Abusi, l'esempio dei santi per accompagnare le vittime
Esce in Italia Vi do la mia pace – un cammino spirituale per le persone vittime di abusi (San Paolo) scritto da una vittima di abusi fin dall'età di cinque anni. Con uno straordinario percorso di redenzione, che passa proprio dalle vite di molti santi che subirono l'umiliazione dell'abuso fisico o psicologico: santa Caterina, Gemma Galgani, Margherita da Cortona, Rosa da Lima, Margherita Maria Alacoque, Giuseppina Bakhita e la beata Laura Vicuña.
Chiesa e abusi. Siamo nella tempesta. Come è giusto che sia la questione centrale in tutti i penosi casi che stanno venendo a galla è quello della ricerca della verità, seguito ovviamente dalla riparazione del male subito dai minori (ma anche di quella subita dai maggiorenni, che pur non essendo un reato, resta un gravissimo peccato).
Eppure in tutto questo c’è un aspetto che sembra spesso passare in secondo o terzo piano, ovvero l’accompagnamento umano, spirituale e pastorale di chi ha subito una violenza. C’è qualcuno che in questo momento sta pensando veramente alle vittime? Certo, a loro è dovuta innanzitutto la verità, a loro è dovuta la giustizia, ma può la Chiesa fermarsi a questo? Chi se non la Chiesa può sapere quanto dolorosa e profonda possa essere una tale ferita? Chi se non la Chiesa può sapere che le ferite non sanate possono generare nuova violenza? E, infine, la Chiesa non è forse Madre anche di quegli adulti abusatori che sono i primi a dover guarire dalle loro ferite (dopo essere stati resi innocui e giustamente puniti)?
Ecco perché non c’è miglior tempo di questo per leggere Vi do la mia pace – un cammino spirituale per le persone vittime di abusi (San Paolo, pagine 266, euro 25) scritto da Dawn Eden, ebrea convertita al cattolicesimo ed ex giornalista musicale. Dopo aver dato vita ad un blog seguitissimo, Dawn Eden è diventata una delle scrittrici cattoliche di maggior successo negli Stati Uniti grazie al suo primo libro, The thrill of the chaste (Il brivido della castità), pubblicato nel 2006 e divenuto un bestseller. Quel libro e le tante conferenze che ad esso sono seguite hanno costretto l’autrice a condividere molto della sua vita e quindi a fare i conti con il suo passato, compresa quella parte di passato che aveva cercato per anni di coprire con una giovinezza vissuta tra flirt amorosi, party esclusivi, interviste alle rock star. «Dal momento che la mia massima vulnerabilità risiedeva nell’ambito sessuale – scrive Eden – scelsi di proclamare, tramite un modo provocatorio di vestire, parlare e comportarmi, che io ero padrona della mia sessualità. Sotto la posa, comunque, rimaneva l’anima di una fanciulletta che desiderava disperatamente sentirsi dire che era apprezzata non per ciò che faceva ma per chi era»
Dawn Eden infatti è stata a sua volta abusata, la prima volta quando aveva soltanto cinque anni. Succedeva in una sala adiacente alla sinagoga, dove la madre – separata un anno prima dal padre – la lasciava mentre gli adulti pregavano. E lo ha raccontato nel 2012 quando ha consegnato alle stampe My peace I give you healing sexual wounds with the help of the saints, che ora esce anche in italiano.
«Erano anni che attendevo un libro come questo», scrive nella prefazione madre Agnes Mary Donovan, superiora generale della congregazione delle Sisters of life, «come psicologa e religiosa vengo spinta a riflettere e addolorata dal numero di persone adulte segnate dall’ombra delle molestie sessuali. La mancata tutela dell’innocenza si ripercuote sulle vittime per tutta la vita. Nelle pagine che seguono i lettori troveranno un’alternativa all’odio di se stessi: troveranno una speranza e un motivo di gioia».
Come sempre capita a chi subisce un abuso, soprattutto da bambino, il primo mostro da affrontare è quello del senso di colpa: «A livello intellettuale sapevo che non c’era nulla di cui vergognarmi personalmente – scrive Dawn Eden – nessuna bambina è responsabile per quello che un adulto fa o la induce a fare. Il peccato dell’abuso appartiene a chi abusa, non alle sue vittime», ma «per quanto comprendessi queste argomentazioni e per quanto mi sforzassi, non ero in grado di interiorizzare la consapevolezza della mia innocenza rispetto a quello che mi era stato fatto», «retrospettivamente vedo che la mia maschera da ribelle era una menzogna – inventata nello sforzo di proteggermi dalle stesse menzogne dei miei abusanti, che avevano lasciato un’impronta sulla mia psiche.
L’abuso sessuale infantile prospera sulle menzogne. L’abusante mente alla vittima, mentre la vittima a sua volta, cercando di sopportare le proprie ferite, si trova spesso a vivere una menzogna». Il libro è una vera e propria mappa, un percorso di accompagnamento preziosissimo in cui Dawn Eden – che oggi insegna teologia al Seminario e al College dei Santi Apostoli in Connecticut – alterna episodi della sua vita al racconto delle vite dei santi che sono stati a loro volta feriti e poi redenti: «Studiando i santi che ebbero esperienze simili alle vittime di abuso sessuale infantile – particolarmente quelli che sono stati oggetto di abusi fisici o psicologici in casa – ho scoperto che un numero sproporzionato di loro ricevette le stimmate. Santa Caterina e santa Gemma Galgani ricevettero stimmate visibili, mentre santa Margherita da Cortona, santa Rosa da Lima e santa Margherita Maria Alacoque ricevettero tutte stimmate invisibili». «Le loro biografie mostrano che Dio non solo desidera guarire le nostre ferite: se glielo permettiamo, ci guarirà tramite le nostre ferite, rendendo tutto quello che abbiamo fatto funzionale ad avvicinarci di più a lui nell’amore».
Nel volume si ritrova la docilità di santa Giuseppina Bakhita, sopravvissuta ad anni di abusi indicibili, la fede della beata Laura Vicuña, morta perdonando il compagno della madre violento e offrendo il sacrificio della sua vita affinché la madre lasciasse la vita di peccato che conduceva, e poi ancora sant’Ignazio, san Sebastiano, santa Teresa di Lisieux, fino a santa Maria Goretti, morta perdonando il suo assassino ma rivelando prima di morire il suo nome affinché fosse punito, tutto per la sua conversione. «Perdono non significa rinunciare a pretendere giustizia – scrive Dawn Eden – significa volere il meglio che Dio possa avere in serbo per quella persona. Il meglio significa anche non lasciare che il peccator continui a peccare».
Il libro si conclude con una serie di consigli utili a chi è stato vittima di abusi, dalla ricerca di un terapeuta, possibilmente cattolico, a quella di un direttore spirituale, e, nella versione originale, con un elenco di contatti di associazioni negli Stati Uniti a cui rivolgersi in caso di abuso. Purtroppo nessuna ha un approccio cattolico. Scriveva l’autrice nel 2011: «Per il momento, in assenza di istruzioni istituzionali, non è facile individuare risorse terapeutiche coerenti con la fede cattolica». Nell’edizione italiana la San Paolo ha sostituito ai riferimenti stranieri quelli italiani, purtroppo però non si trova traccia di alcuna realtà cattolica che si occupi in maniera specifica dell’accompagnamento di chi ha subito un abuso. Quando se non ora la Chiesa andrà incontro a questi figli?