WikiLeaks: diplomazia USA pro aborto e gay in Polonia
Nel 2009 l'ambasciata a Varsavia puntava il dito contro la Chiesa. Nessi con il recente voto contro la vita espresso dal parlamento polacco?
Nel giugno 2009 l’ambasciata statunitense a Varsavia inviava al proprio superiore a Washington, il Segretario di Stato, nella fattispecie Hillary Clinton, una nota di lamentela per il fatto che «sull’aborto vige in Polonia una delle leggi più restrittive di tutta l’Europa», e questo nonostante le forti pressioni in tema sia di aborto sia di contraccezione esercitate dalle Nazioni Unite. Il cablogramma informava della situazione i vertici della diplomazia e degli affari esteri di un’Amministrazione Obama ai primi passi (eletta nel novembre 2008, era entrata in carica solo nel gennaio 2009), citando espressamente gli sforzi compiuti da Anand Grover, inviato speciale dell’ONU su questioni riguardanti la salute, per operare un mutamento che ancora stentava però a mostrarsi.
Di fatti la grande mobilitazione del mondo pro-life polacco dei mesi scorsi ha fatto tutto tenendo all’oscuro soprattutto il mondo anglofono in cui agiscono media, fondazioni, lobby, personale politico e organismi internazionali potenti, ricchi e in grado di intervenire in ogni angolo della Terra per bloccare "il nemico". E questa è una buona garanzia di veridicità della notizia, visto che a darla, a poche settimane dalle elezioni politiche polacche del 9 ottobre, è nientemeno che l’entourage di Julian Assange.
Ora, della sua WikiLeaks non siamo mai stati grandi fan. Ci lasciano perplessi questioni sia di metodo sia di merito. Non capiamo il senso della sua azione, e ce ne sfuggono perimetri e scopi. Non siamo affatto sicuri che la sua sia genuina ansia di libertà, meno ancora che le sue delazioni producano del bene. Una buona parte del mondo, però, non la pensa come noi; e così, nonostante critiche e prese di distanze più o meno sincere, WikiLeaks furoreggia.
Prendendo dunque con le pinze le sue informazioni, cospargendo con abbondanti dosi di condizionali le nostre sintesi, e soprattutto e anzitutto attendendo conferma o smentita delle sue rivelazioni, riferiamo quanto rileva LifeSiteNews, il portale web di difesa del diritto alla vita, della famiglia naturale e della morale tradizionale che ha avuto la pazienza di frugare nei 250mila tra carte e papelli governativi messi in rete dai soci di Assange la settimana scorsa.
Si apprende così che, oltre al cablo sull’aborto di cui sopra, pochi mesi dopo, nell’agosto sempre del 2009, la medesima ambasciata di Varsavia, evidentemente assai attenta ai "princìpi non negoziabili" - anche se non dal verso giusto -, allarmava Washington in merito a un’altra questione spinosa. I diritti delle persone omosessuali, conculcati dal maggior nemico del loro riconoscimento pubblico, vale a dire la Chiesa cattolica.
Gl’incaricati d’affari USA in Polonia comunicavano così all’Amministrazione Obama che nel Paese slavo certi parroci soprattutto di campagna si incaponivano a definire «condizione deviante» la relazione fra persone dello stesso sesso nonostante «l’episcopato polacco abbia condannato la violenza e la discriminazione contro gay e lesbiche».
L’accusa dell’ambasciata si faceva del resto più precisa e feroce laddove stigmatizzava il fatto che ancora la Chiesa polacca «continua a etichettare gli atti omosessuali come peccati e a chiedere agli omosessuali di osservare l’astinenza», oltre a puntualizzare - in modo evidentemente intollerabile per i diplomatici USA a Varsavia - che coloro che si oppongono alle pretese degli omosessuali citano «a sostegno delle proprie posizioni i "valori cattolici" e il "diritto naturale"».
Stando al cablogramma di ambasciata diffuso da WikiLeaks, vi è poi anche un risvolto politico, giacché alcuni dei parlamentari polacchi più conservatori penserebbero d’imitare la vicina Lituania dove vige una legge che vieta alle scuole di descrivere l’omosessualità in termini positivi agli alunni. Ma, chiude l’informativa dei diploatici USA, la speranza non muore mai; e così, pur se la strada verso il riconoscimento pubblico dei "diritti" di gay e lesbiche è ardua, segnali incoraggianti giù ve ne sono.
Ripetiamo: l’attendibilità delle rivelazioni di WikiLeaks è sempre tutta da verificare e il complottismo fa sorridere, ma leggere ora di queste vecchie cose rende un poco più comprensibile l’altrimenti un po’ enigmatico destino toccato alla proposta di legge d’iniziativa popolare per la cancellazione dell’aborto polacco. Il 31 agosto il Sejm, la "camera bassa" di Varsavia, l’ha infatti bocciata con una maggioranza ristretta, ma con maggioranza assai più ampia ne aveva approvato la discussione franca in luglio. E come spiegare poi l’abissale divergenza di orientamenti tra il parlamento e i cittadini (che quell’assise eleggono), cittadini che i sondaggi danno amplissimamente contrari all’aborto e quindi alle scelte dei loro deputati?