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LA CURIOSITÀ

Von der Leyen, quell'antenata che pregava con le anime del Purgatorio

La principessa Eugenie von der Leyen (1867-1929), che negli ultimi otto anni di vita ricevette costantemente visite da anime del Purgatorio, era antenata (acquisita) dell'attuale presidente della Commissione europea..

Ecclesia 03_04_2020

In questi giorni, il centro di Roma è deserto e, nelle rare, furtive passeggiate di necessità, si apprezzano tanti dettagli nascosti disseminati fra le architetture barocche: Madonne ovunque, mille icone, lapidi, epigrafi, pitture che parlano di indulgenze, preghiere per i defunti ed elemosine per lampade perpetue. Presso la chiesa di S. Maria dell’Orazione e Morte, in Via Giulia, due marmi con incisi scheletri alati inchiodano alla cruda realtà dell’esistenza: “Hodie mihi, cras tibi” (Oggi a me, domani a te).

Forse anche perché in questi giorni si è compiuto un bel salto verso la Tradizione, da Pachamama alle indulgenze plenarie, si torna a riflettere su uno dei dogmi fondamentali e identitari del Cattolicesimo: il Purgatorio. Tema ormai quasi del tutto abbandonato anche perché nel dialogo interreligioso è divenuto “clericalmente scorretto”: né gli ortodossi, né i luterani lo contemplano e quindi è meglio accantonarlo.

Capita così che, in quarantena, ascoltando qualche catechesi “proibita” su Youtube dedicata ai Novissimi, esca fuori un nome famoso che fa sobbalzare sulla sedia: “von der Leyen”. Il pensiero corre subito alla bionda PresidentA della Commissione Europea, la stessa cristiano-democratica che, in modo molto cristiano e democratico, ci ha appena negato i Coronabond.  Ma non si tratta di lei, che tra l’altro, nata Albrecht, ha solo sposato il barone Heiko von der Leyen, rampollo di una antica e stimata famiglia tedesca.

Parliamo, bensì, di una sua antenata acquisita, la principessa Eugenie von der Leyen (1867-1929), che negli ultimi otto anni di vita ricevette costantemente visite da anime del Purgatorio. Come l’austriaca Maria Simma, anche Eugenie, da giovane, voleva farsi suora, ma la sua salute precaria glielo impedì. Visse così come sorella nubile del principe Erwin II von der Leyen nel castello di Bayrisch Schwaben. Era una donna alta, di bella presenza, gioviale e semplice, buonissima, sempre pronta ad aiutare tutti e a prodigarsi per le persone bisognose. Molto amata dai villici,  aveva una ricca vita spirituale interiore che però non poteva condividere facilmente con la propria famiglia, d’impronta piuttosto laico-liberale. Il suo unico confidente era il confessore, padre Sebastian Wieser che, in una dichiarazione giurata, affermò come la principessa fosse totalmente credibile e che, anzi, lei avesse cominciato a tenere un diario delle apparizioni dietro suo impulso.

La prima di tali esperienze avvenne nell’agosto 1921: "Fra due alberi ho visto una suora. Dava l'impressione di aspettarmi e le sono corsa incontro. Improvvisamente era sparita, senza lasciare traccia". La religiosa, che aveva un’espressione molto triste, apparve varie volte di notte nella camera della principessa che alla fine, pur spaventatissima, trovò il coraggio di chiederle cosa voleva. La monaca rispose: “Non ti ho mandato i venti marchi che servivano per le missioni”. Eugenie fece così celebrare venti marchi di messe per le Anime del Purgatorio e quando la suora apparve di nuovo, era inondata di luce, raggiante e con un’espressione felice.

Nel 1923, per varie volte, venne a trovarla una donna  che si lamentava di come nessuno pregasse con lei. “Allora non mi avevano ancora detto che dovevo pregare con loro – annotava la von der Leyen - Questo è stato un sollievo per me, perché così avevo meno paura".

Queste anime si manifestavano come persone normali, tanto che spesso la principessa non riusciva a distinguerle dai vivi a meno che non recassero dettagli inquietanti, come le mani sporche di sangue di un cavaliere antico (che “aveva ucciso”) o come la massaia Babette la quale, “con un vestito strappato camminava irrequieta nella stanza e mi guardava con gli occhi sgranati”. La sua bocca era ulcerata poiché, come spiegò alla veggente: “Devo soffrire, perché ho calunniato e ho detto molte bugie!”.

Anche per quest’anima, Eugenie offrì delle messe, fin quando fu liberata e non venne più. Nessun altro vedeva le anime, solo gli animali e il piccolo nipote di Eugenie, il principino Wolfram che a volte avvertiva la zia della presenza di qualcuno di inaspettato.  Il diario di Eugenie rimase di proprietà della famiglia fin quando la principessa romana Nives Ruffo della Scaletta, consorte del principe Erwin III von der Leyen non lo regalò a papa Pio XII.

Le esperienze descritte sono simili a quelle riferite da mistici e santi come S. Padre Pio, S. Teresa d’Avila, S. Francesca Romana, la venerabile Francesca del S.S. Sacramento, S. Veronica Giuliani, S. Maria della Croce, S. Gemma Galgani, la beata Katharina Emmerick e molti altri.

Secondo la Dottrina cattolica, le anime dei morti possono spontaneamente manifestarsi ai vivi se autorizzate da Dio. Al contrario, le “anime” evocate dagli spiritisti, sono sempre demoni che si camuffano. Non è un caso che mentre le prime chiedano - quasi sempre dolorosamente - messe e preghiere, le seconde ammanniscano precetti di apparente saggezza buonisteggiante che, la maggior parte delle volte, fanno riferimento alla reincarnazione. Un “bug” estremamente insidioso (e deresponsabilizzante) per la fede delle persone che danno loro retta.