Via Alfano: così la Destra di carta fa il verso alla sinistra
Fuoco incrociato da Libero e Il Giornale contro il ministro Alfano, dopo il suo diktat sui matrimoni gay. I due quotidiani arrivano perfino a difendere uno come Giuliano Pisapia, sindaco di Milano, pur di seguire la linea di Arcore. Così la Destra di carta si allinea alla sinistra, quella gaia e arcobaleno. Con effetti grotteschi.
Poverini, quanto devono soffrire i direttori del Giornale e di Libero: costretti a difendere l’indifendibile pur di fare dispetto ai cugini ingrati dell'ennecidì e al loro ministro di riferimento, quell’Angelino Alfano che dopo Mare Nostrum s’è lanciato testa e cuore nell’operazione Nozze monstrum. In equilibrio instabile e quasi irriconoscibili nel cercare la quadra tra le direttive gay in arrivo da Arcore e le scalmane omosex dei sindaci di sinistra. Un tempo bersagli storici, ma preziosi come il pane per quel giornalismo con la bava alla bocca e i bilanci sul cuore. Non è proprio un bel periodo per Sallusti e Belpietro e per la mission di direttori, in questi giorni in evidente sbandamento politico e confusione editoriale. Gli è richiesto non solo una deviazione giornalistica, ma un più indecente amplesso contro natura che sta portando Libero e il Giornale, le due motosiluranti della Destra di Carta (una volta era anche Smeralda, quando Silvio passava le sue bollenti estati a Villa Certosa) a seguire le mattane pro gay di un Berlusconi sempre più pascalizzato e intronato dalla cura Dudù.
Certo, arrivare al punto di difendere uno come Pisapia, sindaco arancione di Milano, pur di non darla vinta al “traditore” Alfano, seguire sulla barricate i sindaci rossi in rivolta per diritti dell’omo, dev’essere davvero dura anche per due marpioni come Sallusti & Bepietro. Ne hanno visti di tutti i colori, ma con l’arcobaleno (mica quello della pace) mai s’erano schiantati come adesso. Obbligati a spericolati zag-zag e pericolose carambole dalla raffica di outing e incontri del terzo tipo tra lady Pascale e Vlaidimir Luxuria. In altri tempi, avrebbero dato di matto, montato prime pagine per denunciare l’insurrezione rossa contro le istituzioni e le leggi dello Stato, proposto editoriali di fuoco, mandato appelli al Capo dello stato, invitato i lettori a una raccolta di firme. E solo per salvare la faccia (e forse anche qualche altra parte che sta un po’ più giù) agli ineffabili capataz di Forza Italia, riconvertiti di colpo alla causa lesbo-gay.
Per affondare il ministro, Libero sceglie l’implacabile ironia di Selvaggia Lucarelli. Alle unghie velenose della sexy blogger (che, tanto per dire, detiene il brevetto del “tromba amica”, sciccosa espressione coniata quando ancora il Cavalier Silvio era olgettinamente orientato) Belpietro affida il contropelo di Maurizio Gasparri. Compitino facile facile, come sparare sulla Croce Rossa o il pianista del saloon. Il ritratto mauriziano di Selvaggia è da raffinata pop art, spiritoso e colorato come una serigrafia di Andy Warrol. Indimenticabili i suoi tweet, attacca la diavolessa: «Formigoni cinguetta su Bob Marley e lui gli ricorda che era un drogato. Perché Maurizio è fedele a se stesso, mica come Silvio che tra un po’ si farà fotografare mentre rolla una canna per i vecchietti di Cesano Boscone». E ancora: «Gasparri mette anche al servizio della politica estera la sua ars diplomatica, twittando con sobrietà “Obama go home” e “Inglesi coglioni”». Divertente, no? Certo, la Lucarelli è brava, impareggiabile in questa manovra di distrazione di massa: meglio un sorriso che uno sbadiglio. E poi lei è bipartisan, come quando scrive che Silvio era «il Califfo e ora è Mister Calippo».
Se Belpietro se la cava con la pop art di Selvaggia, Sallusti sul tema ha la mente e le mani legate. Qualcun altro deve avergli suggerito il titolo del pezzo dedicato alla questione e lui ha lasciato fare. “Angelino ha perso la testa sui matrimoni gay” e vai con le dichiarazioni dei fedelissimi. Ecco Maria Stella Gelmini che precisa: «Non eravamo ieri una corrente clericale quando abbiamo partecipato al Family Day e non siamo diventati oggi una costola dell’Arci Gay». Cioè? Ma niente, alla Gelmini la frase piaceva solo perché c’era la rima. Poi tocca a Giovanni Toti, il quasi vice Silvio, lanciare la sua stampella contro il ministro: «Quello di Alfano e del Ncd non credo sia un modo serio di fare politica perché è sulla pelle delle persone, utile solo a lucrare consensi».
Vabbè, meglio la signora Maria Stella del giornalista-consigliere: l’ex ministra, almeno, non ha la pretesa di fare politica. Ma l’eroe del giorno per il Giornale, è il sindaco “disobbediente” Pisapia che, alla faccia del Viminale, procederà con i matrimoni gay. Un gigante a cinque colonne dei diritti umani, meritevole di lode perché ha regalato ai milanesi «il registro delle unioni civili, l’estensione alle coppie di fatto delle misure per il sostegno al reddito, il testamento biologico, lo sportello per la consulenza per la fecondazione eterologa e tante altre iniziative sui diritti sociali e civili». “Afano tiè”, chiude soddisfatto il cronista di via Negri. Forza Italia quest’anno lo proporrà per l’Ambrogino d’oro.
In attesa che Mara Carfagna, neo responsabile del Dipartimento Diritti civili di Forza Italia, firmi con la sinistra il “patto del Nazareno” in versione gay e unisca gli anelli con la Concia, consoliamoci con le intemerate buffonesche della Luccarelli, gli editoriali di Vittorio Feltri che inneggia a Putin, ma anche alle Pussy Riot, i pagnistei animalisti sulla morte di Excalibur, il cane ucciso perché contagiato dal virus di Ebola (pezzo a pagina 3 del Giornale, titolo: “Che errore sopprimere quel cane”, proprio sotto quello sull’Italia invasa dagli extracomunitari che portano brutte malattie). E Berlusconi? Per ora tace e lascia la palla alla fidanzata e allo schiamazzo della sezione femminile del cerchio magico. L’ex Cavaliere, quando non ci sono di mezzo giudici, processi e eggi ad hoc e pro domo sua, non sa mai cosa dire. Si sa invece che la prossima settimana annuncerà la proposta di legge “nazarena” sulle coppie gay. Che Dio ce la mandi buona e forza Gasparri!