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LA CENSURA

Achille Lauro e i finti trasgressori destinati a scomparire

La censura milanese della pubblicità di Achille Lauro ci ricorda che la blasfemia è così vecchia, consumata e poco creativa che è destinata a morire da sola. Motivo per cui gli artisti cercano la polemica, amano essere contestati e dipingersi come vittime dell'intolleranza. 

Attualità 27_07_2020

Dissento da chi, tra i responsabili delle pubbliche affissioni di Milano, ha deciso di non concedere nella centralissima Corso Como il mega cartellone pubblicitario con cui il cantante Achille Lauro vorrebbe lanciare il suo nuovo disco. Vi compare un pupazzo gender fluid con le sue fattezze che sta a braccia distese su una croce di chewing gum rosa. Infatti, incassato il niet comunale, il protagonista si è giustamente scagliato contro la censura. Quel che teme di più, presumo, è che non succeda niente. Cioè, che i cattolici non gridino allo scandalo e che non eseguano processioni di riparazione e preghiere anti blasfemia.

Ormai, diciamolo, di questi tempi, non dovrebbero fare altro. In fondo, quel che i «trasgressori» (e sai la trasgressione!) temono di più è l’indifferenza. Vogliono farsi ritrarre in croce? Si accomodino, contenti loro. Solo che l’aveva fatto già Madonna, alias Veronica Ciccone, dieci anni fa, e non aveva venduto un solo disco in più. Lei sì che era stata un’antesignana nel politically correct anticattolico. Ma ormai l’ennesimo «artista» in croce fa solo sorridere. Sì, perché anche alla fantasia "trasgressiva" (scusate se uso le virgolette, ma sono d’obbligo) c’è un limite. Achille Lauro si chiamava il politico del Fronte Monarchico napoletano. «Me ne frego», titolo sanremese e frase finale del tweet che segnala la censura milanese, era uno dei motti preferiti dal fascismo. Si poteva continuare in questa direzione per "trasgredire", e sarebbe stato realmente trasgressivo. Ma trasgressivi sì, fessi no. Coi cattolici non si rischia niente, anzi. Ma con i comunisti, come con i musulmani, si rischia eccome. No, meglio la trasgressione comoda e in carrozza della ex religione nazionale. Il guaio è che la cosa oramai mostra la corda: ti fai crocifiggere alla gomma americana vestito da Barbie e non succede niente. Bisognerà pensare a qualche altra trovata.

Poveri trasgressori, mi fanno quasi tenerezza. Ma uno, oggi come oggi, che diavolo deve fare per farsi notare? Che cosa trasgredire, visto che tutto è già stato trasgredito? Anche il satanismo esplicito è già stato rodato, vedi Marilyn Manson (altro nome "trasgressivo"), anche se il rock satanico è vecchio di almeno trent’anni. 

L’immagine di Lauro è reperibilissima in rete, guardatela e poi ditemi che accidenti c’è di trasgressivo. Su Netflix circola un film con Gesù gay, il Crocifisso nell’Urina è già stato sperimentato, addirittura un san Sebastiano omo risale a D’Annunzio e nel lontanissimo 1976 ci fecero pure un film. David Bowie terminò la sua carriera in giacca e cravatta e recitò perfino un Paternoster dal palco e in pubblico. Il glam rock è roba dei Seventies, ormai nemmeno se vi mettete in croce, per davvero, coi chiodi, vi danno retta. Non vi resta che inventare qualcos’altro (se ne siete capaci).