Schegge di vangelo a cura di don Stefano Bimbi
UE LGBT

Due Europe si fronteggiano su antropologia e famiglia

La Commissione Europea inizia a limitare l'assegnazione dei fondi del Bilancio pluriennale ai soli Paesi che rispettano i "nuovi diritti" Lgbt. Polonia e Ungheria non accettano questo ricatto. Anzi in Ungheria vengono proposti nuovi emendamenti per la tutela della famiglia naturale. Anche in Olanda qualche opposizione si muove. 

Famiglia 14_11_2020 English Español
Orban a Bruxelles

Come avevamo previsto. Le Commissarie Helena Dalli e Vera Jurova hanno avuto la coerenza e la forza di imporre le proprie idee ad una Commissione Europea ormai allo sbando: i paesi dell'UE che non rispetteranno i diritti LGBTQI dovrebbero subire sanzioni pecuniarie, il taglio dei fondi. Avevamo visto giusto, ma in questi mesi nessuno ha sventato il pericolo liberticida e totalitario.

Parlando al quotidiano Politico giovedì 12 novembre la Dalli ribadito che la Commissione ha inserito il rispetto dei diritti (privilegi) LGBTQI nel meccanismo che verificherà il rispetto dello "Stato di Diritto" di ogni paese e la relativa corresponsione di fondi del Bilancio Pluriennale. In una parola, se un Stato rispetterà le persone LGBTQI, ma le considererà alla stregua di ogni altro cittadino di sesso maschile e femminile, si vedrà decurtare i fondi europei, ovvero “non si ottiene una quota che si dovrebbe ottenere se non si rispetta lo stato di diritto".

La Commissione Europea ha presentato la sua prima Strategia per l'uguaglianza LGBTIQ per i prossimi cinque anni, impegnandosi ad essere "in prima linea negli sforzi per proteggere meglio" i diritti della comunità, tra cui: includere tra i crimini di odio europei anche i discorsi omofobici, garantire la libera circolazione nei Paesi europei delle coppie LGBTQI e verso Paesi terzi, imposizione del riconoscimento reciproco, all’interno dei Paesi europei, dello status di famiglia e dei figli delle coppie LGBTQI. Queste le novità presentate dalla Commissaria e Vice Presidente Vera Jurova espressa alla conferenza stampa di presentazione del documento. Si vuole imitare la Norvegia, dove nei giorni scorsi si sono introdotte innovazioni legislative negli scorsi giorni a favore della comunità LGBTQI, che pure era già super privilegiata nel Paese, consentendo tra l’altro l’autocertificazione del sesso percepito. Il Parlamento ha modificato il codice penale (che dal 1981 prevede speciale protezione per le persone lesbiche e gay) ed introdotto: carcere sino ad un anno e sanzione pecuniaria per "discorsi di odio in ambienti privati" contro bisessuali e LGBTQI ed ha aumentato, a 3 anni di reclusione, la pena per coloro che in pubblico dissentono da tali comportamenti.

Anche per questo, Polonia ed Ungheria hanno già annunciato che si opporranno ad ogni condizionalità tra i fondi previsti dal Bilancio Pluriennale e verifica dello "Stato di Diritto" (leggasi: più privilegi LGBTQI), non saranno soli a porre il veto contro queste regole che violano i Trattati europei e l'autonomia nazionale (oltre che la scienza e la ragione). Alla prossima riunione del Consiglio Europeo del 19 novembre si vedranno fuochi artificiali, in effetti le ‘due europe’ si allontanano sempre più. La profonda divisione sull'antropologia umana e sulla libertà dei popoli e nazioni europei si è evidenziata, simbolicamente, nelle discussioni che si sono tenute nei giorni scorsi in due Paesi della Unione Europea. Una richiesta di dimissioni e una polemica interna alla maggioranza di governo in Olanda, perché le scuole cristiane e protestanti del Paese hanno richiesto alle famiglie dei propri alunni di certificare le proprie convinzioni sulla sessualità biologica e naturale e confermare la propria contrarietà alla ideologia LGBTQI. Apriti cielo, opposizioni e gruppi della sinistra al governo si sono scagliati contro il ministro dell’Educazione, membro del Partito della Unione Cristiana (protestanti cristiani) che è parte della coalizione governo. La richiesta è quella di dimettersi o obbligare le scuole a ritirare la certificazione, la battaglia è in corso ma in vista delle elezioni politiche del 2021 è certo che non saranno i né Cristiani Uniti, né le scuole protestanti a cedere. 

La resistenza cristiana, la difesa del sesso biologico e la promozione della famiglia naturale ha visto ulteriormente crescere il proprio peso in Ungheria dove il Parlamento, lo scorso 11 novembre, ha iniziato la discussione degli emendamenti Costituzionali a protezione del matrimonio di un uomo e una donna. La proposta afferma che "l'Ungheria protegge il diritto dei bambini di auto-identificarsi secondo il loro genere di nascita (maschio o femmina) e garantisce un'educazione secondo i valori basati sull'identità costituzionale e la cultura cristiana del nostro Paese". Inoltre specifica esplicitamente che "la madre è una donna, il padre è un uomo". Secondo il ministro della Giustizia Judit Varga, che ha presentato la proposta al Parlamento, questo emendamento "fornisce a tutti i bambini un'educazione basata sui valori della cultura cristiana ungherese e garantisce lo sviluppo equilibrato del bambino secondo il suo genere alla nascita". Il giorno seguente, il governo Orban ha presentato in Parlamento un pacchetto di misure omnibus che stabiliscono che solo le coppie sposate potranno adottare, quelle nubili possono farlo solo con il permesso ministeriale. Quindi nessuna possibilità di adozioni gay e verifiche serie per adozioni dei singles.  

Ci sono due europe che si fronteggiano, una alleanza di Stati cristiani da un lato, una élite conformista dall’altro, ma anche in questi ultimi paesi cresce il rigetto verso una ideologia totalitaria, liberticida ed intollerabile.