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PRESIDENZIALI

Vescovi contro la Le Pen, ma non manca il dissenso

In vista delle importantissime elezioni presidenziali in Francia, della scelta fra l'europeista Macron e la nazionalista Le Pen, la Conferenza Episcopale emette un comunicato vago, che sottolinea l'importanza dell'Ue e dell'accoglienza. Un implicito endorsement a Macron, che pure è laicista. Ma ci sono anche dissensi. Il filosofo Collin e i giornalisti Sevillia e Maxence ne parlano con la NBQ

Ecclesia 04_05_2017
Mons. Pontier, presidente della CEF

La Conferenza episcopale francese di fronte alla scelta tra Emmanuel Macron e Marine Le Pen prende la più classica tra le posizioni di equidistanza. Al contrario, musulmani ed ebrei invitano apertamente a votare Macron. Ma gli elettori cattolici come voteranno domenica prossima? 

In un comunicato dello scorso 23 aprile, il portavoce dei vescovi francesi, monsignor Olivier Ribadeau-Dumas, ha indicato che la Chiesa cattolica «non chiama a votare per uno dei due candidati, ma, ricordando la posta in gioco delle elezioni, vuole dare ad ognuno degli elementi per il discernimento». Quindi si parla di una serie di questioni da tenere in considerazione per la scelta: la famiglia, l’educazione, «la preoccupazione per i più poveri, delle persone anziane, dei disabili, …». Un elenco piuttosto generico, senza troppi criteri concreti di valutazione. Poi c’è il chiaro riferimento all’Europa affinché si faccia carico dell’accoglienza dei migranti, aggiungendo che «è una vera adesione dei popoli d’Europa al progetto europeo che bisogna favorire».

Il collaboratore de Le Figaro Jean Sevillia, autore del best seller La France catholique, dice alla Nuova Bussola che «molti vescovi, a titolo personale, hanno invitato a votare Macron, ma la dichiarazione della conferenza episcopale sembra più prudente. Probabilmente perché i vescovi hanno capito che le indicazioni di voto non piacciano molto ai francesi, e che la demonizzazione del voto per il Front national sulla base di ragioni morali, demonizzazione che è stata la regola dell’episcopato per venticinque anni, non ha avuto alcun successo: in ogni caso i cattolici che intendono votare Front national lo fanno».

Il filosofo parigino Thibaud Collin dice che il comunicato dei vescovi è «innanzitutto confuso, nel senso che cerca di tenere insieme delle posizioni opposte. Mi sembra tipico di un pensiero liquido». La dichiarazione, secondo Collin, «è leggera perché non tiene adeguatamente in conto le circostanze dell’ascesa dell’islam in Francia, le sfide migratorie che l’Europa è chiamata ad affrontare e dovrà affrontare nei prossimi anni e decenni». La conferenza episcopale dichiara che la presenza del fenomeno migratorio «è una constatazione, non una lotta» e quindi è necessario uno sforzo europeo di accoglienza e solidarietà. «Io trovo questa posizione naif e anche irresponsabile», dice Collin alla Nuova Bussola. «Trasporre a livello collettivo una esigenza evangelica che riguarda gli altri presi nella loro singolarità è una frequente distorsione del Vangelo».

Il caporedattore del bimensile cattolico L’Homme nouveau, Philippe Maxence, pensa che «la Chiesa, anche se non ufficialmente legata allo Stato, come le era chiaramente sotto la monarchia, deve accettare di non dispiacere i governanti del momento per il rischio di veder crollare il debole edificio che mantiene la Chiesa nella società. Così la parola dei vescovi è come neutralizzata.».

Ma come si comporteranno i cattolici francesi nelle urne? Sevillia è del parere che «se François Fillon fosse andato al secondo turno, avrebbe certamente ricevuto il 70% dei voti cattolici. Ma dopo la sua eliminazione penso che il voto cattolico sarà diviso in tre: un terzo andrà a Macron, un terzo a Le Pen e un terzo starà a casa o voterà scheda bianca».

L’europeismo mostrato dalla conferenza episcopale è un fattore che potrebbe non essere più compreso dagli elettori, anche cattolici. «La conferenza episcopale (anche se non tutti i vescovi)», dice Collin, «resta molto legata a una politica pro Unione europea, senza comprendere che questa Unione è in gran parte contraria al bene comune delle nazioni europee, tra cui essere il “Cavallo di Troia” di politiche di deregolamentazione liberale che generano delocalizzazioni e di conseguenza disoccupazione».

Vi sono stati vescovi francesi che hanno marcato una loro distanza dal comunicato ufficiale della Cef. «Si noti», dice Sevillia, «la presa di posizione coraggiosa, benché minoritaria, di vescovi come monsignor Rey di Toulon e monsignor Aillet di Bayonne, che hanno chiamato i fedeli a votare “in coscienza” una formula audace che permette tutto, quindi anche il voto a Le Pen». Per contro una dozzina di vescovi, anche se non direttamente, hanno espresso opinioni chiaramente a favore di Macron e contro Le Pen.

«Con un discorso tipicamente ecclesiale, e a volte un po’ ipocrita, molti vescovi invitano, senza dirlo esplicitamente, a votare Macron, mettendo avanti l’Unione europea, di fatto canonizzata, o l’accoglienza dei migranti, e nello stesso tempo dimenticano», sottolinea Maxence, «i pericoli dell’utero in affitto, della fecondazione assistita, del transumanesimo, la difesa della famiglia, della vita e della scuola cattolica. Georges Bernanos, che oggi manca tanto, ha qualificato questo atteggiamento con una frase: la grande paura dei benpensanti».

Monsignor Rey, vescovo fuori dal coro, non ha escluso la possibilità di non votare, qualora si verifichi che in coscienza tutte le possibilità risultino cattive, e ha anche inviato un tweet in cui scrive che «votare in coscienza è ignorare le consegne dei “prêt-à-penser”».  «La ricomposizione della vita politica che comunque sta per realizzarsi in Francia», commenta Sevillia proiettandosi nel futuro, «forzerà anche l’episcopato francese a rivedere i suoi orientamenti».

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