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ROLANDO RIVI

Verso la beatitudine il seminarista ucciso dai comunisti

Rolando Rivi, giovane seminarista di Castellarano (RE) ucciso in odium fidei in provincia di Modena da due partigiani comunisti il 13 aprile del 1945 era uno degli osservati speciali della Congregazione per le cause dei Santi.

Ecclesia 29_03_2013
Rolando Rivi

Nell’infornata di beati che ieri il Papa ha autorizzato (ben 63, tra cui i martiri della guerra civile spagnola) ce n’è uno che i lettori della nuova Bussola conoscono molto bene. Si tratta di Rolando Rivi. Il giovane seminarista di Castellarano (RE) ucciso in odium fidei in provincia di Modena da due partigiani comunisti il 13 aprile del 1945 era uno degli osservati speciali della Congregazione per le cause dei Santi.

Morì a soli 14 anni pregando per suoi aguzzini che lo avevano sequestrato sui monti nel corso di quella guerra civile che va sotto il nome di Resistenza, ma che molte brigate comuniste avevano interpretato come un inizio di rivoluzione comunista in terra emiliana. Per questo morì Rolando Rivi e come lui morirono le decine di religiosi che nel cosiddetto triangolo della morte vennero barbaramente trucidate, non perché sospettati di essere fascisti come la vulgata resistenziale vuol asserire, ma perché difensori della fede cattolica che la sperata e imminente rivoluzione comunista avrebbe spazzato via per sempre.

Invece oggi ci troviamo con l’elevazione agli altari di un ragazzo semplice, che desiderava soltanto diventare sacerdote e che accettò di morire per non volersi togliere la veste talare come impostogli dai suoi aguzzini.
La causa di beatificazione di Rolando Rivi era partita 8 anni fa e aveva visto coinvolte le diocesi di Modena (dove avvenne il martirio) e quella di Reggio Emilia, nella cui giurisdizione si trova San Valentino di Castellarano, dove Rivi abitava con i genitori e dove trascorreva un lungo periodo di inattività dopo la chiusura del seminario minore di Marola che viene occupato dai tedeschi. Due diocesi e un solo comitato, che nasce nel 2005 dopo che la devozione verso il seminarista, cresciuta in modo silenzioso negli anni, divenne di dominio pubblico attraverso grazie, miracoli, prodigi, guarigioni, intercessioni, tutte testimoniate dalla silenziosa processione di fedeli che da tutt’Italia, e in alcuni casi anche dall’Inghilterra, salivano sulle prime colline dell’Appennino alla pieve romanica dove il seminarista è sepolto.

Con la decisione di ieri Papa Francesco ha così riconosciuto che la morte di Rivi è avvenuta in odio alla fede, per mano di partigiani comunisti che in Emilia hanno ucciso per motivi non politici, ma religiosi. Una presa di posizione forte che non potrà non riaccendere i riflettori su una vicenda, quella della Resistenza e della vulgata resitenziale, spesso utilizzata a fini politici e strumentali. E non è un caso che tra i primi provvedimenti pubblici di Bergoglio ci sia proprio la beatificazione di cristiani uccisi per mano delle due ideologie del secolo scorso che più di tutte in Europa, attraverso sistemi totalitari, hanno perseguitato la Chiesa.

Tra i beatificati infatti compare anche il Servo di Dio Giuseppe Girotti, sacerdote professo dell'Ordine dei Frati Predicatori, ucciso in odio alla Fede a Dachau nel 1945. Solo loro due, tra i quattro beati italiani proclamati ieri, sono stati uccisi per la loro fede.
In Emilia, la terra di Rivi, ieri era ovviamente felice. A farsi portavoce di questa gioia, ottenuta a tempo di record visti i pochi anni che intercorrono dalla decisione di ieri e l’avvio della causa diocesana nel 2006, il presidente del comitato che ha promosso la causa di beatificazione. «Nella mia vita l’incontro con Rolando Rivi ha significato l’incontro con un'esperienza di radicale appartenenza a Cristo e alla Chiesa, che superava di gran lunga l’età e l’anagrafe - ha detto alla nuovabq il vescovo di Ferrara, Luigi Negri -. Una fede granitica, come era quella dei ragazzi della mia età. Una fede semplice e forte che gli consentì di stare di fronte all’esplosione bestiale dell’odio anti cristiano con realismo e umiltà e che parla ai giovani d’oggi».

Secondo Negri la figura di Rivi può essere accostata a quella di un altro grande santo giovane. «Credo che Rolando possa essere il san Luigi Gonzaga del terzo millennio perché in lui rivivono la stessa freschezza e la stessa grandezza di testimonianza».
Ora, con il pronunciamento del Papa, Rivi è di fatto beato, anche se formalmente la beatificazione avverrà quando il prefetto delle congregazione leggerà il decreto del Papa che avverrà con ogni probabilità in Cattedrale a Modena nei prossimi mesi.
Quel giorno Rolando Rivi porterà in dote due record: sarà il primo beato in Italia tra i seminaristi di un seminario minori diocesano e il primo tra i 130 sacerdoti o seminaristi uccisi dalla violenza comunista negli anni della guerra civile.