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genocidio

Aborto senza freni in Spagna, il tragico bilancio del 2023

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Oltre 100mila innocenti uccisi nel grembo materno, un aumento del 4,8% dopo la legge voluta dalla sinistra spagnola che ha liberalizzato e banalizzato una strage.

Vita e bioetica 08_10_2024
CARLO CARINO BY AI MID - imagoeconomica

Più di centomila omicidi di innocenti nel 2023: la liberalizzazione e banalizzazione dell'aborto voluta dai Socialisti e dalle sinistre avvia un genocidio popolare. Avevamo descritto i pericoli e le conseguenze terribili che la liberalizzazione dell’assassinio, condivisa e approvata da socialisti e sinistre il 16 febbraio 2023, entrata in vigore il 2 marzo successivo, avrebbe provocato nel Paese. La maggioranza l'aveva approvata con 185 voti a favore, 154 contrari e nessuna astensione, dopo che il ministro dell'Uguaglianza Irene Montero, oggi tra i banchi delle sinistre al Parlamento europeo, aveva sottolineato che in Spagna l'aborto era «un diritto» e avvertiva che l’impegno non si sarebbe fermato alla sola approvazione delle modifiche normative ma si sarebbe lavorato assiduamente per «garantire che in tutti gli ospedali pubblici ci sia abbastanza personale per l'interruzione volontaria di gravidanza».

Le modifiche mortifere di cui oggi si tirano le somme, consentono ai minori di 16 anni di abortire senza il consenso dei genitori; si elimina il periodo di riflessione di tre giorni; non c’è più alcun obbligo di fornire informazioni sulle alternative alle donne; l’aborto è garantito nelle strutture pubbliche; c’è un elenco con i medici che si oppongono per ragioni di coscienza all’aborto, come per l'eutanasia; la pillola abortiva del “giorno dopo” è distribuita gratuitamente nei centri sanitari; l'educazione sessuale è obbligatoria in tutte le fasi educative ed in ogni scuola che percepisca denaro pubblico ed infine, alle amministrazioni e istituzioni pubbliche non è più consentito sostenere le associazioni pro-life.

I dati pubblicati nei giorni scorsi sono terribili. Nel 2023, la Spagna ha registrato un totale di 103.097 aborti, con un aumento del 4,8% rispetto all'anno precedente, quando ne erano stati eseguiti 98.316 e dell'8,7% dal 2014. Allo stesso modo, le statistiche mostrano un tasso di aborto di 12,22 per 1.000 donne tra i 15 e i 44 anni, un anno prima lo stesso tasso era di 11,68 e dieci anni fa era di 10,46. I dati coincidono con l'entrata in vigore della legge sull'aborto approvata dal governo di Pedro Sánchez.

10.934 interruzioni di gravidanza hanno riguardato persone di età inferiore ai 20 anni, il che si traduce in un aumento del 4,78% rispetto all'anno precedente.
Per quanto riguarda la ripartizione di questa cifra e tenendo conto dei minori, l'anno scorso ci sono stati 6 aborti in ragazze di 12 anni, 54 in ragazze di 13 anni, 252 in 14enni, 667 in 15enni, 1246 in 16enni e 1.906 in adolescenti di 17 anni. La stragrande maggioranza delle interruzioni di gravidanza (93,94%) è stata effettuata su richiesta della donna, nello specifico 98.850, mentre altre 3.294 sono state effettuate a causa di gravi rischi per la vita o la salute della donna incinta. Gli aborti sono stati 2.688 a causa del rischio di gravi anomalie del feto e 263 a causa di anomalie fetali incompatibili con la vita o di malattie estremamente gravi e incurabili.
Tre aborti su quattro in Spagna si sono verificati prima dell'ottava settimana di gestazione ed Il 69,77% degli interventi è stato eseguito con il metodo chirurgico.

L'Istituto di Politiche Sociali (IPSE), ha accusato il Ministero dell'Uguaglianza di promuovere l'aborto, denunciando che non è lecito per un ministro sostenere un aborto e tanto meno non fornire aiuto a quei minori che sono soli e disinformati su cosa l'aborto significhi realmente. Secondo una analisi dei dati fatta dai ricercatori dell’Istituto, l'aborto chimico, per mezzo di una pillola, è già diventato la scelta preferita delle adolescenti, visto che nell'ultimo anno, questa pratica è cresciuta del 15,5%, mentre l'aborto chirurgico è salito alle stelle del 40,5%.

Nei giorni scorsi, in margine all’iniziativa di preghiera “40 Giorni per la Vita”, la coordinatrice spagnola Nayeli Rodríguez, ha definito una «cifra orribile» gli ultimi dati sull'aborto in Spagna, ribandendo che «bisogna rendersi conto che dietro ognuno di questi numeri c'è una persona. Sono vite, storie interrotte che non verranno mai raccontate», bambini che «sono stati privati del diritto più elementare, che è quello della vita».

La banalizzazione dell’aborto, il mistificante stravolgimento del senso delle parole e l’edulcorazione dei termini per descrivere l’omicidio dell’innocente favorisce solo il genocidio del futuro della nazione, non certo diritti o libertà civili, nonostante le multinazionali dell’aborto, attraverso medici e politici interessati, sostengano irragionevolmente il contrario. Non uccidere, almeno questa semplice evidenza morale, parte del rinnegato decalogo, l’Europa liberalsocialista la vuole mantenere in vigore? 



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