Washington, in marcia per difendere il matrimonio
Il 26 marzo si è svolta a Washington la prima “Marcia in difesa del matrimonio”, sull’esempio della fortunata “March for Life”.
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Il 26 marzi si è svolta a Washington DC la prima “Marcia in difesa del matrimonio”, sull’esempio della fortunatissima “March for Life” che ogni anno si snoda – sempre più partecipata – per le strade della capitale USA a sostegno dei valori della vita, del matrimonio e della famiglia.
L’iniziativa, benedetta e supportata dalla Conferenza Episcopale del Nord America – che ha indetto per tutto il 2013 uno speciale tempo di preghiera proprio dedicato al matrimonio –, è stata promossa dall’”Organizzazione Nazionale per il Matrimonio” e ha goduto, nei giorni scorsi, dell’approvazione di politici, membri del Congresso e intellettuali, americani e non.
La scelta della data non è ovviamente casuale: proprio il 26 marzo la Corte Suprema – consesso di giudici nominati a vita quali garanti della Costituzione – ha iniziato l’esame del ricorso presentato contro la Proposition n. 8 della California. Esito di un referendum del 2008, la Proposition abroga la precedente disposizione di legge che permetteva nello Stato il matrimonio tra persone dello stesso sesso, in pieno contrasto, quindi, con una antecedente sentenza della Corte Suprema. Proprio per questa supposta incostituzionalità, la Proposition è stata più volte impugnata e dichiarata illegittima dal Tribunale statale della California e, ora, è al vaglio finale ed inappellabile della Corte Suprema stessa, dopo un accorato appello del Presidente Barak Obama alla sua abrogazione totale in vista di una riforma costituzionale per ridefinire l’istituto del matrimonio.
Il matrimonio negli USA è bombardato da più fronti, tanto che la Marcia si mostra come necessaria testimonianza in difesa della famiglia in uno scenario sempre più difficile. E’ di pochi mesi fa, ad esempio, la decisione del Dipartimento della Difesa di permettere l’unione tra persone dello stesso sesso all’interno delle caserme, delle basi militari e navali delle forze armate USA; ma, oltre alle esplicite politiche dell’attuale Amministrazione – che intende seguire alla lettera l’agenda per i diritti degli omosessuali sponsorizzata con tenacia dall’ex segretario Hilary Clinton – ora anche il mondo accademico-scientifico americano si schiera dalla parte della parificazione tra matrimoni eterosessuali e non.
Il 21 marzo l’Accademia americana di Pediatria (AAP) ha pubblicato un documento in cui vengono approvate le unioni tra omosessuali e incoraggiata l’adozione di bambini da parte di coppie gay o lesbiche; il tutto, si legge nel comunicato, per favorire stabile sviluppo e crescita serena del bambino. «I bambini prosperano in famiglie che sono stabili e che forniscono sicurezza permanente, e il modo in cui farlo è attraverso il matrimonio», sostiene il dott. Benjamin Siegel, Presidente della commissione AAP sugli aspetti psicosociali del bambino – nonché uno degli autore del documento –, argomentando poco scientificamente che il matrimonio sia «indipendentemente dall'orientamento sessuale dei genitori, il modo migliore per garantire sicurezza per i figli».
La prospettiva auspicata dall’Accademia pediatrica USA è quella di un riconoscimento civile, economico e sociale a livello federale che permetta a coppie formate «da genitori singoli, co-genitori o genitori» di sposarsi e adottare bambini.
Mentre non si può fare a meno di notare la confusione terminologica in cui la stessa AAP incappa – inventando la fantasiosa nozione di “co-genitore”, qualifica presumibilmente da riconoscersi al partner di una coppia omosessuale che non è uno dei due genitori biologici del figlio adottato – balza agli occhi anche la pretestuosità dell’intero documento. Non solamente, infatti, mancano, nel documento, basi scientifiche o riferimenti a studi, ricerche o principi assodati della psicologia - secondo i quali tali affermazioni debbano essere accolte con l’autorevolezza che un pronunciamento di un’Accademia medica meriterebbe – ma risulta palese anche la componente ideologica nell’intera dichiarazione.
Pubblicato come anticipazione di un focus dell’Accademia tutto dedicato alla psicologia infantile in relazione al matrimonio dei genitori, il documento stupisce per la sua attualità politica: è stato diffuso sul sito dell’AAP proprio una manciata di giorni prima l’inizio dei lavori della Corte Suprema sulla Proposition n. 8 e il direttivo dell’”Organizzazione nazionale per il Matrimonio” mette in guardia sull’influenza che i pediatri avranno sicuramente sulla decisione dei Giudici Supremi.
Guadagnandosi di certo il plauso del Governo Obama, i pediatri insistono poi molto sul riconoscimento di incentivi economici e agevolazioni fiscali per tutte le coppie che intendono adottare figli poiché «molti studi attestano il normale sviluppo dei bambini di coppie dello stesso sesso quando […] i genitori hanno un forte sostegno sociale ed economico».
Anche da questo punto di vista la posizione dell’APP – nuovamente poggiante su fumosissime basi scientifiche – mostra una chiara scelta politico-ideologica di fondo, volendo fornire un partigiano supporto accademico alle politiche sociali e legislative di parificazione tra matrimonio eterosessuale e non in tutti gli Stati federali.