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GERMANIA

A Berlino la Merkel perde le elezioni, o forse no

Da noi la stampa parla di test decisivo per la CDU, perduto. La realtà è però
più complessa. Come i "Piraten", una novità troppo presto detta "di sinistra".

Attualità 20_09_2011
Angela Merkel
Quello svoltosi domenica scorsa a Berlino per il rinnovo del parlamento regionale (Landtag) è stato l’ultimo dei sette turni elettorali previsti in questo politicamente intenso, seppure frazionato, 2011. Dopo le sonore sconfitte subite dalla CDU ad Amburgo, in Sassonia-Anhalt, nella Renania-Palatinato, nel Baden Württemberg, a Brema e nel Mecklenburgo-Vorpommern, dando tutti per scontato la rielezione alla guida della città del socialdemocratico Klaus Wowereit, c’era forte attesa per verificare la capacità di tenuta del partito di Angela Merkel e dei suoi alleati di governo, i liberali della FDP.

Una prima osservazione la merita lui, "Wowi", alias Klaus Wowereit, che da oggi, dopo due mandati, continuerà a governare Berlino. Al di là della sua riconferma, non è di poco conto il dato che vede la coalizione uscente "rossa-rossa" (SPD e Linke) nettamente sconfitta: complessivamente quasi 25mila voti in meno rispetto al 2006. Un risultato tanto più importante se si pensa che gli elettori andati al voto domenica sono stati 81mila in più rispetto a cinque anni fa. Un successo personale del sindaco uscente, creatore di alcuni azzeccati slogan che hanno reso cool negli ultimi anni la capitale, ma non del governo uscente.

L’altra sicura sconfitta è stata la FDP, che ottenendo un 1,8 % (oltre 77.688 in meno rispetto alla consultazione precedente) è riuscita nell’impresa di raccogliere meno voti dell’estrema destra, la NDP. Un voto, quello più conservatore, che si è diviso tra NDP appunto, Pro Deutschland (1,2 %) e Die Freiheit, il partito fondato da René Stadtkewitz, ex CDU, che si ispira al partito fondato dall’olandese Geert Wilders (1,0 %).

Chi sono dunque i veri vincitori? Senz’altro i Grünen (76mila voti in più), ma solo parzialmente. Dopo aver visto incoronato nel marzo scorso il loro Winfried Kretschmann nel Land Baden-Württemberg l’aspettativa per i verdi berlinesi era quella di riuscire nel sorpasso della CDU, o addirittura della SPD. Obiettivo fallito per Renate Künast e rischio che Wowereit possa scegliere come alleato di governo la CDU, magari nella prospettiva di un possibile ritorno della “Groβe Koalition” anche per il governo federale.

A proposito della CDU, sono risultate piuttosto sorprendenti le letture fatte dai maggiori quotidiani italiani: in sostanza il test berlinese varrebbe come l’ennesima sconfitta merkeliana. Certo la cancelliera sta sperimentando un forte deficit di consensi, anche a livello d’opinione pubblica, ma come si fa a parlare per Berlino di "nuova sconfitta" (vedi il titolo di la Repubblica)? Al di là della percentuale, che comunque è positiva (+ 2,1 %), c’è l’incremento rilevante nel numero dei voti (+ 47.000) che solo in parte può essere interpretato come effetto della fuga degli elettori dalla FDP. L’impressione è piuttosto che si tratti di un buon risultato ottenuto grazie alla personalità del candidato borgomastro per la CDU, Frank Henkel, uno dei pochi cristiano democratici a godere attualmente sul piano nazionale di una buona reputazione.

Da ultimi i veri, sostanziali vincitori di questo turno elettorale nella città-stato Berlino: i Piraten. Non c’è dubbio, con i loro quasi 130mila voti (8,9%) sono stati la vera sorpresa di queste elezioni. Affrettatamente e superficialmente definita «una delle nuove anime della sinistra» (Andrea Tarquini su la Repubblica: in realtà ci sarebbe da discutere anche sul fatto che gli stessi Grünen siano "di sinistra") solo perché propugnatori della gratuità dei trasporti pubblici e della liberalizzazione delle droghe leggere, questa formazione politica merita qualche considerazione più approfondita. Di certo i Piraten hanno esercitato una certa forza d’attrazione tra i giovani berlinesi in virtù dello slogan scelto per il loro progetto, "software libero" (Open Source), ispirato ai contenuti del saggio La cattedrale e il bazar, scritto dal programmatore americano Eric Steven Raymond nel 1997.

L’idea base è quella di fare della politica il "software libero" della società ed internet dovrebbe essere lo strumento per dare corpo a una nuova forma di democrazia (“liquid democracy”). Questi i buoni propositi e gli obiettivi "alti". In realtà, i voti confluiti sui Piraten sembrerebbero essere motivati soprattutto da una forte insoddisfazione nei confronti dei partiti dell’establishment, tanto che dalle stime sembrerebbero aver sottratto molti consensi a tutti: 13.000 voti alla SPD, 11.000 alla Linke, 4.000 alla CDU, 6.000 alla FDP e addirittura 16.000 ai Grünen. Sembrerebbe addirittura che solo il 10% dei “pirati” abbiano votato convinti dal programma del partito. Piuttosto difficile appare poi immaginare una possibile proiezione su scala nazionale di questa nuova realtà (in realtà c’era stata una prima uscita a Berlino nel 2009). È il politologo Gero Neugebauer a leggere il successo dei Piraten come uno «fenomeno specificatamente berlinese», come un "raggruppamento metropolitano" di cui andrà verificata la reale capacità di "fare politica" nella concretezza della vita cittadina.