Votazioni al Sinodo: vietato dubitare
La "conversazione nello Spirito" prevedeva solo "sì/no", senza possibilità di astenersi, quale che fosse la complessità della questione. Un "referendum", secondo il Sismografo.
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Conclusa la "sessione 2023" del Sinodo sulla sinodalità, Il Sismografo segnala «un fatto importante»: la "conversazione nello Spirito" aveva quale unico sbocco possibile domande a risposta chiusa: sì/no, tertium non datur. E questo per oltre 200 votazioni.
Quale che fosse la domanda, la materia e la complessità, i membri votanti «hanno avuto queste due alternative: "Sì" e "No". Una terza, quella necessaria e giusta, dovuta, di fronte a questioni rilevanti e delicate, e cioè "l’astensione", non esisteva»; questo significa che non c'era posto per perplessità o per richieste di chiarimento. Una modalità alquanto singolare, sottolinea Il Sismografo, «in un Sinodo che ha fatto del "discernimento" il cuore dell'assemblea e delle discussioni».
Non era contemplato che qualcuno dubitasse o avesse bisogno di più tempo per riflettere poiché evidentemente «nel Sinodo era vietato dubitare. Tutto era una certezza e chi questa certezza non l'aveva era "contro"». Il tutto, ripetuto per ben 200 volte, ha un nome: «si è voluto fare un referendum». E guai a chi avesse dubia.