Vescovi sloveni: non c'entriamo con Rupnik
L'incardinazione dell'ex gesuita è un atto autonomo della diocesi di Capodistria, non imputabile alla Conferenza Episcopale Slovena, che promette tolleranza zero sugli abusi.
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Tolleranza zero per qualsiasi abuso, promette sin dal titolo la dichiarazione del 27 ottobre scorso, relativa al "caso Rupnik", di mons. Andrej Saje, vescovo di Novi Sad e presidente della Conferenza Episcopale Slovena.
I vescovi sloveni precisano che non va imputata a loro l'incardinazione dell'ex gesuita accolto nella diocesi di Capodistria, dal momento che «ogni vescovo è autonomo e indipendente a questo riguardo, quindi non è obbligato a informarne la Conferenza episcopale». In pratica, è una decisione autonoma di mons. Jurij Bizjak, non imputabile al resto dei vescovi del Paese. Parole seguite al pressing di «molte persone e gruppi» che hanno chiesto quale fosse la posizione della Chiesa slovena nel suo insieme.
Mons. Saje ribadisce l'impegno per «una maggiore trasparenza e una tolleranza zero» e riguardo a Rupnik parla di «atti gravi e inammissibili»: «una misura così estrema [la dimissione dai Gesuiti] non può essere intesa altrimenti». Promette che i vescovi saranno «dalla parte delle vittime perché siano ascoltate e ottengano giustizia».