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UCRAINA

Zelensky negli Usa, oltre la retorica un'alleanza difficile

La visita di Zelensky a Washington si presta a diverse valutazioni e interpretazioni. Viene vista come la consacrazione dell'alleanza fra Usa e Ucraina, ma giunge nel momento in cui il sostegno statunitense all'Ucraina è più freddo che mai. Si discuterà dell'invio di nuove armi, ma difficile pensare che la Nato possa esporsi di più.

Esteri 22_12_2022
Zelensky e Biden

La visita del presidente ucraino a Washington si presta a diverse valutazioni e interpretazioni che vanno ben al di là del linguaggio propagandistico con cui non solo a Kiev molti media hanno trattato l’argomento. Se da molti infatti la visita di Zelensky (che ha teuto un discorso al Congresso) viene vista come la “consacrazione” dell’asse anti-russo tra Washington e Kiev, confermato da un nuovo stanziamento di quasi 2 miliardi di dollari in armi statunitensi, non mancano le valutazioni più caute tese a evidenziare qualche crepa nel sostegno americano.

La prima tappa del viaggio negli Stati Uniti di Volodymyr Zelensky è stata fatta in treno, di notte, verso la Polonia dove il presidente ucraino ha raggiunto l'aeroporto polacco di Rzeszow dove si è imbarcato per Washington insieme all'ambasciatore americano a Kiev, Bridget Ann Brink. Dettagli non insignificanti sia perché Zelensky e Biden hanno tenuto segreta fino all’ultimo la visita, sia perché il presidente ucraino per ragioni di sicurezza si è mosso in treno e di notte sul territorio ucraino e infine perché l’aeroporto polacco di Rzeszow è di fatto una grande base aerea Usa/Nato dove affluisce la gran parte delle armi e munizioni occidentali diretti in Ucraina. Non si può quindi escludere che Zelensky, solitamente pronto a collegarsi via web col mondo intero, ma restio a lasciare Kiev, sia stato “convocato” a Washington dove in molti ambienti politici l’entusiasmo per la “guerra santa” contro la Russia e il sostegno “senza se e senza ma” al regime di Kiev (che ha messo fuori legge 12 partiti di opposizione e chiuso giornali e televisioni) si sono notevolmente raffreddati. 

Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ''non avrebbe intrapreso questo viaggio se non fosse in calo il sostegno negli Usa, mentre i russi tagliano le risorse energetiche e bombardano le città'' ha scritto su Twitter l'ex portavoce di Biden alla Casa Bianca Jen Psaki, che ora lavora per la tv MSNBC. Secondo il magazine statunitense Politico, il presidente ucraino chiederà agli Stati Uniti l’invio di missili balistici tattici ATACMS, capaci di colpire obiettivi a 300 chilometri di distanza e lanciabili dai lanciarazzi campali HIMARS già consegnati agli ucraini pur se con munizioni con un raggio d’azione limitato a 70 chilometri. Gli ATACMS consentirebbero alle forze ucraine di colpire più agevolmente in profondità il territorio russo, oggi bersagliato occasionalmente con vecchi droni modificati Tu-141.

Secondo una fonte citata da Politico "durante l’incontro con Biden e il suo team di sicurezza nazionale la delegazione ucraina dovrebbe fare un altro giro di richieste per la fornitura di sistemi missilistici tattici ATACMS e droni armati a lungo raggio Grey Eagle e Reaper". La Casa Bianca finora ha rifiutato categoricamente l'invio a Kiev di queste armi per evitare che vengano impiegate contro il territorio russo, elemento che innalzerebbe ulteriormente l’escalation tra Mosca e Washington tenuto conto che ieri il ministro della Difesa russo, Sergei Shoigu, ha evidenziato quanto gli Stati membri della Nato e soprattutto gli Stati Uniti siano ormai coinvolti direttamente nel conflitto in Ucraina. Shoigu ha riferito che più di 500 satelliti statunitensi e della Nato vengono utilizzati nell'interesse delle forze armate ucraine, inclusi più di 70 satelliti militari, che gli ufficiali di Stato Maggiore della Nato sono in zona di guerra in Ucraina e che più di 25 Paesi hanno speso finora 97 miliardi di dollari per fornire armi all'Ucraina. Inoltre migliaia di combattenti occidentali affiancano le truppe di Kiev, per addestramento, ma anche in combattimento come dimostrano numerosi video diffusi dallo stesso esercito di Kiev: ufficialmente si tratta di “volontari” ma è forte il sospetto che si tratti di militari regolari e contractors.

Secondo fonti sentite dalla Cnn, Biden annuncerà un nuovo pacchetto di aiuti militari all'Ucraina da 1,8 miliardi di dollari che comprenderà anche il sistema di difesa aerea missilistico Patriot, chiesto da tempo da Kiev. Un’arma in grado di intercettare aerei a lungo raggio (quindi anche sullo spazio aereo russo o bielorusso) e, su distanze più brevi, missili balistici e da crociera. Nei giorni scorsi la Germania ha negato lo schieramento dei suoi Patriot in Ucraina, come chiedeva la Polonia, ma l’impiego di questi missili richiederà però una forte presenza di personale e tecnici statunitensi poiché addestrare le truppe di Kiev a utilizzarlo richiederebbe molti mesi. Inoltre il numero di lanciatori e di missili da fornire a Kiev sarebbe per forza di cose limitato, obbligando quindi a scegliere quali obiettivi proteggere.

Il dispiegamento dei Patriot in Ucraina non risulterebbe quindi risolutivo nel fermare gli attacchi russi alle infrastrutture energetiche, ma potrebbe avere un doppio valore politico: da un lato confermare che gli Usa offrono le loro migliori armi all’Ucraina e dall’altro accontentare solo parzialmente le pretese di Zelensky offrendo armi difensive come i Patriot pur continuando a negare quelle offensive come i missili ATACMS e i droni Grey Eagle e Reaper, che il Pentagono vorrebbe peraltro evitare cadano in mani russe in caso di (probabile) abbattimento. 

Del resto in una guerra convenzionale che sta “bruciando” una quantità enorme di vite e di materiale bellico, l’Europa e gli Stati Uniti stanno finendo le riserve di armi e munizioni che possono cedere agli ucraini senza indebolire pericolosamente le proprie forze armate. Un elemento quest’ultimo che potrebbe influire in modo determinante sugli sviluppi di questa guerra. Va poi tenuto presente che l’ampio impiego di droni-kamikaze a lungo raggio da parte dei russi esporrebbe anche le batterie di Patriot al rischio di diventare bersagli dei raid russi, come ha più volte anticipato Dimitri Medvedev, vicepresidente del Consiglio di sicurezza della Federazione Russa, ieri non a caso recatosi a Pechino per consegnare personalmente un messaggio di Putin a Xi Jinping

Una visita non programmata, che potrebbe indicare che Mosca ha informato tempestivamente i cinesi circa le prossime iniziative politiche e militari che verranno adottate in risposta agli esiti della visita di Zelensky a Washington.