Acqua e vino
Voi stessi date loro da mangiare (Lc 9, 13)
In quel tempo, Gesù prese a parlare alle folle del regno di Dio e a guarire quanti avevano bisogno di cure. Il giorno cominciava a declinare e i Dodici gli si avvicinarono dicendo: «Congeda la folla perché vada nei villaggi e nelle campagne dei dintorni, per alloggiare e trovare cibo: qui siamo in una zona deserta». Gesù disse loro: «Voi stessi date loro da mangiare». Ma essi risposero: «Non abbiamo che cinque pani e due pesci, a meno che non andiamo noi a comprare viveri per tutta questa gente». C'erano infatti circa cinquemila uomini. Egli disse ai suoi discepoli: «Fateli sedere a gruppi di cinquanta circa». Fecero così e li fecero sedere tutti quanti. Egli prese i cinque pani e i due pesci, alzò gli occhi al cielo, recitò su di essi la benedizione, li spezzò e li dava ai discepoli perché li distribuissero alla folla. Tutti mangiarono a sazietà e furono portati via i pezzi loro avanzati: dodici ceste. (Lc 9, 11b-17)
Al momento dell’offertorio, il sacerdote versa alcune gocce d’acqua nel calice contenente il vino. Nell’acqua possiamo vedere rappresentata ogni singola persona chiamata a entrare in intimità con il sangue di Gesù in un'unità inscindibile. La liturgia eucaristica, inoltre, attualizza il patto che Dio ha deciso di stringere con ogni singolo uomo. Il patto, infatti, indica un accordo che si compie tra uguali. Il sangue di Cristo versato sulla croce sancisce il patto definitivo tra Dio e l’uomo che si accosta all’Eucarestia e cioè l’unione con la realtà Trinitaria, unico nostro vero bene capace di donarci la felicità eterna.