Vittoria della Nuova BQ Suwaidan non entra in Italia
L’imam Tareq al-Suwaidan, invitato il prossimo maggio in Italia dall’Associazione Islamica Italiana degli Imam e delle Guide Religiose di San Giovanni in Lupatoto, «non potrà entrare e non entrerà in Italia». Lo ha confermato il ministro Alfano. Ora l'auspicio è che si indaghi anche sull'associazione che lo ha invitato e sulla galassia dei Fratelli Musulmani in Italia.
L’imam Tareq al-Suwaidan, invitato il prossimo maggio in Italia dall’Associazione Islamica Italiana degli Imam e delle Guide Religiose di San Giovanni in Lupatoto, «non potrà entrare e non entrerà in Italia». Lo ha confermato ieri pomeriggio durante il question time alla Camera il ministro dell’Interno Angelino Alfano.
Il Ministro ha ricordato che il predicatore «è stato inserito dal Belgio nel sistema informativo Schengen dal novembre 2014 e in virtù di questo inserimento gli è stata inibita la possibilità di accedere in uno qualsiasi dei Paesi di quell’area, Italia ovviamente compresa. Un’eventuale domanda di rilascio di visto verrebbe automaticamente rigettata. E nel caso in cui l’imam tentasse comunque di varcare i nostri confini verrebbe immediatamente fermato e respinto.» Tuttavia la dichiarazione più importante e significativa è quella in cui Alfano sottolinea che si tratta di una «figura ben nota alle nostre forze di polizia e a quelle degli altri Paesi dell’area Schengen in relazione alle sue attività precedenti di predicazione, connotate per contenuti radicali, antioccidentali e antisemiti e per la sua nota vicinanza ai Fratelli musulmani».
A denunciarne i contenuti radicali, antioccidentali e antisemiti è il nostro Ministro dell’Interno, le forze di polizia di paesi Schengen, ovvero persone e istituzioni preposte alla nostra sicurezza. Denuncia che è agli antipodi delle dichiarazioni all’Arena di Aboulkheir Breigheche, addetto alla comunicazione dell’Associazione, che – dopo la denuncia de La Nuova Bussola Quotidiana e dopo avere precisato che Suwaidan era stato invitato come tecnico della comunicazione – aveva ammesso di conoscerlo molto bene e che si trattava di una “persona illuminata, aperta, moderata che sa anche criticare il mondo occidentale.”
E’ quindi più che lecito domandarsi il perché di due opinioni così discordanti sul predicatore, il perché l’annuncio dell’evento sia stato pubblicato solo in arabo e soprattutto come si possa giudicare Suwaidan un moderato e illuminato.
Tutto questo dovrebbe portare il Ministro Alfano ad allontanare dal Tavolo di confronto con i rappresentanti delle comunità e delle associazioni islamiche del Ministero dell’Interno quanto meno la rappresentante dell’Associazione ovverosia Nibras Bregheiche, figlia di Aboulkheir. Potrebbe avviare altresì un’indagine sull’Associazione stessa e i membri del suo direttivo che includono Anwar al-Nihmi (presidente e imam del Centro islamico di Verona), Amin al-Hazemi (vicepresidente e membro dell’European Council for Fatwa and Research presieduta da Yusuf Qaradawi), Abdullah Tchina (tesoriere, imam della moschea di Cascina Gobba e rappresentante del Coordinamento delle Associazioni Islamiche di Milano in varie occasioni), Wajih Saad (responsabile culturale e imam a Reggio Emilia), Gharbi Sabri (segretario) e i due Bregheiche, Aboulkheir (addetto alla comunicazione) e Nibras (responsabile del dialogo interreligioso). Inoltre se uno dei motivi che hanno portato all’allerta europea è anche la “vicinanza” – che nel caso di Suwaidan è una vera affiliazione – alla Fratellanza Musulmana che è, come ha ribadito il Primo Ministro britannico, molto spesso l’anticamera della radicalizzazione, allora Alfano dovrebbe ripensare il suo approccio all’Associazione e a tutta la galassia dell’islam politico italiano.
Per limitarci solo all’Associazione che ha invitato Suwaidan, nel volantino illustrativo che l’associazione stessa ha stampato e diffuso si legge: “Già da circa vent’anni diverse istituzioni islamiche europee hanno cominciato a lavorare in questo senso come per esempio l’IESH, l’Istituto Europeo di Scienze Umane in Francia con sedi in diversi paesi europei e come la European Assembly of Imams and Spiritual Guides che ha sede a Stoccolma in Svezia e sezioni in diversi paesi europei.”
Entrambe le istituzioni, e in modo particolare lo IESH, sono state classificate in numerosi studi accademici sulla presenza dei Fratelli musulmani in Europa – da Lorenzo Vidino a Brigitte Marechal, da Gilles Kepel a Samir Amghar - come afferenti all’ideologia della Fratellanza e come suoi preposti luoghi di formazione. Nel Comitato Scientifico dello IESH, fondato negli anni Novanta e che vanta oggi almeno tre sedi in Francia (Chateau-Chinon, Parigi-Saint Denis e Orleans) e altre sedi nel Regno Unito, figura Ali Abu Shwaima, controverso responsabile del Centro Islamico di Milano e Lombardia che è anche membro del board dei Garanti di Europe Trust, una Ong fondata a fine anni Novanta per gestire investimenti prevalentemente immobiliari al fine di finanziare i progetti europei della Federazione delle Organizzazioni Islamiche in Europa (FOIE). E’ interessante notare che lo IESH di Chateau Chinon venne fondato per volontà dell’UOIF, corrispondente francese dell’Ucoii, e della FOIE con un cospicuo contributo proveniente da Europe Trust. Europe Trust potrebbe essere la fonte di parte del finanziamento del Centro di San Giovanni Lupatoto.
Per tornare ai riferimenti ideologici del nuovo centro di formazione per gli imam italiani, il suddetto volantino ribadisce che “i riferimenti dell’Associazione sono: lo Statuto e i regolamenti interni, i principi dell’islam e la legge italiana”. Il link citato conduce ancora una volta alla FOIE e alla Carta dei Musulmani d’Europa, elaborata dalla FOIE tra il 2000 e il 2002, documento - pubblicato nella sua versione italiana lo scorso 3 dicembre sulla pagina Facebook della Associazione Islamica Italiana degli Imam e delle Guide Religiose – che rappresenta un punto di riferimento per chiunque voglia conoscere le linee guida dell’istituzione.
Il legame tra la FOIE e l’Associazione Islamica Italiana degli imam e delle Guide religiose passa anche attraverso Abulkheir Bregheiche, ex presidente dell’Alleanza Islamica in Italia che è il membro ufficiale italiano della FOIE e che vanta nel Consiglio dei Garanti l’attuale presidente dell’UCOII Izzeddin Elzir. Elzir è anch’egli nel direttivo attuale della FOIE tanto da figurare in prima fila – con Maher Kabakebbji e Sumaya Abdel Qader - in una fotografia di gruppo pubblicata in un volantino del 2015.
Non è una novità che l’Associazione di San Giovanni in Lupatoto, l’UCOII, Islamic Relief Italia e tutta la galassia a loro connessa abbia come riferimento l’ideologia della Fratellanza, che abbia invitato nel corso degli anni predicatori controversi come Wagdy Ghoneim – definito da Hamza Piccardo un sapiente - , Omar Abdelkafy e Suwaidan e che abbia come riferimento teologico Yusuf Qaradawi, che è all’origine del progetto di Suwaidan, che giustifica gli attentati suicidi e che è noto per le idee altrettanto radicali.
L’auspicio è che la decisione di non fare entrare Suwaidan nel nostro paese conduca a fare maggior chiarezza con l’Associazione che lo ha invitato e il suo direttivo, con il Consiglio Islamico di Verona che lo voleva ospitare, con l’Ucoii stessa che reputa l’Associazione un partner. Non è più il momento di giocare con le parole, occorrono fatti e onestà da parte di chi vuole essere un referente istituzionale, ma troppo spesso nega l’evidenza di un’affiliazione ideologica con chi alla condanna del terrorismo aggiunge troppi se e ma, con chi promuove un’ideologia e non una religione. Al Ministro Alfano il prossimo passo.