Schegge di vangelo a cura di don Stefano Bimbi
L'INCONTRO DI DUBLINO

Abusi, il Papa striglia i vescovi: "Avete fallito"

«Il fallimento delle autorità ecclesiastiche – vescovi, superiori religiosi, sacerdoti e altri – nell’affrontare adeguatamente questi crimini ripugnanti ha giustamente suscitato indignazione e rimane causa di sofferenza e di vergogna per la comunità cattolica», ha detto Francesco a Dublino sottolineando che questa piaga va sradicata «ad ogni costo morale e di sofferenza». 
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Ecclesia 26_08_2018

«Per le famiglie, questo Incontro è un’opportunità non soltanto per riaffermare il loro impegno all’amorevole fedeltà, al mutuo aiuto e al sacro rispetto per il dono divino della vita in tutte le sue forme, ma anche per testimoniare il ruolo unico svolto dalla famiglia nell’educazione dei suoi membri e nello sviluppo di un sano e fiorente tessuto sociale». Sono parole di Papa Francesco nel discorso pronunciato ieri mattina nel Castello di Dublino davanti alle autorità civili e al corpo diplomatico nel primo appuntamento del viaggio apostolico in Irlanda che si concluderà oggi.

ABUSI, IL PAPA DENUNCIA IL FALLIMENTO
È la seconda volta che un Papa va in Irlanda, la volta precedente era stato Giovanni Paolo II nel 1979. Francesco davanti alle autorità ha parlato dopo il Primo ministro Leo Varadkar che ha subito introdotto lo spinoso tema degli abusi del clero, piaga che ha intaccato anche la chiesa irlandese con lo scandalo che scoppiò in particolare nel 2010 e a cui Papa Benedetto XVI rispose con la famosa lettera ai cattolici d’Irlanda. «C’è molto da fare per ottenere giustizia, verità e guarigione per le vittime e i sopravvissuti. Santo Padre», ha detto Varadakar, «io le chiedo di usare il suo ufficio e la sua influenza per assicurare che questo sia fatto qui in Irlanda e in tutto il mondo».

«Il fallimento delle autorità ecclesiastiche – vescovi, superiori religiosi, sacerdoti e altri – nell’affrontare adeguatamente questi crimini ripugnanti ha giustamente suscitato indignazione e rimane causa di sofferenza e di vergogna per la comunità cattolica», ha detto Francesco sottolineando che questa piaga va sradicata «ad ogni costo morale e di sofferenza».

Nel pomeriggio il Papa ha poi incontrato per un’ora e mezza otto vittime irlandesi agli abusi del clero, dei religiosi ed istituzionali, tra di loro la signora Marie Collins, già membro della commissione vaticana anti-pedofilia, poi dimessasi dall’incarico; il Rev. Patrick McCafferty, P.P.; il Rev. Joe McDonald; Councillor Damian O’Farrell; Paul Jude Redmond; Clodagh Malone; e Bernadette Fahy. Uno di loro, vittima del padre Tony Walsh, ha preferito rimane anonimo. Due dei partecipanti, Malone e Redmond, hanno redatto un comunicato stampa successivo all’incontro in cui è scritto che il Papa ha definito «cacca» gli abusi e le coperture.

IL MATRIMONIO E’ UNICO
Nel pomeriggio Francesco ha visitato la Procattedrale di Santa Maria di Dublino e ha tenuto un discorso dopo aver ascoltato la testimonianza di due nonni e due giovani coppie di sposi. La cultura oggi «aggredisce le radici stesse dei nostri processi di maturazione, della nostra crescita nella speranza e nell’amore. Come possiamo sperimentare, in questa cultura dell’effimero, ciò che veramente dura? Ecco quello che vorrei dirvi. Tra tutte le forme dell’umana fecondità, il matrimonio è unico. È un amore che dà origine a una nuova vita. Implica la mutua responsabilità nel trasmettere il dono divino della vita e offre un ambiente stabile nel quale la nuova vita può crescere e fiorire». Ha quindi inviato a scoprire il ruolo della grazia nel matrimonio cristiano, perché «quando un uomo e una donna cristiani si uniscono nel vincolo del matrimonio, la grazia del Signore li abilita a promettersi liberamente l’uno all’altro un amore esclusivo e duraturo. Così la loro unione diventa segno sacramentale della nuova ed eterna alleanza tra il Signore e la sua sposa, la Chiesa. Gesù è sempre presente in mezzo a loro».

La trasmissione della fede trova proprio nella vita famigliare domestica il luogo eletto per una quotidianità che si fa santità. «Il primo e più importante luogo per far passare la fede è la casa», ha ricordato Francesco, «attraverso il calmo e quotidiano esempio di genitori che amano il Signore e confidano nella sua parola. Lì, nella “Chiesa domestica”, i figli imparano il significato della fedeltà, dell’onestà e del sacrificio. Vedono come mamma e papà si comportano tra di loro, come si prendono cura l’uno dell’altro e degli altri, come amano Dio e la Chiesa. Così i figli possono respirare l’aria fresca del Vangelo e imparare a comprendere, giudicare e agire in modo degno della fede che hanno ereditato». La famiglia è il primo luogo dell’educazione e della fede.

SIATE SANTI NEL QUOTIDIANO
Durante la grande festa delle famiglia allo stadio di Croke Park il richiamo a questa quotidianità benedetta è diventato vero e proprio richiamo alla santità: «La vocazione all’amore e alla santità non è qualcosa di riservato a pochi privilegiati. Anche ora, se abbiamo occhi per vedere, possiamo scorgerla attorno a noi. È silenziosamente presente nel cuore di tutte quelle famiglie che offrono amore, perdono e misericordia quando vedono che ce n’è bisogno, e lo fanno tranquillamente, senza squilli di trombe». Questa bellezza della famiglia si palesa se gli sposi «sono ancorati all’amore di Dio, che ci ha creato a sua immagine, così che noi potessimo dargli gloria come icone del suo amore e della sua santità nel mondo».

È un lavoro fatto giorno per giorno, lentamente, come «l’infusione di un tè». E vale, ha sottolineato Francesco, «anche per suocere e nuore!». Per questo ha ricordato alcuni ingredienti, anche molto concreti, che Francesco ha già più volte predicato alle famiglie: la capacità di pronunciare le parole “scusa”, “per favore” e “grazie”; l’abitudine al perdono; la moderazione nell’uso dei social network. Poi la preghiera in comune e la valorizzazione dei nonni come memorie per le radici.

«Dio, Padre, Figlio e Spirito Santo», ha concluso Francesco, «ha creato l’umanità a sua immagine per farla partecipe del suo amore, perché fosse una famiglia di famiglie e godesse quella pace che Lui solo può dare. Con la vostra testimonianza al Vangelo, potete aiutare Dio a realizzare il suo sogno».