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DIRITTI UMANI

Adesso l'Onu scheda chi si oppone all'ideologia Lgbt

Dall'Alto Commissariato dell'Onu per i Diritti Umani è partita una richiesta a tutti gli Stati di indicare soggetti e organizzazioni che si oppongono all'affermazione dell'ideologia di genere, con riferimento preciso all'ostacolo posto dalle religioni. Un vero e proprio esercizio di schedatura. E in Europa ci pensa l'ILGA, la più potente organizzazione Lgbt, a dare le pagelle agli Stati per fare pressione per imporre un'unica legislazione europea in materia di ideologia di genere. È il nuovo totalitarismo che avanza.

Libertà religiosa 21_02_2021

Ora si fa sul serio. Un documento dell’ONU (Rappresentanza ONU Antidiscriminazione diritti LGBTI) e il Report ILGA Europa 2020, preparano liste di proscrizione su persone, organizzazioni, Stati che non assecondano "teoria del genere" e sostengono la famiglia naturale, la creazione divina di Adamo ed Eva e la biologia dei due sessi, maschili e femminili.
La ‘polizia di genere’ delle Nazioni Unite sta venendo a prenderci, la morsa europea non tarderà.

Nei giorni scorsi, l’esperto indipendente sull'orientamento sessuale e l'identità di genere ("IE SOGI"), a nome dell’Alto Commissariato dell’ONU per i Diritti Umani, ha chiesto agli Stati membri e a tutti i gruppi che si occupano di ‘genere’ e ‘diritti’, di segnalare specificamente tutti coloro che argomentano contro il concetto di ‘identità di genere’ e che nel proprio territorio o a livello internazionale contrastano  i diritti (privilegi) LGBTI e un’educazione sessuale comprensiva.

Più specificamente, l'attuale IE SOGI, Victor Madrigal-Borloz, nel questionario pubblicato (Invito a contribuire a un rapporto tematico: Genere, orientamento sessuale e identità di genere) che dovrà essere inviato entro il prossimo 28 Febbraio, pone domande inquietanti. Ad esempio :

 "8. Ci sono iniziative prese dagli Stati in relazione al diritto alla libertà di religione, credo o coscienza (inclusa la figura dell'obiezione di coscienza) che hanno avuto l'impatto pratico di limitare il godimento dei diritti umani (inclusi i diritti sessuali e riproduttivi) delle persone LGBT?

9.Ci sono state espressioni o dichiarazioni pubbliche di leader politici e / o religiosi che hanno portato all'estensione, alla modifica o alla soppressione a tempo indeterminato di azioni, attività, progetti, politiche pubbliche o applicazione di quadri di genere?...

10. Chi sono i principali attori che sostengono che i difensori dei diritti umani delle persone LGBT stanno promuovendo una cosiddetta 'ideologia di genere'? Quali sono i loro argomenti principali? Sono stati efficaci nel far regredire i diritti umani delle persone LGBT? Le loro strategie hanno avuto un impatto diretto o indiretto anche sui diritti umani di donne e ragazze?...”.

Insomma una vera e propria schedatura dei ‘nemici’ contro i quali si prenderanno, direttamente o indirettamente, le misure necessarie per metterli a tacere, rieducarli o bandirli dal dibattito pubblico.
Sin dalla sua nomina nel 2017, Borloz ha mosso guerra a tutti gli attori internazionali che promuovono la convinzione che il sesso biologico sia importante e in un rapporto del 2019 all'Assemblea generale delle Nazioni Unite, aveva già avvertito: "Nella sua concezione più ampia, l'inclusione sociale richiede misure urgenti per smantellare i sistemi di repressione che rafforzano l'idea che la diversità nell'orientamento sessuale e nell'identità di genere sia in qualche modo dannosa per la società", promuovendo al contempo il divieto internazionale assoluto della cosiddetta ‘terapia di conversione o riparativa’.

Negli stessi giorni in cui veniva pubblicato il documento delle Nazioni Unite, la potentissima ILGA Europa, organizzazione internazionale per i diritti LGBTI, pubblicava il suo Report Annuale 2020, un elenco commentato in cui vengono messi in fila i paesi europei ed asiatici classificati in base al ‘rispetto’ dei diritti (privilegi) LGBTI. 
Sin dall’inizio del Report si mette subito in chiaro che i progressi sono minati dalla resistenza di “forze anti-diritti umani” che abusano dei “discorsi di odio contro le persone LGBTI… mentre molti governi lasciano le persone LGBTI fuori dai loro pacchetti di aiuti”.

Sempre secondo il rapporto, c’è una crescita importante dei paesi che si oppongono ai diritti ‘trans’ ed al loro riconoscimento legale ed una regressione si registrerebbe in Austria, Croazia, Finlandia, Ungheria, Lituania, Russia, Slovacchia e Slovenia e Regno Unito, e una stagnazione in Germania, Andorra, Cipro, Cechia, Georgia, Germania, Kosovo, Montenegro, Macedonia del Nord e Svezia. Secondo il Report in “molti di questi paesi, le forze di opposizione sono diventate più forti, pretendendo che avanzare la protezione contro la discriminazione e l'autodeterminazione delle persone trans danneggerebbe i diritti delle donne o la ‘protezione dei minori”.

Secondo il Report crescono anche i “politici che attaccano verbalmente gli LGBTI in Albania, Azerbaijan, Bosnia ed Erzegovina, Bulgaria, Cechia, Estonia, Finlandia, Ungheria, Italia, Kosovo, Lettonia, Moldavia, Macedonia del Nord, Polonia, Russia, Slovacchia e Turchia; e i leader religiosi hanno propagato discorsi di odio in Bielorussia, Grecia, Slovacchia, Turchia e Ucraina, molti dei quali incolpano direttamente le persone LGBTI per la COVID-19. I discorsi d'odio sui social media sono aumentati in Belgio, Bulgaria, Croazia, Cechia, Malta, Montenegro, Russia e Turchia, e nei media generali in Slovenia e Ucraina, mentre i discorsi d'odio sono un problema continuo in Georgia, Irlanda, Paesi Bassi, Macedonia del Nord, Portogallo, Romania, Slovacchia, Spagna e Regno Unito”.

Italia? Per il rapporto male alcune Sentenze della Corte Costituzionale sulle maternità lesbiche, bene Papa Francesco per le sue dichiarazioni sull’amore anche per i figli LGBTI.
Poi richieste per piena equità famigliare tra famiglie etero e coppie LGBTI, accuse a Polonia ed Ungheria, apprezzamento per il lavoro comune tra Black Lives Matter e organizzazioni LGBTI durante le manifestazioni pubbliche in molti paesi. Infine, si esalta la ‘Strategia UE per l'uguaglianza LGBTIQ 2020-2025’, sulla quale ci siamo più volte soffermati, che vorrebbe imporre un approccio onnicomprensivo e vincolante a tutti per tutti i paesi europei.

I due documenti, apparentemente svincolati, ci mostrano il pericolo che tutti corriamo nel non uniformarci ad una delle ideologie totalitarie di oggi, fa rabbrividire la ‘lista nera’ di persone, gruppi, Stati che si sta preparando.