X Men
X-Men rivisita quel che è successo durante la II guerra mondiale in un campo nazista e rivela quello che è successo dopo.
- Regia: Matthew Vaughn; interpreti: James McAvoy, Michael Fassbender, Rose Byrne, Jennifer Lawrence, January Jones; genere: azione; durata: 132 min).
X-Men - L’inizio riesce in quello che pochi film tratti da fumetti provano a fare di questi tempi, ossia accetta di rischiare, e per questo riserva delle sorprese. Anche Thor, che è un film piacevole da vedere, in fondo non si discosta molto dagli altri prodotti del genere, ma X-Men invece, che pur si presenta con una lunghezza che potrebbe intimidire, calza perfettamente alla durata della pellicola, senza sembrare sovraccarico nella storia o nelle immagini. Forse anche perché, vista la storia che narra delle origini del gruppo e del suo antagonista, la scelta degli attori era fondamentale. Se negli scorsi titoli della saga Patrick Stewart e Ian McKellen davano l’idea di un antico legame deterioratosi nel tempo, James McAvoy (The Conspirator, Il leone, la strega e l’armadio) e Michael Fassbender (Jane Eyre, Bastardi senza Gloria) si dimostrano perfettamente all’altezza della situazione. Sarà anche perché a McAvoy è consentito fare quello che Stewart non poteva, ossia camminare, ma anche per quel tocco di umanità e di sana spensieratezza che ci rivela e in qualche modo “illumina” la gioventù di Xavier.
Ancora più inaspettatamente, il film rivela la storia toccante di Raven (poi ribattezzata Mystique), ottimamente giocata da Jennifer Lawrence (che già comunque aveva impressionato in Winter’s Bone). Raven è una specie di sorella acquisita di Xavier, anche se si intuisce che i suoi sentimenti per lui potrebbero anche andare oltre: fin dal loro primo incontro capiamo che Xavier è un ragazzo privilegiato per il dono che ha di leggere nel pensiero, ma anche perché appartiene a un ceto sociale superiore. Da subito questo però si associa nel ragazzo a un senso di responsabilità che lo porta a occuparsi degli altri, e specialmente nel cercare e difendere gli altri mutanti. Tanto efficace quanto McAvoy è Fassbender (Erik, poi Magneto). L'attore tedesco-irlandese offre una performance realmente impressionante nel ruolo del giovane capace di dominare il metallo che diventerà la grande nemesi di Xavier. L'infanzia di Erik è rappresentata con un’efficacia e una drammaticità da grande film storico e non potrebbe essere più lontana da quella di Xavier. Eppure, quando si incontrano, il loro rapporto, anche se destinato a spezzarsi, a volte è veramente toccante.
X-Men rivisita quel che è successo durante la II guerra mondiale in un campo nazista e rivela quello che è successo dopo, mettendo in rotta di collisione permanente Erik con un mutante malvagio dalla potenza pari alla sua: Sebastian Shaw, un Kevin Bacon che recita con una ferocia pari alla sua freddezza, capace di passare da ufficiale nazista a miliardario playboy segretamente intenzionato a rivendicare il mondo per la razza mutante. Shaw aggiunge (onore agli sceneggiatori) un tocco alla “cattivo di James Bond”: con la sua impostazione da anni 60, la Guerra fredda, i filmati con John Kennedy, l’intrigo internazionale, le tutine aderenti e lo spy-movie, riesce anche a dare agli X-Men una piacevole atmosfera da 007.
Beppe Musicco
- London Boulevard
(Regia: William Monahan; interpreti: Colin Farrell, Ben Chaplin, Keira Knightley, Ray Winstone; genere:thriller; durata: 103 min.)
Un tentativo riuscito di riportare in auge un genere un po' perduto nel cinema recente, il noir dai rivolti esistenziali. Un film che, più che per la trama spesso contorta e greve di incongruenze, si fa apprezzare per l'acume e la profondità con cui si guarda alla vita, al destino e alla morte.
- Le donne del 6° piano
(Regia: Philippe Le Guay; interpreti:Fabrice Luchini, Sandrine Kiberlain, Natalia Verbeke, Carmen Maura, Lola Dueñas; genere: drammatico; durata: 106 min).
Una storia di conformismo che diventa conoscenza reciproca, nata dal bisogno di condividere piccoli sprazzi di ordinaria umanità, sullo sfondo di una Spagna da cui si fugge perché il franchismo domina e quella di una Francia gollista dominata da una ipocrita borghesia.