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AVEVA 86 ANNI

A Dio Madre Elvira, solo la fede salva dalla precarietà umana

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Madre Elvira Petrozzi, fondatrice delle Comunità Cenacolo, ha raggiunto la Casa del Padre ieri a 86 anni. La sua è l’opera di “monasteri di preghiera” nei quali introdurre i ragazzi più fragili, confidando nella fede che salva. Con la sua vita grida al mondo che solo Cristo è il vero Salvatore.

Ecclesia 04_08_2023

È giunta ieri mattina la notizia che madre Elvira Petrozzi ha raggiunto la casa del Padre. La religiosa aveva 86 anni e nel 1983 aveva fondato la Comunità Cenacolo di Saluzzo. Una donna straordinaria, di profonda fede, consacrata a Dio e, perciò, al servizio degli uomini. Lei si auto-definiva: «Una donna esigente: non chiedo molto, chiedo tutto, perché mi fido del cuore umano».

In un tempo come il nostro, di relativismo generale, perfino all’interno della Chiesa, la profezia di madre Elvira si staglia come luminoso sentiero da riscoprire per autentici cammini di redenzione e liberazione.

Quando, quarant’anni fa, questa apparentemente fragile donna, sentì compassione per i giovani disorientati e ostaggio delle più distruttive dipendenze, non avrebbe mai immaginato che cosa lo Spirito Santo avrebbe fatto fiorire dal suo cuore, dal suo sì, e dalla sua opera. Come le grandi opere di Dio, tutto è iniziato nella più radicale fragilità e precarietà umana, ma con una robustissima fede, che non faceva sconti. L’opera di madre Elvira è l’opera di “monasteri di preghiera” nei quali introdurre i ragazzi più fragili e feriti, confidando nella potenza della fede che salva.

Ancora oggi, nelle Comunità Cenacolo, sono banditi gli psicofarmaci, nella radicale fiducia che l’unico farmaco di immortalità è l’Eucarestia: Cristo risorto e vivo, autentico Salvatore del mondo.

Per questa ragione, chiunque volesse ridurre questa giganteggiante figura ad una pia Suora che ha fatto del bene, prenderebbe un enorme abbaglio.

Suor Elvira, con la sua vita e la sua fede, ha gridato e grida al mondo che Cristo – e solo Cristo – è l’autentico Salvatore del mondo e della vita di ciascuno. In questi quarant’anni. La Comunità Cenacolo è fiorita come un grande albero nei cui rami migliaia di giovani hanno trovato dimora. Diffusa a livello internazionale, riconosciuta dalla Santa Sede e con famiglie di sacerdoti e di suore consacrati, anche provenienti da esperienze di dipendenza e di grande sofferenza, la Comunità Cenacolo ha testimoniato alla Chiesa del nostro tempo che l’amore e la verità non possono mai essere separati, e che talvolta la apparente durezza della verità è la premessa di un amore che salva.

Ai genitori, disperati per la situazione dei propri figli, spesso maltrattati, derubati dei loro beni e strumentalizzati da chi è schiavo di se stesso e del male, madre Elvira ripeteva costantemente: «Non abbiate paura di cacciarli di casa, di lasciarli a se stessi, perché solo quando toccheranno il fondo potranno domandare».

In un’affermazione apparentemente semplice, si staglia la grandezza di un metodo che è esattamente il metodo di Dio: la risposta alla domanda dell’uomo.

Se c’è un vero dramma del nostro tempo, non è quello di non aver più chiare le risposte, ma di vedere neutralizzate, incartapecorite, rattrappite anche le grandi domande del cuore dell’uomo.

Non c’è nulla, infatti, di più inconcepibile della risposta alla domanda che uno non si pone! Per cui, attendere che ci sia una domanda e poi avere la forza di rispondere adeguatamente, è l’unica strada per una autentica evangelizzazione, per aprire le porte del cuore umano alla risposta che è Cristo.

Le Comunità Cenacolo sono veri e propri rifugi, luoghi di famiglia e di carità, luoghi di autentica rinascita, voluti dallo Spirito Santo, attraverso l’opera di una straordinaria donna, che si è spalancata all’azione di Dio. Ancora una volta, la Chiesa dimostra la sua giovinezza e la sua bellezza, la sua capacità unica ed irripetibile di declinare congiuntamente verità e amore, verità non in opposizione all’amore, ma come condizione dell’amore autentico.

Di madre Elvira si scriverà ancora molto e, molto probabilmente, la vedremo salire gli onori degli altari, per tutto il bene che ha compiuto e per la fede che ha dimostrato. Preghiamo perché Dio conceda ancora alla Chiesa molte figure così luminose, capaci di non lasciarsi fagocitare dalla mentalità mondana, che pensa di trovare la salvezza prescindendo da Cristo, incapaci di declinare l’unica verità di sempre, in quella carità incarnata che, sola, è in grado di farsi prossimità, costante e fedele.

* Sacerdote, Associazione Logos e Persona