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IL PAPA

Volontariato non può essere umanitarismo

Se perde le sue caratteristiche di «segno della presenza di Cristo» nel mondo, il volontariato stesso diventa un'ideologia. Lo ha detto oggi il Papa.

Attualità 11_11_2011
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L'11 novembre Benedetto XVI ha ricevuto in Vaticano i partecipanti all’Incontro dei volontari cattolici dei Paesi Europei, promosso dal Pontificio Consiglio «Cor Unum» in occasione dell’Anno Europeo del Volontariato 2011.

In un mondo «segnato dalla crisi e dall'incertezza», ha detto il Papa, il ruolo del volontariato diventa ancora più importante. Persone colpite dalla crisi e tentate dalla disperazione vedono nella disponibilità dei volontari la prova che «la bontà esiste e sta persino crescendo in mezzo a noi».
Ma è molto importante, ha aggiunto il Papa, sottolineare sempre che il volontariato cattolico non è una semplice espressione di umanitarismo. È «bene fatto nel nome di Gesù Cristo». «Per i cristiani il volontariato non è una semplice espressione di buona volontà. È fondato su un'esperienza personale di Gesù Cristo».

Ci sono precise ragioni teologiche che fondano questa visione del volontariato cattolico. Il volontariato prosegue nella storia il servizio di Cristo, che «fu il primo a servire l'umanità». Risponde all'essenza stessa dell'amore di Dio - il Pontefice ha ricordato il titolo della sua prima enciclica, «Deus Caritas est» - che «ci sfida e ci libera». E nell'Eucarestia dalla «dimensione verticale» del dono divino discende la «dimensione orizzontale» del servizio gratuito alla persona.

La retta ragione ci permette già di scoprire, attraverso una corretta antropologia della persona , che in ciascuno vive naturalmente «un umano desiderio di solidarietà e una vocazione fondamentale all'amore». La grazia di Dio «perfeziona, rafforza ed eleva questa vocazione e ci rende capace di servire senza premio, soddisfazione o ricompensa».  Il mondo ha un disperato bisogno, consapevole o inconsapevole, dell'amore di Dio, mentre si diffondono «povertà, solitudine, emarginazione e ignoranza». Nel volontario cattolico deve diventare possibile incontrare l'amore di Dio e sperimentarlo come visibile. «Naturalmente i volontari cattolici non possono rispondere a tutte le necessità, ma questo non deve scoraggiarci».

L'essenziale, ha ripetuto il Papa, è che non scambiamo il volontariato cattolico per quello che non è. «Non dobbiamo lasciarci sedurre da ideologie che pretendono di cambiare il mondo sulla base di una visione puramente umana». Se perde le sue caratteristiche specifiche di «segno della presenza di Cristo» nel mondo, il volontariato stesso diventa un'ideologia. Né le leggi e le autorità degli Stati, ponendo condizioni inaccettabili, possono chiedere al volontariato cattolico di tradire se stesso. Alludendo ai delicati casi in cui a organizzazioni caritative cattoliche è stato chiesto o anche imposto di partecipare a programmi che comprendono l'aborto o la distribuzione di anticoncezionali, il Papa ha affermato che «è dovere delle autorità pubbliche riconoscere e apprezzare questo contributo [del volontariato cattolico] senza distorcerlo».

Ricordando la memoria liturgica di San Martino di Tours e l'episodio del mantello del santo donato al povero, Benedetto XVI ha messo in guardia contro ogni interpretazione puramente umanitaria anche di questo gesto, che nasce piuttosto dalle specifiche «radici spirituali» dell'amore di Gesù Cristo. «Se queste radici spirituali sono negate o oscurate e il criterio della collaborazione diventa puramente utilitaristico quello che è maggiormente distintivo del servizio che fornite rischia di andare perduto, e questo danneggia la società nel suo insieme». La società infatti, che lo sappia o no, ha bisogno di amore.  I giovani, in particolare, «vogliono amare ed essere amati». Ma un amore puramente umano non soddisfa in radice questo bisogno. Solo l'amore di Cristo rende felici e salva.