Abby Johnson: "Ha fatto più Trump per il nascituro di qualsiasi altro presidente"
Abby Johnson è un'ex dipendente di Planned Parenthood (la più grande organizzazione per la pianificazione familiare negli Usa) e poi è divenuta un'attivista pro-life dopo aver visto un aborto in prima persona. Basato sulla sua esperienza, il film Unplanned è diventato un manifesto moderno per il diritto alla vita. Alla Nuova Bussola Quotidiana, spiega perché Trump sia finora il presidente che più di chiunque altro si è battuto per la difesa del nascituro, con la Mexico Policy, il veto alle politiche contro il diritto alla vita e la sua partecipazione diretta alla Marcia per la Vita. Comunque vadano le elezioni, almeno per quattro anni ha contribuito a salvare moltissime vite.
«Ha fatto di più Trump per il nascituro di qualsiasi altro Presidente USA». Così Abby Johnson, l’ex “impiegata dell’anno” di Planned Parenthood divenuta la più nota attivista pro-life degli Stati Uniti dopo che un giorno, per mancanza di personale, è stata chiamata ad assistere a un aborto. È stato scritto che Unplanned - il film basato sull’autobiografia di Abby Johnson - per l’industria dell’aborto è stato come la pillola rossa di The Matrix: la fine di ogni finzione. «Nulla mi aveva preparato per quello che vidi sul monitor: un nascituro che si dibatteva disperatamente per sfuggire all’aspiratore». Queste le parole della 40enne texana alla Convention repubblicana, evento in cui ha speso parole di elogio e ammirazione per Donald Trump, «il primo presidente americano a presenziare, lo scorso 22 gennaio, alla Marcia per la Vita a Washington». Alla vigilia delle delicatissime elezioni americane la Bussola l’ha incontrata.
I suoi 15 minuti alla Convention repubblicana hanno galvanizzato molti. Che feedback ha ricevuto?
La mattina dopo ho ricevuto centinaia di messaggi. Mi scrivevano che non avevano idea che l’aborto fosse davvero come lo descrivevo. Molti mi hanno detto che li avevo convinti a votare per il Presidente Trump. Mi ci sono voluti giorni per riuscire a leggere tutte le lettere. È stato un emozionante momento di verità per tutta la nazione.
Finora tutti i candidati alla presidenza degli Stati Uniti hanno dovuto venire a patti con la potente lobby dell'aborto. Trump, al contrario, ha inferto un colpo dietro l'altro per smantellarla. Come se lo spiega?
Donald Trump ha promesso che avrebbe fatto proprio quello quando, nella campagna del 2016, ha corso per la presidenza. Ha decisamente onorato la promessa. Durante il suo primo mandato ha smantellato i fondi federali per l’aborto; ha nominato giudici pro-life alla Corte Suprema; come ha ricordato nel suo discorso alla March for Life di Washington dello scorso gennaio, ha rimesso in vigore la Mexico City Policy [una politica che blocca i fondi USA per ONG abortiste NdR]; ha messo il veto a qualunque legislazione che indebolisca politiche pro-vita o incoraggi la distruzione di vite umane. Come lui stesso ha detto: «I bambini non nati non hanno mai avuto un difensore più forte alla Casa Bianca». È un uomo di parola.
Trump ha nominato alla Corte Suprema il giudice Amy Coney Barrett, cioè tutto ciò che il movimento femminista poteva sognare: una donna di cultura, una madre che si è anche affermata professionalmente. Niente di tutto ciò sembra però avere importanza. Si tratta della solita ipocrisia liberal?
Sicuro! Se Amy Coney Barrett fosse a favore dell’aborto on demand e senza restrizioni, i gruppi di femministe la terrebbero sul palmo della mano. Non è l’incarnazione di ciò per cui hanno sempre combattuto? È al top di ogni cosa: nella sua professione, nell’essere madre, moglie, nell’essere una persona intelligente. Non ha tutte le carte in regola? Ha avuto successo senza mai smettere di essere una ferma e convinta prolife, è esattamente questo ciò che le femministe non possono sopportare di lei.
Joe Biden si è presentato come candidato cattolico, malgrado sia a favore dell’aborto. Quali potrebbero essere le conseguenze dell’elezione alla Casa Bianca di chi sostiene l’agenda ultraprogressisita?
Spero che quelli che supportano l’aborto attivamente e pubblicamente, ma allo stesso tempo si proclamano cattolici, per mano dei nostri vescovi subiscano serie conseguenze per le loro azioni. È assolutamente scandaloso che ci siano dei politici come Biden, che si dicono cattolici mentre supportano la soppressione deliberata di una vita innocente.
Negli Stati Uniti ci sono cardinali come Raymond Burke che danno l'altolà alla Comunione ai politici abortisti. Mons. Galantino, ex Segretario della CEI, parlò invece di “visi inespressivi” dei militanti pro-life. Perché, secondo lei, c'è questa differenza di approccio dentro la stessa Chiesa? Eppure papa Francesco è stato chiaro, dicendo che ricorrere all'aborto è come «assoldare un killer»...
Prego che i leader della Chiesa cattolica prendano definitivamente posizione sulla protezione della vita nascente. Seppur non intendendo sostenere apertamente alcun candidato per la corsa alla Casa Bianca, il cardinal Burke disse che a causa delle sue posizioni su uno dei peccati più gravi contro la vita, Biden non avrebbe dovuto accostarsi alla comunione. Nel modo più assoluto. Spero che anche in Italia, riguardo quei politici che sostengono l’aborto e contemporaneamente si proclamano cattolici, vengano dette parole come quelle pronunciate dal cardinal Burke.
Unplanned, il film che narra la sua storia (e che per l’Italia è stato acquistato dalla Dominus Production), malgrado sia stato preceduto da un’indecorosa campagna di attacchi arrivata anche a bloccare l’account Twitter ufficiale del film, negli USA è stato un clamoroso successo. Pensa che il “suo” film abbia contribuito al nuovo clima prolife che oggi si respira negli Stati Uniti?
Penso che molte persone, dopo aver visto Unplanned", abbiano avuto un vero e proprio risveglio circa la pratica dell’aborto. Uno shock salutare. Anche molte persone nel movimento pro-life non conoscevano cos’è veramente l’aborto. Nessuno che abbia visto il film può più dire di non sapere che cosa appoggia o a che cosa si oppone. Per molti Unplanned è stato un vero spartiacque. Le reazioni degli spettatori – “Sapevamo già che l’aborto è una cosa terribile, ma non pensavamo fosse così disgustosa”, “Ero abortista, ma grazie a questo film non lo sono più”, e altre simili, – hanno colto la vera essenza profonda del film.
Fra utero in affitto, utero artificiale, ingegneria genetica, la “scienza della procreazione” non sembra conoscere pause. Come vede il futuro?
La nostra società è veramente ad un "tipping point", un punto di non ritorno. Creiamo bambini su ordinazione. Potremo vedere se un figlio avrà una predisposizione per l’autismo, potremo scegliere un gene per l’altezza, un gene per il colore dei capelli... Ma se il bambino non sarà perfetto verrà eliminato. A quel punto l’aborto conoscerà un’impennata. E la cosa puzza parecchio di eugenetica. La vittoria di Trump sarebbe un argine a tutto questo e a molto, molto altro. Spero che gli italiani abbiano chiara la posta in gioco.
Con la collaborazione di Gianmaria Spagnoletti