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Scenari

Verso una nuova Rete? Cosa aspettarsi dall’incontro Gates-Torvalds

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L’incontro tra Bill Gates e Linus Torvalds – simboli di due mondi che per trent’anni si sono guardati con diffidenza – potrebbe segnare l’inizio di un nuovo paradigma. La speranza è che si coniughino gli sforzi per una Rete più umana.

Attualità 25_06_2025
B. Gates e L. Torvalds (foto di Mark Russinovich via Linkedin)

Nel mondo della tecnologia, pochi scatti sono in grado di raccontare quanto è stato capace di fare l’incontro tra Bill Gates e Linus Torvalds (insieme nella foto di Mark Russinovich). Due figure cardine dell’era digitale, due simboli quasi antitetici per visione, filosofia e approccio allo sviluppo tecnologico, immortalati insieme in quello che potrebbe essere uno dei gesti più emblematici del nostro tempo. Da una parte il fondatore di Microsoft, colui che ha incarnato per decenni il modello proprietario, verticale, commerciale e fortemente strutturato del software; dall’altra il creatore di Linux, simbolo per eccellenza del movimento open source, della condivisione del sapere, della trasparenza e della collaborazione orizzontale. Se fino a ieri questo scatto sarebbe sembrato frutto di un abile fotomontaggio o di una realtà parallela, oggi è diventato virale e, con esso, si è acceso un dibattito che va ben oltre la curiosità dell’incontro in sé.

Non si tratta solo di due uomini che si stringono la mano o dialogano in un contesto informale: è la rappresentazione plastica di una possibile convergenza tra mondi che, per trent’anni, si sono guardati con diffidenza, quando non con aperta ostilità. Eppure, il contesto attuale di Internet sembra richiedere, quasi imporre, un ripensamento delle vecchie contrapposizioni. In un’epoca dominata dall’intelligenza artificiale, dalla centralizzazione dei dati, dalla monetizzazione spinta delle informazioni personali e dal crescente rischio di una Rete opaca, manipolabile e sempre meno democratica, l’incontro tra Gates e Torvalds potrebbe assumere un significato nuovo e inatteso. Le ideologie del passato – software libero contro software proprietario, anarchia digitale contro governance centralizzata – si scontrano oggi con sfide globali che vanno ben oltre le dispute tra licenze e modelli di business.

La cybersicurezza, la sovranità digitale, la neutralità della Rete, la lotta delle grandi piattaforme contro la disinformazione e gli abusi sono questioni che nessun attore può affrontare da solo. In questo contesto, vedere due protagonisti così emblematici della storia dell’informatica contemporanea iniziare un dialogo rappresenta una speranza. Non è tanto una riconciliazione quanto il riconoscimento implicito che la complessità della Rete richiede oggi nuove alleanze. Una sorta di “santa alleanza digitale”, non per uniformare o cancellare le differenze, ma per mettere insieme le rispettive forze contro i veri pericoli che minacciano la natura stessa del web come spazio aperto, inclusivo, partecipativo. Torvalds, ad esempio, ha continuato a lavorare con dedizione su Linux, diventato ormai una colonna portante dell’infrastruttura digitale globale, dalle reti dei colossi cloud fino ai dispositivi domestici.

L’incontro potrebbe dunque segnare l’inizio di un nuovo paradigma, nel quale le diversità diventano complementari, le contrapposizioni dialettiche si trasformano in terreno comune di riflessione, e il confronto tra visioni diverse contribuisce a una governance della Rete più etica e più umana. Il tempo ci dirà se questo scatto diventerà solo una parentesi suggestiva o l’inizio di qualcosa di più profondo. Ma in un momento storico in cui la polarizzazione è diventata la norma, e in cui la tecnologia stessa rischia di essere usata come strumento di controllo più che di emancipazione, anche un semplice gesto simbolico può generare onde lunghe.

Non si tratta di cercare compromessi forzati né di cancellare le distinzioni che hanno definito l’evoluzione del digitale fino a oggi, ma di riconoscere che la complessità richiede visioni ampie, che sappiano integrare innovazione tecnica, responsabilità sociale e consapevolezza storica. In fondo, Internet nasce come rete distribuita, come ambiente di dialogo e condivisione. Se Gates e Torvalds, con le loro storie tanto diverse, riescono oggi a sedersi allo stesso tavolo, forse è perché c’è finalmente la consapevolezza che la Rete non può più essere lasciata solo ai mercati o agli algoritmi.

Insieme potrebbero, se non altro, suggerire che un altro modo di pensare lo spazio virtuale è ancora possibile: meno polarizzato, meno tossico, più orientato alla responsabilità collettiva. La Rete deve tornare a essere un bene comune, da proteggere, regolare e coltivare insieme. Ed è proprio questa, forse, la sfida più grande del nostro tempo digitale.