Zan, la Chiesa non vede l'ateismo.
Dietro la proposta di legge Zan ci sono precise forze ideologiche e culturali alle quali il mondo cattolico si è assimilato, non essendo oggi più in grado di combatterle perché ormai ad esse omogeneo.
Nel novembre 1965 Augusto Del Noce teneva una conferenza al centro culturale Puecher di Milano dal titolo “I cattolici e il progressismo”. Il testo è poi confluito nel libro “Il problema politico dei cattolici”, edito nel 1967. A rileggere oggi quelle parole si trovano molte spiegazioni dell’incoerenza della Chiesa di oggi verso il ddl Zan, incoerenza che allora Del Noce attribuiva al progressismo cattolico e che ora si è costretti ad attribuire ai vertici ecclesiastici. Bisogna riconoscere che certi spunti delnonciani di 55 anni fa erano veramente anticipatori.
Dietro la proposta di legge Zan ci sono precise forze ideologiche e culturali alle quali il mondo cattolico si è assimilato, non essendo oggi più in grado di combatterle perché ormai ad esse omogeneo. Per questo esso non solo non assume più azioni di contrasto, ma non comprende nemmeno più di avere in esse dei nemici sul piano culturale. Dietro la visione delle cose che il ddl Zan presuppone c’è la storia del marxismo italiano che nella fase matura della sua evoluzione si è incontrato con la società irreligiosa del laicismo borghese, collaborando con “la società tecnologica nello spegnimento della religione”.
Il progressismo cattolico si era illuso di incontrare il comunismo italiano separando in esso l’aspetto ateo da quello politico. Illusione, perché la coerenza organica del marxismo avvolse i cattolici nelle proprie spire. Con la rinuncia del comunismo alla rivoluzione, il suo ateismo non diminuì ma si intensificò, incontrandosi con l’illuminismo laicista della società edonista e individualista. Fu allora che il neo-illuminismo prese la guida sia del comunismo che del cattolicesimo, facendoli convergere verso lo stesso obiettivo. Lo sfiguramento del cattolicesimo fu però di gran lunga maggiore. Per questo oggi la Chiesa non vede più dietro un disegno di legge come lo Zan l’ateismo, ma solo moderati pericoli per la libertà di espressione, giudizio con il quale essa non si distingue più dal neo-illuminismo.
Secondo Del Noce l’adeguamento della Chiesa al modernismo neo-illuminista, verso il quale è transitata tramite il lungo periodo del “dialogo” con il marxismo, ha comportato il suo abbandono di una mentalità contemplativa a favore di una attiva e vitalistica. Il primo atteggiamento comportava “la superiorità dell’immutabile sul cangiante”, il secondo invece privilegia la vita, la quale però “costringe a credere quel che si ha bisogno di credere per vivere”. Nel passaggio dalle strutture universali dell’essere al vitalismo, la Chiesa deve sostituire all’idea di verità quelle di novità, autenticità, originalità, efficacia. La Chiesa ha abbandonato la metafisica: “per il neo-modernista vi sia scienza e vi sia religione, ma non possa esserci metafisica”.
La Chiesa oggi vive il primato dell’azione sulla contemplazione soprattutto nel suo pastoralismo, e ritiene che fare appello a un ordine metafisico impedirebbe il dialogo pastorale. Infatti, esprimendo le proprie posizioni sul ddl Zan, la Chiesa ha accuratamente evitato di parlare di un ordine naturale, di diritto naturale, di morale naturale, di identità antropologica, si è ben guardata dal “tentar le essenze”, mantenendosi sempre sul piano del vitalismo esistenziale. Non ha indicato strutture dell’essere valide per tutti, non si è mai appellata a principi universali della ragione e della rivelazione, ha invece sempre parlato di dialogo, di accoglienza, di incontro, ossia di vita sociologicamente intesa, lasciando tutte queste parole prive di contenuto.
Il laicista impegnato - notava del Noce - spera “che la religione, non più consentanea allo spirito moderno, accetti di confinarsi nella sfera di una vita privata che non interferisca più con i valori profani della vita pubblica e qui prosegua in forma rassegnata quel processo di estenuazione e di consunzione tranquilla che la storia e la scienza le hanno decretato”. L’incoerenza e la mancanza di coraggio della Chiesa di fronte al ddl Zan dimostrano questa “estenuazione” e “consunzione tranquilla” di una Chiesa che si considera semplicemente parte e non parla più per tutti. Di fronte alla posizione della Chiesa davanti alla legge Zan, “molti dei fedeli si domandano oggi che cosa sia il cattolicesimo, dato che vi sono due posizioni contraddittorie e contrastanti che pretendono una e l’altra di essere il vero cattolicesimo. Fenomeno di crisi ben più grave di ogni attacco esterno”.
Niente di più attuale di queste parole di 55 anni fa. Il punto è che i vertici ecclesiastici non si preoccupano di questa spaccatura e, anzi, guardano con sufficienza e superiorità chi chiede coerenza in ossequio della tradizione. Molto acuta la tagliente affermazione di Del Noce: “Mentre è possibile discutere con l’intellettuale rigorosamente marxista, non lo è invece col progressista cattolico”. In questo periodo di confronto con il ddl Zan, i vertici della Chiesa non hanno degnato di alcuna considerazione quanti, nella Chiesa, chiedevano chiarezza e coerenza di impostazione: “Per il progressista cattolico c’è, nei riguardi del tradizionalista, qualcosa di molto simile all’anatema; egli è per lui fuori del cristianesimo”. Parola di Del Noce.