“A settembre metà delle scuole paritarie non riaprirà”, Governo sordo
Detraibilità totale per il 2020, esenzioni fiscali, contributi e erogazioni: il pacchetto presentato al Governo dalle scuole paritarie in ginocchio per il Covid e sostenuto dai vescovi: «Senza interventi strutturali la metà non riaprià a settembre e il costo ricadrà tutto sullo Stato». Ma il Governo è freddo: dalla Azzolina risposte vaghe e dalla Bonetti (Famiglia) fumo. E la Cei chiede aiuto a «tutte le forze politiche».
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«Né per privilegio, né per elemosina. Senza l’intervento dello Stato che riconosca il valore della scuola paritaria a settembre la metà di esse non riaprirà, ma a quel punto il problema della gestione di migliaia di studenti dall’Infanzia alle Superiori sarà tutto in capo allo Stato con costi mostruosi».
La scuola non è una delle imprese più considerate nei pensieri del Governo alle prese con il decreto con le prime misure economiche a favore del tessuto produttivo.
Eppure, come abbiamo visto, le scuole paritarie rischiano seriamente di essere spazzate via se il governo non deciderà, dopo anni di totale assenza, di considerare davvero le paritarie come la seconda gamba del sistema scolastico pubblico, che ora infatti è zoppicante proprio per lo squilibrio pesante tra il trattamento riservato alle statali e quello che invece si destina alle private. L'obiettivo risanatore definitivo sarà il Costo standard di sostenibilità.
Ma ora ci si è messa anche l'emegenza Coronavirus che rischia di dare il colpo di grazia cancellando con un colpo di maglio a settembre almeno il 30% delle scuole in gran parte parrocchiali, cadute sotto i colpi di una politica che le ha sempre relegate a Cenerentola.
«Il 30% è una stima ottimistica, io direi anche il 50% - spiega alla Nuova BQ il Sottosegretario Cei don Ivan Maffeis (in foto) - è paradossale che non sia ancora passato il criterio dell’investimento che consenta allo Stato di risparmiare in maniera sostenibile. È un retaggio culturale che stiamo pagando carissimo per colpa di una visione ideologica che è dura da abbattere e che vede la scuola paritaria come privilegiata o come scuola per ricchi. Niente di più falso».
La Cei, tramite don Maffeis, sta cercando di dare voce alle associazioni che stanno chiedendo al Governo misure urgenti. «Ripeto, non per elemosina, ma per affermare un principio che consentirebbe alla scuola di rilanciarsi e allo Stato di risparmiare. Si chiama investimento e non è più rinviabile».
Ma quali sono le problematiche che le scuole, tramite la Cei, denunciano al Governo?
«Ci sono famiglie che si trovano nell’impossibilità di pagare le rette, questo vuol dire disoccupazione per il personale della scuola, per questo abbiamo chiesto la garanzia di un rapido accesso alla cassa integrazione in deroga anche per le nostre realtà». Ma una volta fotografata la situazione drammatica serve un cambio di passo:
«Nel pacchetto di misure che abbiamo presentato al Governo troviamo la detraibilità integrale delle rette pagate dalle famiglie per l’affluenza scolastica di tutto il 2020 oltre l’accesso ai fondi per le piattaforme didattiche a distanza, ma al momento abbiamo ricevuto una risposta positiva solo su questa seconda richiesta».
E ancora: «L’erogazione di contributi aggiuntivi alle scuole paritarie per l’anno scolastico 2019-2020 a tutela dei dipendenti e delle famiglie e l’abbattimento dei tributi locali e delle imposte Ires e Irap per quanto riguarda le realtà scolastiche paritarie, sono tra le richieste principali che sentiamo dai vescovi del Nord, specie Lombardia e Veneto che son i più colpiti da questa crisi».
Le richieste Cei coprono un parco associativo ampio, si va dalla CdO-Opere educative alla Fism per proseguire con AGeSC, CIOFS Scuola, CNOS Scuola, FAES, FIDAE, CISM e USMI.
Queste hanno presentato una serie di emendamenti al ministro dell’Istruzione Azzolina da inserire nella procedura di esame del DL 18/2020 “Misure di potenziamento del SSN e di sostegno economico per famiglie, lavoratori e imprese, connesse alla emergenza epidemiologica Covid-19”.
Si va dal contributo forfettario mensile di 120 euro per ogni bambino con età da zero a tre anni e di 45 per ogni bambino di età superiore alla possibilità anche per gli enti no profit che gestiscono servizi educativi e scolastici, di potere sospendere mutui, prestiti rateali, leasing e altri finanziamenti in corso. E ancora: possibilità per gli enti no proft che svolgono la funzione pubblica di istruzione di beneficiare del credito di imposta in parola per gli immobili scolastici.
Ora, si vedrà quali saranno le risposte. Ma per il momento non ci sono oggettive speranze di portare a casa qualche cosa di significativo e di “salvavita”.
«Il ministro Azzolina (in foto) – prosegue Maffeis – si è limitata a rispondere che entro Pasqua il nuovo decreto che conterrà misure sulla scuola in cui alcune delle istanze rappresentate dovrebbero trovare accoglienza». Quali? Non è dato sapere. Una risposta confusa.
Ancora più fumose le “rassicurazioni” del ministro della Famiglia Bonetti: «Ha detto di ritenere la tutela della libertà educativa a pieno titolo dei doveri che le competono», spiega Maffeis: «Ha proposto al Governo l’istituzione nel prossimo Dpcm di un assegno universale come estensione di un assegno di natalità per tutti i figli fino ai 14 anni fino a 140 euro. Mi sembra un segnale incoraggiante, per lo meno».
Presto per cantare vittoria. La proposta Bonetti infatti non è legata alla scuola, ma a un contributo generalizzato e calibrato – come sempre – sui redditi Isee. Insomma, si propone di essere nient’altro che la solita mancetta di Stato, completamente sganciata dalla volontà di beneficiare le famiglie che mandano i figli nelle scuole private paritarie. Fumo negli occhi e niente più.
Che fare dunque? «Mi auguro che ci sia un coinvolgimento serio della politica e soprattutto anche delle opposizioni, di chiunque abbia a cuore la scuola e l’educazione», spiega il Sottosegretario dei vescovi.
Recentemente Mariastella Gelmini e Massimiliano Salini (rispettivamente parlamentare e eurodeputato di Forza Italia) hanno chiesto al governo di non dimenticare proprio le scuole paritarie e di tenere conto del fatto che sono un pilastro del sistema scolastico pubblico. Emendamenti simili sono stati presentati anche da Lega e Fratelli d’Italia.
«E’ un appello che rilancio e faccio mio, per questa battaglia serve il concorso di tutte le forze politiche. Come Cei abbiamo bisogno del sostegno di tutti. L’alternativa è la chiusura a settembre, non dimentichiamolo».