A rischio le risorse per le opere della Chiesa
L'impoverimento del mondo occidentale e lo spostamento della ricchezza verso l'Oriente si traduce anche in minori risorse per le attività di evangelizzazione e di carità della Chiesa. Un problema grave, di cui c'è poca consapevolezza...
Comincia a collaborare con La Nuova Bussola Quotidiana, Tito Flavio Clemente detto Alessandrino, intellettuale cristiano del II secolo, maestro di Origene e primo scrittore di riflessioni di economia morale cristiana. Contribuisce con questo primo articolo, a suggerimenti per il bene della Chiesa nei nostri giorni.
Nell’anno MMXII d.C. si deve notare che sta cambiando in modo determinante la struttura economica del mondo intero, quasi un novus ordo oeconomicus. Ed è un fatto che deve preoccupare poiché per duemila anni il mondo intero è stato guidato da nazioni con cultura fondata su radici cristiane (il cosiddetto mondo occidentale). Queste nazioni (Europa e Stati Uniti soprattutto) hanno prodotto risorse economiche che tra l’altro hanno permesso alla Chiesa di realizzare opere di evangelizzazione e di carità, sia all’interno dello stesso mondo occidentale sia nel resto del mondo.
Ora però, a causa del mancato ascolto della parola dei Pontefici e del magistero della Chiesa, questo cosiddetto mondo occidentale ha ignorato degli insegnamenti essenziali contenuti in encicliche recenti del XX e XXI secolo quali – siamo dopo la Rerum novarum – l’Humanae Vitae, la Populorum Progressio, la Sollicitudo Rei Socialis, la Centesimus Annus e infine, ultima ma non meno importante, la Caritas in Veritate. Così la cultura occidentale si è impregnata di nichilismo egoistico e miope che ha portato ad impoverirsi spiritualmente, intellettualmente e anche economicamente, trasferendo ricchezza e risorse nel mondo orientale, il che sarebbe stato un bene se non fosse che è soltanto l’esito di calcoli economici puramente egoistici.
Questa area geografica non solo sta diventando ora più ricca di quella occidentale ma diffonderà, di pari passo alla crescita della sua potenza economica, anche la sua cultura, che non si fonda certo su valori cristiani. Il riferimento culturale di questi paesi, infatti, non è una religione fondata da un Dio Creatore, bensì filosofie religiose, che hanno prodotto culture pragmatiche con una diversa visione antropologica e della dignità dell’uomo. Questo processo di impoverimento dell’Occidente, ha provocato e rischia di continuare a provocare un progressivo impoverimento delle nazioni dove sono state generate per secoli le risorse che hanno mantenuto la Chiesa nelle sue opere. Questo impoverimento progressivo provocherà minori risorse per la Chiesa (donazioni, contributi, offerte), minori rendimenti nei suoi investimenti mobiliari ed immobiliari, ma anche minori privilegi, anche fiscali, e più controlli da parte degli stati, necessariamente “laici”. E tutto ciò a fronte invece di maggiori costi e bisogni crescenti di risorse per l’opera di evangelizzazione all’interno del mondo occidentale, a rischio scristianizzazione, e verso il mondo orientale emergente, da cristianizzare.
Avendo una esperienza economica di 18 secoli, posso permettermi di suggerire alla Chiesa la necessità di adattarsi a nuove esigenze di comportamento. Anzitutto imparando a ridurre i suoi costi, aumentando per quanto possibile i suoi ricavi e imparando a gestire i suoi patrimoni. Ciò significa imparare l’efficienza nell’uso diretto ed indiretto delle proprie risorse necessarie alle opere di evangelizzazione e di carità.
Quanto il mondo sarebbe stato, sta e potrà stare in piedi senza le opere della Chiesa? Io lo so bene, e forse lo sanno anche i nemici della Chiesa che certo non hanno favorito, non favoriscono e non favoriranno la sua “ricchezza”, non solo spirituale ma anche economica. Genera perciò sofferenza osservare una certa indifferenza davanti a questo problema. Indifferenza forse comprensibile, perdonabile, ma dagli esiti insostenibili. Soprattutto perché possibili difficoltà sopra descritte possono provocare mancanza di attenzione nelle scelte che, a loro volta, potrebbero minare la credibilità e la fiducia nella Chiesa. E questo, in una sorta di circolo vizioso, peggiorerebbe a sua volta la disponibilità delle risorse indispensabili per quella azione amorosa, caritatevole per lo spirito ed il corpo, che solo la Chiesa sa e può fare, e che però necessita di risorse economiche