rispetto la nostra identità culturale e, per lo stesso motivo, dobbiamo rispettare anche quella degli altri. E' la nostra fede ad insegnare come riuscirci. A tal proposito, è molto importante che nella Croce della Missione – simbolo del Congresso – abbiamo collocato le reliquie di santi, beati e martiri del XX secolo originari di tutti i popoli. Tutti nella stessa Croce, quindi nella stessa fede, per Cristo che è uno ed unico. E' un grande insegnamento e, non a caso, nelle parrocchie dove è stata portata questa Croce vediamo che c'è stata grande partecipazione, anche di religiosi e laici non ungheresi. Ci sono problemi specifici dell'Europa e di determinate regioni, ma poi ci sono problemi comuni a tutti i popoli. Perchè non ci aiutiamo per affrontarli in modo solidale?
Ha parlato di martiri: l'importanza vitale dell'Eucaristia per la Chiesa emerge in modo drammatico durante le persecuzioni. C'è un filo conduttore tra i cristiani perseguitati ai tempi della Chiesa nascente, quelli ungheresi del XX secolo e quelli in Medioriente oggi?
La Chiesa nasce dall'Eucaristia e l'Eucaristia si celebra nel seno della Chiesa, come ha ribadito il Concilio Vaticano II. C'è un rapporto 'dialettico' tra l'Eucaristia e la Chiesa. Quest'evento Eucaristico costituisce la nostra comunione con Cristo e anche la comunione tra cristiani. Questo è anche il fatto che fa vivere di generazione in generazione la vita comunitaria cristiana. Nel XX secolo ci sono stati diversi martiri ungheresi dell'Eucaristia. Uno di essi è János Brenner, considerato il nuovo Tarcisio. Questo giovane sacerdote venne accoltellato mortalmente dopo essere stato convinto ad uscire dalla parrocchia per assistere un malato. Lui portò con sè l'Eucaristia e la tenne sul cuore mentre veniva ucciso. Quando trovarono il suo cadavere, la Particola era ancora stretta nella sua mano. Brenner è stato beatificato alcuni anni fa ed è molto venerato in Ungheria. Oltre a lui, abbiamo voluto ricordare anche molti sacerdoti e vescovi che celebrarono l'Eucaristia clandestinamente all'interno delle prigioni del regime comunista. Abbiamo raccolto le loro reliquie e le abbiamo collocate all'interno della Croce missionaria che ha girato lungo tutta l'Ungheria. Questa Croce era un appello alla conversione ed anche a concentrarsi sull'essenza della nostra fede. La testimonianza di questi santi, beati e martiri ci ha confermato nella convinzione che quel ponte su cui hanno attraversato l'abisso tra la vita e la morte, c'è ancora. E quella sorgente da cui hanno bevuto, esiste ancora.
Dal Congresso del '38 a quello di quest'anno c'è stato di mezzo un altro evento fondamentale: il Concilio Vaticano II. Una sua interpretazione errata, come ricordò Benedetto XVI, in qualcuno ha favorito l'idea di un ridimensionamento dell'adorazione eucaristica perché il Pane ci è stato dato per essere mangiato, non per essere contemplato. Lei ha ricordato che "nella dottrina del Concilio Vaticano II l'Eucaristia viene presentata come centro e vertice della celebrazione di tutti i sacramenti, fonte e apice di tutta la vita cristiana, fonte e culmine di tutta l'evangelizzazione". Sarà l'occasione di ribadirlo anche a proposito dell'adorazione eucaristica?
Negli ultimi anni vediamo che tra i giovani l'adorazione davanti al Santissimo sta diventando sempre più popolare. E' quasi di moda! Anche durante i preparativi per il Congresso abbiamo visto gruppi di giovani contemplare in silenzio l'Eucaristia. E' un momento che tocca profondamente i loro cuori. È una realtà che 30-40 anni fa non ci aspettavamo: all'epoca si pensava che l'adorazione davanti al Sacramento nell'ostensorio potessere essere la manifestazione di una spiritualità barocca e invece vediamo oggi, con gioia, un risveglio. L'importante è che l'atteggiamento con cui adoriamo l'Eucaristia sia una chiara espressione della nostra convinzione. Noi adoriamo l'unico Dio Gesù Cristo, Dio fatto Uomo. Questo è il centro della nostra adorazione.
Crede che questo Congresso Eucaristico potrà portare ad una crescita delle vocazioni sacerdotali nel suo Paese?
C'è una difficolta generale che non riguarda solo le vocazioni sacerdotali, ma interessa anche le vocazioni matrimoniali. Nella nostra società c'è difficolta a prendere una decisione per tutta la vita. Per prendere una decisione esistenziale, ci vuole fiducia nella vita. Se uno vuol sentirsi soltanto bene avrà sempre paura perchè bisogna sempre rinunciare a qualcosa per gli altri. Invece, serve avere coraggio e fiducia.