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Vino per la Messa in carcere: linee-guida dei vescovi texani

La conferenza episcopale del Texas offre chiarimenti a beneficio del personale penitenziario non cattolico.

Borgo Pio 16_05_2024

Il vino destinato a diventare Sangue di Cristo è materia necessaria per la consacrazione e dunque per la validità della Messa, ma questo non infrange le rigide norme che regolano la vita dietro le sbarre. È quanto spiegano i vescovi del Texas nelle linee guida pubblicate a beneficio del personale penitenziario non cattolico, che potrebbe quindi non comprendere la necessità di introdurre vino nelle carceri.

È necessario ma solo per il prete, chiariscono, spiegando che i detenuti si comunicheranno solo con la specie dell'Ostia consacrata. «Il consumo di vino in queste circostanze non sarà considerato consumo di alcol o ingestione di sostanze illegali», tanto più che il solo sacerdote si comunica anche al calice. Altri chiarimenti riguardano l'approvvigionamento e soprattutto la custodia, di cui è responsabile la cappellania: «deve essere conservato dietro due porte chiuse (ad esempio, in una cassaforte chiusa o in un armadietto/frigorifero all'interno di un ufficio chiuso a chiave) in un'area sicura inaccessibile ai detenuti».

Last but not least, «i cattolici credono che Cristo sia veramente presente nel pane e nel vino consacrati usati durante la Messa» – spiegazione a beneficio del personale non cattolico, ma che vale la pena rispiegare anche a non pochi cattolici.