Aborto dopo uxoricidio: sarà duplice omicidio
Donna incinta uccisa, una senatrice canadese presenta un ddl per considerarlo duplice omicidio. Una proposta simile 5 anni fa fallì. Ma stavolta può andare in porto grazie a sondaggi favorevoli. Che possono generare una domanda collettiva: ma allora, tutti gli altri bambini abortiti non sono omicidi?
A 5 anni dall’ultimo insuccesso il Canada ci riprova. Con numeri più confortanti. Che fare se una donna incinta viene uccisa? Si riconosce il reato di duplice omicidio. Ciò che sarebbe naturale e sensato non lo è dal punto di vista della legge in molti Paesi, Italia compresa. In Canada se la donna incinta viene uccisa ci si limita a considerare, come accade altrove, la morte del bambino una semplice aggravante da infliggere al reo in caso di condanna.
Ma da tempo, complici anche diversi fatti di cronaca si sta facendo pressione per cambiare la metodologia: riconoscere che anche il bambino abortito è frutto del primo omicidio, quindi, si tratta di un secondo omicidio. Più facile a dirsi che a farsi perché questo aprirebbe gli occhi a molti oggi favorevoli all’aborto come diritto inalienabile.
I quali potrebbero farsi una semplice domanda: se cioè chi viene ucciso magari a calci o rivoltella è un omicidio, perché lo stesso eliminato in sala operatoria da medici in camice non lo è? Una domanda che potrebbe aprire gli occhi a molti. Ecco perché anche nel 2011 nonostante le forti pressioni dei pro life venne accantonata la cosiddetta Roxanne’s Law. La legge, presentata dal deputato Rod Bruinooge prendeva il nome da Roxanne Fernando, una 24enne di origini filippine arrivata in Canada nel 2003. Nel febbraio 2007, dopo aver comunicato al fidanzato di essere incinta fu brutalmente uccisa a Winnipeg e gettata in un fosso. Il motivo? Voleva tenere il bambino a tutti i costi contro la volontà dell’uomo, che, dopo l’arresto è stato condannato per omicidio, ma non per la morte del bambino che Roxanne portava in grembo perché la legislazione non riconosce al feto alcun diritto.
L’iniziativa parlamentare, sponsorizzata da numerosi movimenti pro-life canadesi e da diversi rappresentanti delle principali confessioni religiose del Paese mirava a introdurre nell’ordinamento pene severe, fino a cinque anni, per chiunque costringesse, con qualunque forma di violenza, una donna ad abortire contro la sua volontà. Dopo un aspro dibattito nel 2010, il progetto di legge è stato bocciato: 179 voti contro e 95 a favore. Ma intanto il concetto della tutela della donna da ogni forma di costrizione è passato. Però è rimasto dormiente per 5 anni.
Fino ad oggi dove il tema è tornato d’attualità. Il 70% dei partecipanti ad un sondaggio appoggerebbe una legge che consideri il delitto indipendente del feto abortito di violenza dolosa nei confronti della donna incinta. L’inchiesta pubblicata da Lifesitenews mostra che i diritti della donna sono gli stessi del bambino. E per questo nel sondaggio si chiedono nuove pene per chi compie delitti che la giurisprudenza dovrebbe considerare come duplici omicidi anche da codice penale.
Così è nata una proposta di legge da una senatrice del parlamento canadese, la conservatrice Cathat Wagantall che ha scritto il disegno di legge proprio per colpire “quei criminali che utilizzano violenza alla donna come mezzo per interrompere una gravidanza”. Il progetto di legge è stato un tentativo di dare una risposta all’assassinio di Cassie Kaake, che nel 2014 a meno di una settimana dal parto della piccola Molly venne assassinata. Come Roxanne dunque si cercherà di arrivare ad una legge.
E una volta approvata forse si potrà passare alla domanda successiva: ma allora, se è un omicidio questo, tutti gli altri cosa sono?