A ballare senza ballare, follie da pandemia estiva
Stanno per essere introdotti nuovi protocolli, ancora più grotteschi e incomprensibili. Dalla bozza del Cts al governo si suggerisce di aprire le discoteche, ma di non far ballare la gente. Mentre si potrà cenare al chiuso, ma con la mascherina tra un boccone e l'altro. Il ritorno alla normalità è ancora un miraggio. E anche quello al buon senso.
Gli economisti azzardano ottimisticamente la previsione di un “rimbalzo”. Il graduale ritorno alla normalità dovrebbe sospingere verso l’alto i livelli di crescita del nostro Paese, dopo un anno di stallo, e rilanciare consumi e investimenti. Il merito sarebbe della vaccinazione di massa e delle prolungate chiusure, che nel frattempo però hanno ucciso centinaia di migliaia di imprese. Al di là della mancanza di evidenze scientifiche a supporto dei lockdown e di alcuni divieti alquanto fantasiosi e privi di logica, gli italiani sperano in un’estate serena e libera da costrizioni, dopo aver trascorso in casa il Natale, la Pasqua e tutti i ponti come quello del primo maggio. Anche quello del 2 giugno sarà ancora contrassegnato da coprifuoco e limitazioni alla circolazione.
Ma la domanda che ormai tutti gli italiani si fanno è se l’estate 2021 sarà almeno uguale a quella del 2020, quando nessuno parlava di vaccini, eppure i contagi, i ricoveri e i decessi si erano praticamente azzerati e la gente viveva normalmente senza mascherina e nella più completa libertà di circolazione. Peraltro in pochi sottolineano, e l’informazione mainstream men che meno, che nel 2020, a maggio, c’erano meno morti di oggi. Nella comparazione quotidiana ogni giorno si nota uno scarto di almeno 50 vittime di Covid in più rispetto all’anno scorso, nonostante mesi e mesi di chiusure, nonostante la vaccinazione di massa, nonostante lo scrupoloso rispetto delle misure anti-Covid da parte degli italiani. Scoprire, ad esempio, che il 27 maggio 2020 sono morti di/con Covid 117 persone mentre il 27 maggio 2021, nonostante i vaccini, 171, alimenta dubbi sulla efficacia delle politiche sin qui messe in campo dal governo italiano per contrastare la pandemia. Ma nessun giornalista scrive di questo. Eppure il giornalismo d’inchiesta dovrebbe nutrirsi di dati, cifre, comparazioni, approfondimenti.
Non bastasse, ora stanno per essere introdotti nuovi protocolli, ancora più grotteschi e incomprensibili. Due esempi riguardano i ristoranti al chiuso e le discoteche, ingiustamente messe sul banco degli imputati nell’agosto scorso, anche in quel caso senza evidenze scientifiche. La seconda ondata è infatti iniziata a settembre e i focolai nei locali da ballo non hanno inciso in maniera decisiva, anzi sono stati irrilevanti. Ma anche questo nessuno ha il coraggio di ammetterlo, perché sarebbe impopolare.
I ristoranti al chiuso potranno rimanere aperti da mercoledì 1 giugno, sia a pranzo che a cena, ma chi li frequenterà dovrà indossare la maschera anche a tavola. Non ci sarà dunque bisogno di aspettare Carnevale per una cena in maschera, basterà andare in un ristorante al chiuso da mercoledì in poi. Sembra una barzelletta, ma non lo è. Praticamente, tra un boccone e l’altro, tra un sorso e l’altro, i commensali dovranno coprirsi naso e bocca con la mascherina. Quindi un boccone, e subito su la mascherina. Poi giù per un sorso d’acqua o di vino, poi di nuovo mascherina su fino al prossimo boccone. Su, giù, sù, giù... per un’indimenticabile serata all’insegna della schizofrenia gestuale. Il Comitato tecnico-scientifico, autorità suprema senza la quale non si muove foglia, starebbe per decretare questo. Le linee guida per le attività produttive proposte dalle Regioni verranno integrate da una serie di divieti come questo, per volontà del Cts. Per i locali al chiuso “i clienti dovranno indossare la mascherina a protezione delle vie respiratore, tranne nei momenti del bere e del mangiare”, si legge nella bozza di testo.
Follia pura, così come quella riguardante le discoteche. Il Ministro della Salute, Roberto Speranza e i rigoristi del governo le terrebbero chiuse ancora a lungo, ma le Regioni non ci stanno e tentano una mediazione. Il Presidente della Regione Emilia Romagna, Stefano Bonaccini, punterebbe sul green pass: chi ce l’ha entra in discoteca senza problemi, gli altri restano fuori. Ma sarebbe discriminatorio e comunque scoraggerebbe molto. Le Regioni pronte a passare in fascia bianca – Friuli-Venezia Giulia, Molise e Sardegna – pensano a regole diverse: discoteche aperte sin da subito ma solamente per i servizi di bar e ristorazione, e dunque senza la possibilità di ballare in pista. E qui arriviamo all’altra stortura incomprensibile. Che senso avrebbe andare in discoteca per cenare o bere qualcosa? Sarebbe una tortura insopportabile per gli amanti del ballo rimanere seduti a tavola tutto il tempo e vedere la pista vuota. Peraltro se non si può consumare neppure al banco per paura di assembramenti, bisognerebbe restare a tavola come in un ristorante qualsiasi. E allora che senso ha andare in discoteca? Non parliamo di quelle al chiuso. Se bisogna indossare la mascherina tra un sorso e l’altro, le persone sono pressochè irriconoscibili e non si capisce perché dovrebbero andare ad ascoltare musica in una discoteca, quando possono ascoltarla in cuffia su una spiaggia.
Questi sono solo alcuni dei paradossi che si profilano all’orizzonte in un’estate ancora piena di incognite e che potrebbe allontanare dal nostro Paese i turisti stranieri e gli stessi vacanzieri nostrani, desiderosi di vivere vacanze normali e in libertà, senza dover subire ancora una volta misure offensive per le libertà individuali e, in questo caso, anche per il buon senso.