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VERSO IL VOTO

Vescovi emiliani a Sinistra: ambiguità e registi occulti

Il doppio intervento dei vescovi emiliani capitanati da Zuppi svela ambiguamente la longa manus di Zamagni, uomo forte vaticano che con la moglie guida l'Osservatorio, strizzando l'occhio al PD e ignorando i membri in disaccordo. 
-I PRELATI: “EVVIVA L'EMILIA ROSSA” di Ruben Razzante

Politica 15_01_2020
Il vescovo Zuppi col governatore Bonaccini

I vescovi emiliani votano Pd, dicono il Resto del Carlino, Repubblica e compagnia cantante. Certo, ma anche no. Dipende. Dipende dall’assetto, dipende dal contesto e dipende financo dal testo che si prende a riferimento o che si propone. Sarebbe stato troppo bello buttarla in caciara: una spolveratina di sovranismo di qua, una manciata di populismo di là, e poi tanta Europa come se piovesse, clima e climatismo a profusione e migranti, accoglienza a sbafo.

E infatti così è stato fatto dell’Osservatorio regionale della CEER sulle tematiche politico-sociali “Giovanni Bersani” che ha prodotto un documento pesantemente sbilanciato sul governatore uscente Bonaccini dato che dai temi proposti l’indicazione pro Pd – o per lo meno anti Lega - è chiara. I giornali sono stati catturati da quel documento che pure è il frutto di un lavoro di un organismo di laici e vescovi in nome e per conto Cei.

Ma nessuno, nemmeno i membri dell’Osservatorio stesso sapevano che nel frattempo i vescovi stavano cuocendo in forno un’altra torta.

Santi prelati, nella loro munifica attenzione ai bisogni spirituali di tutti i fedeli elettori, hanno pensato anche a quelli che con certe uscite si sarebbero adombrati. E hanno così offerto una pluralità di posizioni e valutazioni da far impallidire l’arco costituzionale del vecchio pentapartito.

L’Europa? E’ casa nostra – e ci mancherebbe – ma di sovranismi e populismo neanche a parlarne. Non c’è l’ombra infatti di elementi riconducibili a questo o a quel partito nella nota che i vescovi dell’Emilia Romagna hanno diffuso lunedì dopo essersi trovati a Villa San Giacomo sotto l’egida dell’Arcivescovo di Bologna Matteo Maria Zuppi. Temi larghi e vasti, buoni un po’ per tutto: inclusione, povertà, persona, sussidiarietà. Parole da condire di volta in volta e da declinare, ma nel contesto proposto dai vescovi, tutto sommato sciape: né ambigue né pavide. I principi non negoziabili? Bè, quelli erano un pallido ricordo caffarriano da tempo. Diciamo un compitino che però può tenere buono qualche elettore che preferisce mettersi un cappotto un po’ più equidistante dalla militanza politica. O votare senza problemi a destra.

Per chi invece, tra gli elettori cattolici della Regione, vuole indossare un vestito più in vista, ma comunque nel solco tranquillo di una Regione che è ancora rossa, almeno fino al 26, ecco che allora si può scegliere di optare per il documento dell’Osservatorio. Come hanno fatto più o meno tutti i candidati d’area cattolica dem ieri quando hanno visto il favore che la Regione stava facendo loro. E via di post e di condivisioni nella bacheca elettorale: «Finalmente dai vescovi parole chiare», dice un candidato Pd di Parma. E ti credo.  

Ma niente è perduto.

Sul sito della Chiesa di Bologna ci sono tutti e due i documenti: ognuno scelga il suo. E se non dovesse bastare sono presentati anche i manifesti del Forum delle associazioni famigliari e quello di un raggruppamento di associazioni bolognesi, tra cui Acli, Sant’Egidio, Confcooperative, Azione Cattolica e Cdo. Anche qui ognuno può scegliere secondo i suoi gusti: l’una chiede il superamento dell’Isee, gli altri invece un innalzamento delle soglie; l’una parla addirittura di aborti da prevenire, gli altri nemmeno ne fanno cenno.

Però sui giornali oggi e fino al 26 resterà in vista quello della cosiddetta virata a Sinistra. La quale era nelle cose. Il documento elettorale dell’Osservatorio CEER condanna i sovranismi, apre al clima e all’Europa, con accenti che Zingaretti sposerebbe subito, sostanzialmente non fa alcun rilievo critico all’operato della Regione guidata da Bonaccini. Anzi dice espressamente che «è stata guidata bene». E allora, rivotateli.

E’ stato modificato rispetto ai suoi assunti iniziali. Lo aveva scritto in forma preparatoria, monsignor Mario Toso, vescovo di Faenza. Vi si contestava lo statalismo della Regione. E si parlava di politiche famigliari in un’ottica meno welfare centrica e più sussidiaria.

Ma Toso, dopo aver consegnato il testo, ha dovuto prendere atto che il controllo dell’Osservatorio era passato subito nelle mani di una coppia molto influente: quelle di Stefano e Vera Zamagni, docenti universitari a Bologna, il primo presidente della Pontificia Accademia delle Scienze sociali e la seconda, docente anch’essa e sua moglie nella vita. Una coppia di marito e moglie alla guida di un organismo consultivo di peso a servizio dei vescovi?

Non è solo questa la stranezza che accompagna la presenza di Zamagni (in alto con Zuppi), dato che il docente universitario è anche autore del manifesto per i cattolici in politica che è considerato da più parti  un progetto fondativo di un partito cattolico benedetto dalla Cei. E adesso, sappiamo, anche molto in sintonia con le istanze Dem. Come volevasi dimostrare. Insomma: dietro questo endorsement per una visione un po' sinistra della politica in Emilia c'è la longa manus dell'uomo forte vaticano che ha diretto i lavori con la moglie al fianco. Nonostante le osservazioni contrarie di alcuni membri dell'Osservatorio. Puntualmente ignorate.  

Per loro c'è sempre il piano B dell'altro documento. Si consoleranno.