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ELON MUSK

X si arrende e torna visibile in Brasile. Ma deve censurare gli oppositori

Dopo mesi di braccio di ferro viene sbloccato X nel Brasile di Lula. Fine della censura, ma solo pagando una multa, nominando un rappresentante legale e sospendendo gli utenti che "misinformano". 

Esteri 10_10_2024
Elon Musk  (La Presse)

Alla fine anche Elon Musk si è dovuto arrendere. Ha dovuto rispettare tutti i diktat della magistratura del Brasile. Il suo social network, X (ex Twitter) torna accessibile per tutti i 22 milioni di utenti brasiliani. Ma deve obbedire a tutte le condizioni, fra cui il pagamento di 5 milioni di dollari, la sospensione di tutti gli account che diffondono “disinformazione” e “misinformazione” (quindi: quelli sgraditi al presidente Lula) e nominando un rappresentante legale in Brasile.

«Autorizzo l'immediato ritorno delle attività» di X in Brasile, ha scritto martedì 8 ottobre il giudice della Corte Suprema Alexandre de Moraes. E da ieri, mercoledì, i brasiliani hanno avuto libero accesso alla piattaforma online. Lo stesso Alexandre de Moraes, nei mesi scorsi, aveva ingaggiato un braccio di ferro con Elon Musk, proprietario dell’ex Twitter, perché rifiutava di sospendere una serie di utenti che, per la magistratura brasiliana, diffondo disinformazione e “misinformazione”, termine più vago ed arbitrario con cui si indica una notizia vera data fuori contesto. Fra questi utenti da bloccare figuravano anche politici del Partito Liberale, dell’ex presidente Jair Bolsonaro, inclusi membri del Congresso. Lo scontro si era risolto con la completa sospensione di X, divenuto inaccessibile per tutti i brasiliani dal 30 agosto. Il social network conta 22 milioni di utenti nel paese sudamericano e la perdita, in termini economici è stata notevole.

Non solo era stato vietato l’accesso a X, ma anche metodi alternativi per aggirare il blocco, come l’uso di una Vpn, erano pesantemente multati: fino a 9mila dollari al giorno. La sospensione di X aveva provocato una serie di critiche e di proteste in Brasile, compresa una grande manifestazione a Sao Paulo in occasione del Giorno dell’Indipendenza, alla presenza di Jair Bolsonaro. All’inizio di settembre, X ha cambiato provider, permettendo a una parte dei suoi utenti di accedere ancora, nonostante il divieto, una mossa prontamente condannata da Moraes che ha minacciato nuove multe per la società, pari a 1 milione di dollari al giorno, per ogni giorno di attività. Ma alla fine ha prevalso la volontà della magistratura, anche perché la perdita economica era rilevante. A parte un manipolo di politici di destra che hanno continuato a sfidare i divieti e postare su X, gran parte degli ex utenti di Musk, incluse le principali aziende del paese e il presidente Lula, sono passati ad altri social network simili, come Bluesky e Threads. Valutati i pro e i contro, la battaglia per la libertà di espressione ha lasciato il posto a ragioni più commerciali.

Il 21 settembre scorso era già stato nominato un rappresentante legale brasiliano, l’avvocato Rachel de Oliveira Villa Nova Conceicao, come primo passo per la riapertura del servizio. Il rappresentante assume le responsabilità legali per l’azienda a livello locale, come richiesto dalla legge brasiliana. Musk, in agosto, non ne aveva nominato uno, temendo (vista l’aria che tirava) che venisse arrestato.  Il 4 ottobre X ha pagato la multa, alla banca sbagliata. L’importo è stato depositato su un conto presso la Caixa Economica Federal e non sul conto giudiziario presso il Banco do Brasil. Il giudice Moraes ha chiesto una correzione immediata «Il deposito di 28,6 milioni di reais non è stato effettuato correttamente sul conto collegato a questo processo nonostante la sua esistenza fosse pienamente nota all'imputato visti i blocchi e i depositi effettuati in precedenza», ha affermato Moraes, rinnovando il blocco. La situazione si è sanata solo l’8 ottobre, quando sono state accettate tutte le condizioni. Non solo il pagamento, dunque, ma soprattutto la sospensione degli utenti “disinformatori”.

«Dare a decine di milioni di brasiliani l'accesso alla nostra indispensabile piattaforma è stato fondamentale durante l'intero processo – recita il comunicato di X - Continueremo a difendere la libertà di parola, entro i limiti della legge, ovunque operiamo». La notizia è stata commentata positivamente da gran parte dei media, sia brasiliani che nordamericani, come una vittoria della buona informazione contro le “fake news”. Però è un precedente pericoloso. Oggi ogni governo sa come piegare una grande piattaforma online. Il Brasile è il primo paese democratico in cui un social network viene oscurato del tutto e costretto ad obbedire a condizioni di natura politica, quale la sospensione di membri dell’opposizione. Si è rotto un tabù.

Le elezioni americane si avvicinano. Forti di questo precedente, anche negli Usa potrebbe avvenire qualcosa di simile.



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