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a cura di Stefano Fontana

Il problema

Vicepresidenti UE, le audizioni sono un esame di ideologia

Le audizioni per la nomina dei vicepresidenti della Commissione europea sono contraddistinte da un processo alle intenzioni: i candidati sono chiamati di fatto a confessarsi, davanti a “giudici” che ne valutano la conformità all’ideologia europeista.

Dottrina sociale 15_11_2024

Si sono tenute nei giorni scorsi le audizioni al Parlamento europeo per la nomina dei vicepresidenti della Commissione europea. Tale prassi è prevista anche per i commissari. Allo stato attuale sembra che il candidato Italiano Raffaele Fitto trovi diverse opposizioni: i socialisti hanno dichiarato che non intendono votarlo. Lo stesso capita per la candidata spagnola Teresa Ribera, una dei vicepresidenti designati e ministro del governo Sanchez. La situazione di stallo mette a rischio la Commissione presieduta da Ursula von der Leyen.

Al di là di questi giochetti politici, un aspetto interessante della questione sta in questa specie di esame ai raggi x, una risonanza magnetica della visione della vita dei candidati, un processo alle loro intenzioni messo in scena al Parlamento europeo. I candidati sono chiamati a confessarsi davanti ad una specie di tribunale nella speranza di venire assolti. Raffaele Fitto, per esempio e a quanto risulta dalle cronache, ha dovuto dare assicurazione che, se nominato, non rappresenterà né un partito né una nazione, ha dovuto presentarsi come un astratto vicepresidente di dichiarata fede europeista. Lui è considerato un “conservatore” e quindi si è dovuto sottomettere all’esame di una maggioranza parlamentare popolare-verde-socialista che politicamente sta dalla parte opposta. Mentre lui ha dovuto negare di provenire da un partito, i “giudici” emettono la loro “sentenza” partendo proprio da posizioni di partito. Però la “finzione” europeista considera la loro decisione come “europea” e non di parte.

Il punto, allora, è che queste audizioni da nuova inquisizione fanno un esame “ideologico” e si permettono di vagliare e valutare la fedeltà del candidato all’ideologia dell’europeismo così come il potere l’ha codificata. Tutti ricordiamo quanto successe nel 2004 a Rocco Buttiglione, candidato italiano alla nomina di commissario europeo e bocciato perché aveva detto che l’omosessualità è un peccato. L’esame nelle audizioni parlamentari riguarda anche la fede religiosa dei candidati. Tutto di loro viene messo a nudo.

Per la candidata spagnola Teresa Ribera il caso è diverso, ma ugualmente la linea viene indirettamente confermata. Lei ha senz’altro un pedigree di allineamento perfetto all’attuale ideologia europeista, essendo stata ministro per la transizione ecologica, ossia una fedele esecutrice dell’ideologia green. La possibile bocciatura, a quanto sembra, potrebbe essere motivata dalle sue imperizie rispetto alle terribili alluvioni avvenute nel suo Paese. Però rimane il fatto che non verrà bocciata per la sua ideologia e, quindi, che l’ideologia viene comunque valutata in ragione dell’uniformità o meno all’europeismo di maniera.

Stefano Fontana