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ELEZIONI

A destra, ma non troppo. La Francia boccia la Le Pen

Francia, al secondo turno delle elezioni regionali vince la destra, ma non "quella" destra della Le Pen, uscita trionfante dal voto della settimana scorsa. La tattica dei socialisti, astenersi e lasciar correre in pace i gollisti, ha funzionato ancora. Il Fronte Nazionale ha perso ovunque. Ma non demorde.

Esteri 14_12_2015
Marine e Marion Le Pen

Passata la “febbre” elettorale del primo turno, con la vittoria a sorpresa del Fronte Nazionale in sei regioni della Francia, il paese d’Oltralpe torna alla sua tradizionale divisione fra socialisti e gollisti. Nel secondo turno, il Fn non conquista alcun presidente regionale, nemmeno nelle due roccaforti della Piccardia-Nord-Pas del Calais e Provenza-Alpi-Costa Azzura in cui Marine Le Pen e sua nipote Marion avevano superato al primo turno la soglia del 40% dei voti.

La prima spiegazione di questa battuta d’arresto è nella strategia adottata da socialisti per fare muro contro l’avanzata dei nazionalisti. E' la stessa tattica che avevano adottato nelle elezioni presidenziali del 2002, durante il ballottaggio fra Jacques Chirac e Jean Marie Le Pen. Ancora una volta si è dimostrata una tattica vincente. Nelle due regioni che avrebbero potuto essere amministrate da Marine e Marion Le Pen, i più deboli candidati socialisti hanno lasciato correre da soli i gollisti, invitando i loro elettori a votare per i candidati di centro-destra. In questo modo, i due gollisti, Xavier Bertrand nella regione dell’estremo Nord e Christian Estrosi, in quella mediterranea, hanno vinto agevolmente, rispettivamente con il 57,7% e il 54,8%. Marine Le Pen si è dovuta accontentare di un distanziato secondo posto con il 42,3% dei voti e Marion con il 45,2%. Le due leader nazionaliste hanno conquistato un po’ più di voti rispetto a quelli guadagnati nel turno precedente, ma non sufficienti a vincere in un ballottaggio. Hanno raggiunto la soglia "fisiologica" del Fn, oltre la quale il partito nazionalista non riesce a conquistare altri elettori. Al contrario, i risultati di netta maggioranza dei candidati gollisti sono la dimostrazione che gli elettori socialisti sono disposti a turarsi il naso e votare per il centro-destra, pur di non essere amministrati da presidenti regionali nazionalisti.

Nelle altre regioni, dove il vantaggio del Fn era meno schiacciante, i candidati in testa dei partiti tradizionali hanno avuto gioco più facile e non è stata necessaria alcuna tattica di astensione. In Borgogna-Franca Contea i socialisti hanno vinto e i lepenisti sono arrivati addirittura terzi, dietro al candidato gollista di una decina di punti. In Alsazia-Lorena-Champagne-Ardenne il Fn guidato da Florian Philippot (la mente del partito) ha retto al secondo posto, ma è indietro di 11 punti rispetto al candidato gollista Philippe Richert. Nel Languedoc-Roussillon-Midi-Pyrénées, il Fn ha perso arrivando secondo, ma ben 11 punti indietro rispetto alla candidata socialista Carole Delga. Anche nel Centro-Valle della Loira, ora comandano i socialisti e il Fn è terzo.

Ciò che viene confermato, in questo voto francese, è lo slittamento a destra dell’elettorato. Su 13 regioni in palio, 7 sono golliste, 5 socialiste e la Corsica va ancora agli autonomisti. E’ una vittoria schiacciante per l’ex presidente Nicolas Sarkozy. Cinque anni fa, quando era ancora lui l’inquilino dell’Eliseo ed era ai minimi storici quanto a popolarità, i socialisti gli avevano strappato 21 regioni su 22. I socialisti, che esprimono il presidente dal 2012, hanno riformato le regioni nel 2014 riducendole a 13. E ora ne hanno perse quasi i due terzi. Se al centro dell’attenzione dei francesi, nel 2010, c’era la crisi economica, oggi al centro c’è la paura del terrorismo islamico dopo le due stragi di Parigi di gennaio e novembre. La vittoria del Fn al primo turno, come abbiamo già avuto modo di scrivere, era motivata soprattutto da quel fattore. Oltre che una certa volontà di cambiare registro, provando un partito decisamente anti-sistema. Tuttavia, posti di fronte al vero salto nel buio di un presidente regionale del Fn, i francesi si sono tirati indietro. Quel 7% di elettori in più che si è presentato alle urne in questo secondo turno, evidentemente, non era composto da simpatizzanti del Fn. E gli indecisi hanno fatto pendere la bilancia verso il tradizionale bipolarismo gollista-socialista.

A destra, ma non troppo. E’ questo lo spirito della Francia che emerge dal voto. Marine Le Pen, comunque, non si arrende. Da brava rivoluzionaria, cerca di rielaborare una strategia di lungo periodo. Intanto queste elezioni le hanno permesso di conquistare nutrite pattuglie di consiglieri regionali e di formarsi uno zoccolo duro di elettori. Di qui alle presidenziali del 2017, la Le Pen mira a consolidare la sua base e ad ampliarla, dismettendo ancor di più i panni della destra “estrema” e puntando a conquistare ancor più francesi moderati. Gollisti e socialisti non dimenticano che il Fn è diventato all’improvviso il primo partito (a livello nazionale) appena una settimana fa. Il premier Manuel Valls (socialista) se ne è reso perfettamente conto e ha dichiarato che “il pericolo dell’estrema destra non è finito, tutt’altro”. I gollisti che mirano a vincere le prossime presidenziali e i socialisti che puntano alla sopravvivenza, devono ora studiare una strategia di contenimento in vista del 2017.