Abusi, Zanchetta va a processo
Monsignor Gustavo Zanchetta, accusato del reato di abuso sessuale semplice e continuato ai danni di due seminaristi, dovrà comparire davanti ai giudici del tribunale di Orán dal 12 al 15 ottobre. Se venisse giudicato colpevole, rischierebbe fino a dieci anni di carcere.
Monsignor Gustavo Zanchetta dovrà comparire davanti ai giudici del tribunale di Orán il prossimo 12 ottobre. Il vescovo emerito della diocesi argentina è accusato del reato di abuso sessuale semplice e continuato ai danni di due seminaristi. Il processo si terrà il 12, il 13, il 14 e il 15 ottobre. La notizia ci è arrivata ieri da Silvia Noviasky, firma del quotidiano locale El Tribuno e prima giornalista a scrivere del caso.
Zanchetta, residente in Vaticano dalla fine del 2017, sarebbe tornato in Argentina da più di un mese. Secondo indiscrezioni trapelate sulla stampa statunitense, il vescovo non ricoprirebbe più l’incarico conferitogli tre anni e mezzo fa di assessore dell’Apsa. In patria era già tornato per 48 ore nel novembre del 2019 per registrare le impronte digitali e comunicare il nuovo domicilio a cui inviare le notifiche processuali. La procura, infatti, non riuscendo a contattarlo agli indirizzi mail e telefonici precedentemente comunicati, aveva spiccato contro di lui un mandato di cattura internazionale. La Pm Maria Soledad Filtrín Cuezzo aveva anche provato a chiedere il ritiro del passaporto diplomatico vaticano dell’indagato, ma il giudice aveva respinto quest’istanza.
La vicenda nasce nel luglio del 2017 con l’improvviso addio alla diocesi di Orán per presunti “motivi di salute”. Le dimissioni, in realtà, secondo quando successivamente affermato dalla Santa Sede, furono dovute alla “sua difficoltà nel gestire i rapporti con il clero diocesano e in rapporti molto tesi con i sacerdoti della diocesi”. All’epoca dei fatti, secondo la versione fornita nel 2019 dall’allora direttore ad interim della Sala Stampa vaticana, Alessandro Gisotti, contro Zanchetta ci sarebbero state “accuse di autoritarismo” ma nessuna accusa di abuso sessuale.
Nel frattempo, quando il presule era già stato chiamato a Roma per ricoprire il neocostituito incarico di assessore, c’è stata la denuncia penale di due seminaristi da cui sono partite le indagini della magistratura argentina costate il processo che si aprirà il 12 ottobre.
I primi sospetti interni sulla condotta sconveniente di Zanchetta risalivano, invece, agli anni 2015-2016 quando tre vicari generali e due sacerdoti di Orán avevano avvertito la nunziatura dell’esistenza di fotografie compromettenti del vescovo. Il presule si è dichiarato innocente per l’accusa di abuso sessuale contestatagli. Nel suo breve soggiorno argentino del 2019, Zanchetta era accompagnato da don Javier Belda Iniesta che si proclamava suo avvocato canonico e che a maggio è stato espulso dall’Università Cattolica Sant’Antonio di Murcia perché non era riuscito a dimostrare alcuni dei titoli accademici dichiarati, tra cui quello in giurisprudenza.
Terminato l’incarico in Vaticano e tornato in Argentina, adesso il presule, qualora venisse giudicato colpevole per il reato di abuso sessuale continuato e aggravato dall’essere un ministro di culto, rischia fino a dieci anni di carcere. A prescindere dalle incognite di questa storia, ora che si aprono le porte del tribunale vale per lui - così come per tutti - quello che papa Francesco ha ricordato a proposito di un altro caso: “Se una causa è aperta c’è la presunzione d’innocenza”.