Viviamo per la vita eterna?
Dio non è dei morti, ma dei viventi; perché tutti vivono per lui (Lc 20, 38)
In quel tempo, si avvicinarono a Gesù alcuni sadducèi - i quali dicono che non c’è risurrezione - e gli posero questa domanda: «Maestro, Mosè ci ha prescritto: “Se muore il fratello di qualcuno che ha moglie, ma è senza figli, suo fratello prenda la moglie e dia una discendenza al proprio fratello”. C’erano dunque sette fratelli: il primo, dopo aver preso moglie, morì senza figli. Allora la prese il secondo e poi il terzo e così tutti e sette morirono senza lasciare figli. Da ultimo morì anche la donna. La donna dunque, alla risurrezione, di chi sarà moglie? Poiché tutti e sette l’hanno avuta in moglie». Gesù rispose loro: «I figli di questo mondo prendono moglie e prendono marito; ma quelli che sono giudicati degni della vita futura e della risurrezione dai morti, non prendono né moglie né marito: infatti non possono più morire, perché sono uguali agli angeli e, poiché sono figli della risurrezione, sono figli di Dio. Che poi i morti risorgano, lo ha indicato anche Mosè a proposito del roveto, quando dice: “Il Signore è il Dio di Abramo, Dio di Isacco e Dio di Giacobbe”. Dio non è dei morti, ma dei viventi; perché tutti vivono per lui». (Lc 20, 27-38)
Per cercare di indurLo in contraddizione, i sadducèi interrogano Gesù sul destino della vedova di più fratelli. Gesù risponde loro che dopo la morte e la resurrezione la realtà non sarà del tutto uguale a quella che abbiamo sperimentato. Tale cambiamento si manifesterà anche nell’assenza della vita matrimoniale. Per iniziare a dimostrare tale realtà anche ai sadducèi, Gesù conclude la Sua replica citando il terzo capitolo del libro dell’Esodo, anche da loro ritenuto divinamente ispirato. In occasione della rivelazione del Suo Nome a Mosè, il Signore afferma di essere tutt’ora, utilizzando il verbo al presente e non al passato, il Dio di patriarchi che avevano già concluso la loro vita terrena. Ciò implica logicamente l’affermazione della sopravvivenza dell’anima dopo la morte terrena. Riflettiamo quindi seriamente su quanto incide nelle nostre giornate l'unica vita che dovrebbe interessarci davvero. Cioè la vita eterna.