Schegge di vangelo a cura di don Stefano Bimbi
IL CASO

Vescovi e Papa contro il gender Capito Boldrini?

Un vero e proprio tarlo corrosivo della società, che rischia di minare dalle fondamenta un patrimonio identitario ed educativo inestimabile e di produrre frutti aberranti tra le generazioni a venire. L'ideologia gender continua a fare breccia in ampi settori della cultura laica e in qualche alta carica dello Stato. Come Laura Boldrini.

Editoriali 25_03_2015
Laura Boldrini, presidente della Camera

Un vero e proprio tarlo corrosivo della società, che rischia di minare dalle fondamenta un patrimonio identitario ed educativo inestimabile e di produrre frutti aberranti tra le generazioni a venire. L'ideologia gender continua a fare breccia in ampi settori della cultura laica (meglio sarebbe dire laicista) e a mettere in discussione i valori della famiglia naturale. Perfino alte cariche dello Stato prendono posizioni che sembrano inserirsi nel solco di quel modo di pensare, incline a negare le distinzioni naturali tra uomo e donna. 

La presidente della Camera, Laura Boldrini, non nuova a esagerazioni femministe davvero imbarazzanti (spesso anche per i suoi stessi compagni di partito), ne ha sparata un'altra delle sue: «Certe pubblicità che noi consideriamo normali», ha sentenziato, «con le donne che stanno ai fornelli e tutti gli altri sul divano, danno un’immagine della donna che invece non è normale e che non corrisponde alla realtà delle famiglie». E ha aggiunto: «È mortificante per il Paese che non ci si accorga di quanto il pregiudizio sia entrato nel nostro modo di pensare; consideriamo normali pubblicità che in altri Paesi non andrebbero mai in onda sulla Tv pubblica perché propongono uno schema e un assetto di famiglia non rispettoso dei ruoli all’interno delle famiglie, in cui ciascuno fa la sua parte. Le istituzioni non devono tirarsi indietro nella battaglia per una rappresentazione della donna più giusta e veritiera». 

L'ennesimo messaggio "pro gender" di una rappresentante delle istituzioni, ossessionata dal sessismo e famosa per le sue impuntature di natura nominalistica circa l'utilizzo di termini come "assessora" al posto di "assessore" o di "ministra" in luogo di "ministro", quasi che da una parola potesse dipendere la sostanza delle cose. Sul tema, con accenti diametralmente opposti, si era soffermato il Papa,durante la sua visita di domenica, a Napoli, definendo il gender «uno sbaglio della mente umana» Lunedì, infine, era sceso in campo anche il presidente della Cei, cardinale Angelo Bagnasco, per denunciare i rischi insiti nel dilagare di pseudoculture volte a negare la radicale e irriducibile diversità naturale tra uomo e donna e ad allevare quelli che ha definito dei "transumani". «La società», ha avvertito il prelato, «ha il grave dovere di non corrompere i giovani con idee ed esempi che nessun padre e madre vorrebbero per i propri ragazzi. I cittadini hanno il diritto ad una scuola non ideologica e supina alle mode culturali imposte». 

In un altro passaggio della sua ricca prolusione con la quale ha aperto i lavori del Consiglio permanente dei vescovi, Bagnasco ha insistito sull'emergenza educativa e sulle difficoltà vissute dalla scuola cattolica. Bagnasco ha aspramente criticato gli opuscoli che parlano dell'identità di genere distribuiti negli istituti italiani, parlando di «logica distorta e ideologica», a proposito dei tre volumetti intitolati “Educare alla diversità a scuola”, destinati alle scuole primarie e alle secondarie di primo e secondo grado. «In teoria», ha chiarito, «le tre guide hanno lo scopo di sconfiggere bullismo e discriminazione, in realtà mirano a “istillare” nei bambini preconcetti contro la famiglia, la genitorialità, la fede religiosa, la differenza tra padre e madre… parole dolcissime che sembrano oggi non solo fuori corso, ma persino imbarazzanti, tanto che si tende a eliminarle anche dalle carte». Trattasi di una vera e propria dittatura culturale fondata su una lettura ideologica del “genere”, che pretende di appiattire le diversità, omologare tutto fino a trattare le identità di uomo e donna come pure astrazioni o punti di vista opinabili. 

«Viene da chiederci con amarezza», ha proseguito Bagnasco, «se si vuol fare della scuola dei “campi di rieducazione”, di “indottrinamento”. Ma i genitori hanno ancora il diritto di educare i propri figli oppure sono stati esautorati? Si è chiesto a loro non solo il parere ma anche l’esplicita autorizzazione? I figli non sono materiale da esperimento in mano di nessuno, neppure di tecnici o di cosiddetti esperti. I genitori non si facciano intimidire, hanno il diritto di reagire con determinazione e chiarezza: non c’è autorità che tenga». C'è da augurarsi che le parole del presidente della Cei non rimangano un grido isolato, ma stimolino una rinnovata consapevolezza nel clero circa la necessità di pronunciare messaggi chiari e incisivi sul tema dell'ideologia del gender, che lavora in modo sotterraneo sulle coscienze dei più giovani e si nutre di campagne apparentemente utili e costruttive, alimentando la traduzione di tutti i bisogni in diritti, anche a scapito dei pilastri della natura e della civiltà umana. 

La sfida è culturale ed educativa e va combattuta senza titubanze. La pericolosissima legge contro l'omofobia, se approvata, porterebbe alla criminalizzazione di chi difende la famiglia naturale tra uomo e donna aperta alla procreazione come unica famiglia possibile. Quella legge cancellerebbe perfino la libertà di manifestazione del pensiero in campo religioso. Si misurerà anche su questo versante la coerenza che certe forze politiche attente ai valori cattolici sbandierano ai quattro venti durante la campagna elettorale.