Schegge di vangelo a cura di don Stefano Bimbi
Santa Cecilia a cura di Ermes Dovico
UE

Valori comuni europei per risolvere la crisi

Una moneta comune, per esser gestita, esige un governo comune. Un governo comune esige valori comuni. Ma in Europa, a partire dalla rottura dell'unità religiosa, si è persa una fede e una cultura comuni.

Economia 08_01_2014
Euro celebrativo della "costituzione"

Continuo le considerazioni economico morali sulla crisi in atto. Una moneta comune, per esser gestita, vuole un governo comune dell’economia, ma questo vuole soluzione di presupposti complessi .Come scrisse Benedetto XVI in Caritas in Veritate, l’economia è uno strumento in mano agli uomini. Il suo uso produce effetti di carattere morale, così come considerazioni di carattere morale ispirano scelte economiche. Impensabile fare qualcosa per l’uomo, se uno strumento come l’economia o una moneta, diventa fine e l’uomo necessariamente mezzo, asservito ad esse.

Complesso, però, è far tornare l’uomo fine e l’economia mezzo, se c’è discordanza su cosa è l’uomo e sul senso della vita. Così il governo economico dell’Europa potrà utilizzare una moneta comune, ma se non c’è accordo sul “perché”, difficilmente ci sarà accordo sul “come” utilizzare detto mezzo. È indispensabile riflettere sul fatto che l’uomo non viene soddisfatto solo materialmente o intellettualmente, ma anche spiritualmente. Se l’uomo ha un’anima, un governo rischia parecchio a non tenerne conto. È inesorabilmente destinato a fallire. Le confusioni prodotte su concetti di fratellanza, uguaglianza, carità, libertà e gli squilibri conseguentemente prodotti in Europa, necessitano una riflessione di questo genere. L’antica fede comune provocava unità di visione sulle cose importanti: da cosa è l’uomo a cosa è valore, cosa è utile.

L’Europa ha, per secoli, suggerito al mondo intero questi valori, perché produceva idee e uomini che li rendevano credibili. Questa capacità deve tornare viva e visibile per ricostituire la fiducia. La fiducia si fonda soprattutto sulla volontà di fare il bene comune, la capacità di organizzare la leadership per questo. E questo avviene perché si crede in qualcosa di superiore che orienta la propria vita e scelte, perché i valori perseguiti sono ideali vissuti, non solo predicati. E la vita, avendo un senso, impone il senso coerente delle azioni. Nel passato c’era un ideale comune che la fede comune dava agli uomini. La rottura dell’unità religiosa produsse il crollo di questi criteri comuni, promuovendo, prima, due modi di credere separati ed ostili, poi la progressiva irreligiosità. La fede comune si ruppe e divenne separazione di pensiero comune, di obiettivi, di volontà. Fin a esser persino sostituita dalla ragione umana che non era attratta dal cielo bensì dal materialismo ateo e dall’anarchia. La separazione religiosa divise ciò che era l’influsso pacificatore ed unificatore. Così si separarono persino le culture fondamentali delle nazioni europee. Soprattutto per Francia, Germania, Italia e Spagna. In pratica, le nazioni europee presero strade diverse con obiettivi diversi e mezzi diversi, preparandosi a conflitti diversi. Fino a oggi. Ora, a pensare di proporre un programma politico ed economico europeo proponendo una riunificazione religiosa si rischierebbe di esser considerati pazzi. Perché la separazione si fondava anche su ragioni obiettive, ma soprattutto perché oggi non ci sono più presupposti per riformare lo spirito religioso comune.

Nel tempo, molto, o quasi tutto, andò perso, dalla fede alla cultura, tutto andò superato, cancellato, deriso persino. Ma soprattutto l’uomo stesso, creatura, divenne creatore, ohimè… Ora abbiamo la moneta comune, vorremmo fare un governo europeo comune. Per far ciò possiamo anche riuscire ad uniformare le leggi e i costumi, uniformandole alle peggiori, poichè la storia insegna che, come per la moneta, “una legge cattiva caccia quella buona”. Ma vi sono domande cui va data una risposta: senza uniformare i valori di riferimento di una civiltà si può costruire qualcosa di stabile e sostenibile ? Il nichilismo dominante nelle cosiddette culture può permettere all’uomo di riprendere il controllo degli strumenti che hanno assunto autonomia morale? E quando le cose vanno male e si fatica a correggere gli errori, siamo certi che siano gli strumenti usati a dover esser cambiati? E non gli uomini che li usano? E come si cambiano gli uomini? La legge di stabilità, l’euro, l’Unione Europea, per funzionare vogliono risposte a queste domande. In Caritas in Veritate le risposte ci sono tutte.