Abusi su minori, una vittima sentita in Vaticano
Si sono conclusi a Roma i lavori dell’Assemblea Plenaria della Pontificia Commissione per la Tutela dei Minori. Anche in quest'occasione è stata ascoltata la testimonianza di una vittima: una donna africana, oggi madre, che ha raccontato la sofferenza per i crimini subiti da un sacerdote durante la sua infanzia.
Si sono conclusi a Roma i lavori dell’Assemblea Plenaria della Pontificia Commissione per la Tutela dei Minori. Come per il summit sugli abusi che ha avuto luogo in Vaticano a febbraio, anche in quest'occasione è stata ascoltata la testimonianza di una vittima: una donna africana, oggi madre, che ha raccontato la sofferenza per i crimini subiti da un sacerdote durante la sua infanzia.
E l'incontro fortemente voluto da papa Francesco due mesi fa è stato commentato con un passaggio nel comunicato stampa rilasciato al termine dell'Assemblea Plenaria in cui si è sottolineato come "l'esito conclusivo (...) ha evidenziato la tangibile presa di coscienza del ruolo critico che la vita e la missione della Chiesa hanno nell’ambito della protezione dei minori, ma ha altresì dimostrato che c’è ancora molto da fare".
Sono diversi i progetti portati avanti dalla Commissione guidata dal cardinale Seán P. O'Malley per intensificare il lavoro della Chiesa in questo senso: ad esempio, la creazione di gruppi di lavoro locali in cui ascoltare in un luogo familiare le vittime di abusi; l'organizzazione di una giornata di studio alla presenza di figure autorevoli a livello planetario e competenti sull'argomento dei reati sessuali; la valutazione dei programmi educativi previsti sulla protezione dei minori nelle scuole cattoliche.
All'Assemblea Plenaria ha partecipato anche monsignor Charles J. Scicluna, arcivescovo di Malta e segretario aggiunto della Congregazione per la dottrina della fede, nonché protagonista del recente summit sugli abusi in Vaticano. Il cardinale Séan Patrick O'Malley, presidente della Pontificia Commissione per la Tutela dei minori, ha letto ai presenti i saluti di papa Francesco.
Il porporato americano, di cui diversi commentatori avevano fatto notare la partecipazione defilata al summit di febbraio, non è stato protagonista solo a Roma in questi giorni di Assemblea Plenaria, ma ha fatto parlare di sé anche in patria per la netta presa di posizione contro il cosiddetto Roe Act. Si tratta di una proposta di legge presentata in Massachusetts che vorrebbe rendere più facile l'aborto dopo 24 settimane di gravidanza, consentire alle minorenni di abortire senza il consenso dei genitori e rimuovere l'obbligo di fare ogni sforzo per salvare un bambino che sopravvive a questa pratica.
Nella sua dichiarazione pubblica, diffusa il 4 aprile in contemporanea con l'apertura dell'Assemblea Plenaria a Roma, l'arcivescovo di Boston ha specificato di non volere "imporre gli insegnamenti della Chiesa cattolica su una società diversa, ma (...) contribuire a costruire una società che protegga la vita umana dal suo inizio alla morte naturale". "Depersonalizzando la realtà - ha affermato il cardinale - la legislazione disumanizza la decisione che devono affrontare le donne, le loro famiglie e i medici". Nel suo messaggio, il porporato ha chiosato: "i bambini non ancora nati, che saranno i più direttamente interessati dalla proposta, meritano di avere una vita protetta". (Nico Spuntoni)