A processo in Iran tre donne cristiane
Ancora non si conoscono i capi di accusa, ma si sa che tutte e tre si sono convertite al Cristianesimo abiurando l’Islam
È iniziato il 2 luglio in Iran, presso il tribunale rivoluzionario a Teheran, il processo a tre donne convertitesi al cristianesimo. Ancora non sono noti i capi d’accusa. Nel darne notizia l’agenzia di stampa AsiaNews spiega che non è raro che in Iran si rinviino a processo delle persone senza formalizzare l’incriminazione. Inoltre più volte dei cristiani sono stati presi di mira dalle autorità anche solo per essersi riuniti per pregare insieme in una casa privata. Shilan Oraminejad, Razie Kohzady e Zahra Heidary erano state arrestate a casa loro la mattina del 9 maggio da agenti del ministero dell’Intelligence che si erano presentati dicendo di avere dei mandati di perquisizione e che avevano requisito telefoni cellulari, computer portatili, libri e altri oggetti personali. Dopo l’arresto sono state tenute in isolamento per 40 giorni in una località sconosciuta, senza poter informare i famigliari della loro situazione. Solo quando sono state trasferite a Evin, un carcere della capitale, hanno potuto parlare con i parenti e vederli, ma non hanno ottenuto l’assistenza di un avvocato. I famigliari che le hanno incontrate hanno dichiarato che non erano in buone condizioni di salute. Il carcere di Evin è tristemente noto per le violazioni dei diritti umani che vi si compiono: molestie sessuali, violenze, diniego di cure mediche, torture. Pochi giorni prima del processo Shilan e Zahra sono state liberate su cauzione mentre Razie è tuttora detenuta. Per l’inasprirsi della repressione delle minoranze religiose, soprattutto quella cristiana, il rapporto 2023 della Commissione Usa sulla libertà di religione pubblicato a maggio ha chiesto che l’Iran sia riclassificato come “nazione di particolare preoccupazione” per le sue “violazioni sistematiche ed eclatanti”.