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Vocazioni, «il primato della vita dello spirito»

La vita sacerdotale non è un progetto umano, ma una iniziativa di Dio. Per questo non ha senso "ripensarla".

Attualità 01_02_2011
vocazione

Una forte risposta a chi pensa che le vocazioni al sacerdozio nella Chiesa non ci siano più e che occorra ripensare la vita sacerdotale, magari rinunciando al celibato, è venuta da Benedetto XVI con la pubblicazione odierna di un Messaggio alla II Conferenza Continentale Latino-Americana delle Vocazioni, in corso a Cartago, in Costa Rica, formalmente datato 21 gennaio.

Il Papa ricorda che la dimensione vocazionale è costitutiva della Chiesa e occupa un posto privilegiato nel cuore del Pontefice. Si rallegra pure del fatto che in molte zone dell'America Latina i dati sulle vocazioni sacerdotali sono molto migliori che altrove.

Il cuore del Messaggio è il legame che Benedetto XVI stabilisce fra vocazioni e vita spirituale. «Tra i molti aspetti - spiega il Papa - che si potrebbero considerare per promuovere le vocazioni, vorrei segnalare l'importanza della cura della vita spirituale». Contrariamente a quanto molti pensano, «la vocazione non è frutto di alcun progetto umano o abile strategia organizzativa». Certamente i progetti e le strategie non sono inutili, ma «nella sua realtà più profonda la vocazione è un dono di Dio, un'iniziativa misteriosa e ineffabile del Signore che entra nella vita di una persona catturandola con la bellezza del suo amore e suscitando di conseguenza una consegna di se stesso totale e definitiva a questo amore divino».

Ben venga dunque la cosiddetta «programmazione pastorale», ma purché si tenga sempre presente «il primato della vita dello spirito». L'esperienza insegna che dove nelle famiglie si coltiva ancora la vita spirituale, lì non esiste crisi delle vocazioni. Nelle famiglie «è necessario offrire alle giovani generazioni la possibilità di aprire i cuori a una realtà più grande: a Cristo, l'unico che può dare significato e pienezza alle loro vite».

L'ostacolo alle vocazioni, afferma Benedetto XVI, è il diffuso senso di «autosufficienza» che può essere vinto solo attraverso la vita spirituale ordinata, che insegna fin dalla più giovane età a «identificarsi sempre di più con la volontà di Dio».

Come spesso avviene, il Papa vola più alto rispetto a tante spiegazioni meramente sociologiche, e tuttavia tiene conto della sociologia. Questa mostra in effetti che le vocazioni dipendono dalla complessiva tenuta del tessuto sociale e dal «tono» spirituale delle diocesi e degli ordini religiosi. Sono questi, alla fine, gli elementi più importanti per rispondere alla crisi delle vocazioni. Il dato statistico dimostra che il celibato non c'entra. Dove il tessuto sociale è sfasciato e la vita spirituale langue si trovano con grande difficoltà anche i pastori anglicani o luterani, che pure possono sposarsi.