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ENTRA IN VIGORE LA LEGGE

Addio prescrizione. Avremo l'ergastolo giudiziario

Domani entrerà in vigore la riforma voluta dal Ministro della Giustizia che blocca la prescrizione dopo la sentenza di primo grado. Una “spada di Damocle” penderà sulla vita di migliaia di persone sotto processo. Consegnando definitivamente alle toghe le chiavi della libertà personale di ciascuno di noi. 

Politica 31_12_2019

Domani entrerà in vigore la riforma voluta dal Ministro della Giustizia, Alfonso Bonafede, che blocca la prescrizione dopo la sentenza di primo grado. Considerata la ben nota inefficienza della giustizia italiana, ci sono tutte le premesse perché si realizzi un fosco scenario da “fine processo mai”.

Il blocco della prescrizione riguarderà solo i reati commessi a partire da domani. La norma è stata inserita nella legge “spazzacorrotti” varata durante il primo governo Conte, appoggiato da Movimento Cinque Stelle e Lega.

Dopo la vittoria sulla riduzione del numero dei parlamentari, i grillini portano dunque a casa un altro risultato ragguardevole, realizzando una loro battaglia storica. Il blocco dei tempi della prescrizione era infatti, fin dalle origini, tra i punti più qualificanti del loro programma. La finalità del provvedimento, nelle loro intenzioni, dovrebbe essere quella di impedire che rimangano impuniti gravi reati, proprio a causa delle lungaggini del sistema giudiziario.

In realtà l’effetto di tale misura sarà quello di un’ulteriore contrazione delle garanzie per i cittadini, che rischieranno di rimanere lungamente stritolati nei perversi meccanismi del tritacarne giudiziario. Il Pd è contrario alla riforma Bonafede, tanto che ha presentato una proposta alternativa per ripristinare il blocco della prescrizione previsto dalla riforma dell’ex Ministro della Giustizia, il dem Andrea Orlando: fino a due anni e sei mesi dopo la sentenza di primo grado, più un altro anno in caso di ricorso in Cassazione.

Italia Viva si è detta addirittura disposta a votare il disegno di legge presentato dal deputato di Forza Italia ed ex viceministro della Giustizia, Enrico Costa, che intende bloccare la riforma dell’attuale Guardasigilli. In verità, il Pd ha solo fatto finta di contrastare i Cinque Stelle e invece la sta dando vinta ai grillini anche su questo, mettendo in imbarazzo una parte consistente del suo elettorato, che mal digerisce il populismo giudiziario e il giustizialismo spinto dei pentastellati. D’altronde, nella conferenza stampa di fine anno, il premier Giuseppe Conte si è apertamente schierato dalla parte del Ministro Bonafede, provando tuttavia a mediare e preannunciando per il 7 gennaio un vertice sulla giustizia, durante il quale il titolare del dicastero di via Arenula presenterà un pacchetto di proposte per accelerare i tempi del processi.

Lo stesso Ministro delle riforme, Francesco Boccia, del Pd, ha auspicato il rinvio dell’entrata in vigore del blocco della prescrizione, che, a sua detta, «senza la riforma del processo penale è un obbrobrio».

E infatti lasciare illimitatamente esposto ai tempi biblici della giustizia un imputato che per l’intera durata del processo vive una vita fortemente condizionata dall’incertezza sull’esito del processo stesso è un vero e proprio attentato ai diritti democratici. Una vera “spada di Damocle” penderà, d’ora in poi, a meno di colpi di scena, sulla vita di migliaia di persone sotto processo, che dal punto di vista personale, familiare, relazionale, occupazionale, dovranno attendere una sentenza chissà per quanto e pagare sulla propria pelle gli effetti delle inefficienze della giustizia. La presunzione di innocenza si convertirà di fatto in presunzione di colpevolezza e il diritto dei cittadini ad una durata ragionevole dei processi diventerà una chimera.

La prescrizione rappresenta comunque per i magistrati uno stimolo ad agire e a decidere in fretta. Sapere, invece, che le loro inerzie non avranno comunque effetti sulla dinamica processuale finirà per consegnare definitivamente alle toghe le chiavi della libertà personale di ciascuno di noi. Tenere sotto scacco e con un giudizio sospeso per anni un politico, un personaggio scomodo, un avversario non dichiarato diventerà ora possibile e l’uso di cavilli e stratagemmi per rallentare i processi non sarà più prerogativa degli avvocati di imputati che puntano a farla franca, bensì delle toghe, che potranno sottoporre gli imputati all’"ergastolo giudiziario”.

Peraltro gli errori giudiziari in Italia continuano ad essere tanti. Dal 1992 a oggi ben 28.000 persone sono state arrestate ingiustamente e lo Stato ha pagato esose somme a titolo di indennizzo. Nel 2018, solo per le ingiuste detenzioni di Catanzaro, tanto per citare un dato significativo, sono stati pagati 10 milioni di risarcimenti.

Ma non c’è solo questo. Il blocco della prescrizione dissuaderà ulteriormente le aziende straniere dall’investire in Italia per paura di rimanere imprigionate per anni nelle lungaggini infinite dei processi.

Lo stop alla prescrizione, oltre che comprimere le garanzie democratiche, diventa uno scempio giuridico per un Paese come l’Italia, percorso da pericolosi istinti giustizialisti e “manettari”, particolarmente vivi tra i banchi dell’attuale governo.