Vaccini, scelta di libertà: via al referendum per abrogare l'obbligo
Parte la campagna di raccolta firme per il referendum sui vaccini pediatrici per abrogare non l'intera legge Lorenzin, ma l'odiosa esclusione dei bambini dalla scuola e le sanzioni ai genitori. Non è un referendum "no vax", ma per affermare la fine delle imposizioni e delle repressioni. Vediamo nel dettaglio i tre quesiti.

Sabato 15 giugno inizia la raccolta di firme a sostegno del Referendum popolare per l’abrogazione degli obblighi vaccinali pediatrici e delle relative sanzioni. Dopo la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale n. 268 del 15 novembre 2024 dei quesiti referendari, ora serviranno 500.000 firme perché l’iter del Referendum proceda alla Corte Costituzionale e poi eventualmente al voto popolare (sempre che nel frattempo, su pressione dell’incombente Referendum, la legge non sia modificata per intervento del Parlamento).
L’iniziativa è stata promossa da un gruppo di cittadini che ha voluto impugnare lo strumento democratico contro l’immobilismo della politica a distanza di quasi otto anni dal decreto-legge 7 giugno 2017, n. 73 recante “Disposizioni urgenti in materia di prevenzione vaccinale, di malattie infettive e di controversie relative alla somministrazione di farmaci” (c.d. decreto Lorenzin) poi convertito in legge n. 119 il 31 luglio 2017. Come è enunciato nell’articolo 1, quel decreto fu varato dopo l’assunzione di obblighi internazionali presi dalla ministra Lorenzin e i vertici AIFA in un clima di improvviso e supposto allarme originato dal Governo in relazione ad asserite epidemie di morbillo in Gran Bretagna e ad un corrispondente calo delle coperture vaccinali in Italia.
Come riferisce un comunicato dell’AIFA del 29 settembre 2014, l’Italia era stata designata come una guida per cinque anni delle strategie e campagne vaccinali nel mondo. È quanto deciso in un “summit” di 40 Paesi cui intervenne anche il Presidente USA Barack Obama. Al summit erano presenti Beatrice Lorenzin con Sergio Pecorelli (Presidente dell’AIFA) e Ranieri Guerra, addetto all’ambasciata italiana in USA e precedentemente membro del CdA della Fondazione Glaxo-Smith-Kline (la stessa azienda che fabbrica i vaccini). Pecorelli fu poi costretto alle dimissioni per accertati legami con case farmaceutiche, mentre Ranieri Guerra fu nominato direttore generale della programmazione sanitaria del Ministero della Salute e si occupò di organizzare l’attuazione degli obblighi vaccinali. In breve, si tratta di una legge controversa, dalle motivazioni oscure e dalle conseguenze gravi su molte famiglie italiane che si sono viste sanzionare o respingere i figli non in regola con tale legge, dai nido o dalle scuole dell’infanzia.
Col Referendum non viene chiesta l’abrogazione della intera legge (cosa che si sarebbe scontrata col NO della Corte Costituzionale perché la legge prevede azioni indispensabili per la funzione del sistema sanitario, a prescindere dagli obblighi), ma l’abolizione della odiosa e inutile esclusione dei bambini dal nido e dalla scuola materna e delle odiose sanzioni pecuniarie per gli inadempienti che frequentano la scuola primaria. Qui non c’è lo spazio di trattare ogni risvolto della complessa questione, per cui le lettrici e i lettori possono consultare il libro “Vaccini sì, obblighi no” (Libreria Cortina Editrice, Verona, 2017) o una recente tesi pubblicata nel canale “Sfero” (https://sfero.me/article/pillole-anti-lorenzin), che analizza ciascuno dei 10 vaccini (per difterite, tetano, pertosse, epatite B, emofilo, polio, morbillo, parotite, rosolia, varicella), dimostrando che in nessun caso l’obbligo vaccinale ha un ruolo di protezione della salute pubblica. Qui commentiamo solo il razionale di ciascuno dei tre quesiti referendari, osservati dal punto di vista di un ricercatore in campo biomedico e studioso di vaccinologia.
In linea generale, va premesso che non si tratterà di una campagna “contro” i vaccini ma di una iniziativa finalizzata a promuovere la libertà di scelta individuale in un contesto di informazione scientificamente fondata e di rinnovata fiducia del cittadino nelle istituzioni sanitarie. I tre quesiti sono formulati in un linguaggio tecnico alquanto complesso, necessario per la precisione giuridica, ma possono essere riassunti in modo semplice.
Quesito n. 1. Il primo quesito prevede l’abrogazione delle disposizioni in materia di prevenzione vaccinale pediatrica nella parte in cui prevedono l’obbligo di vaccinazione e quella relativa alle sanzioni connesse all’inadempimento vaccinale. Qualora la legge Lorenzin fosse emendata dal Referendum, rimarrebbero tutte le disposizioni che organizzano la somministrazione dei vaccini e le anagrafi vaccinali, ma i 10 vaccini sopra menzionati non sarebbero più obbligatori.
Per chi intende far vaccinare i figli non cambierà nulla, visto che i vaccini restano gratuiti e disponibili, come tutti gli altri previsti dal calendario vaccinale ufficiale. Va anche precisato che l’abolizione dell’obbligo non porterebbe grosse alterazioni nella sanità pubblica, perché le coperture vaccinali erano altissime (attorno al 90%) già prima della introduzione dell’obbligo stesso. La legge Lorenzin ha modificato di pochissimi punti percentuali l’adesione alle vaccinazioni e non ci sono correlazioni tra le (piccole) differenze nelle coperture vaccinali delle Regioni italiane e l’incidenza delle malattie infettive. In altre parole, poiché l’adesione della popolazione alle campagne vaccinali è sempre stata buona (checché a suo tempo abbiano voluto far credere la Lorenzin e il suo consulente Walter Ricciardi), passare dall’obbligo al regime di “raccomandazione” non ingenererebbe alcun pericolo per la salute pubblica.
Va anche precisato che ogni obbligo vaccinale preesistente (per tetano, polio, difterite e epatite B) era stato abolito dal Veneto sin dal 2010 e non si era verificato alcun calo delle coperture vaccinali rispetto alle altre regioni, né alcuna epidemia. L’allarme di un ritorno di epidemie del passato per un eventuale piccolo calo vaccinale è una pura ipotesi, destituita di fondamenti teorici e di evidenze epidemiologiche.
Quesito n. 2. Rispondere “Sì” al secondo quesito significherà chiedere l’abrogazione delle disposizioni in materia di prevenzione vaccinale pediatrica nella parte in cui prevedono l’obbligo di vaccinazione quale requisito di accesso alle scuole dell’infanzia. Questo quesito tende quindi a rimuovere l’esclusione dal nido e dalla scuola materna, esclusione che costituisce un aggravio a molte famiglie ma soprattutto un danno grave alla formazione civica e persino corporea dei bambini, privandoli non solo dell’educazione fisica ma anche di una molteplicità di informazioni importanti e fatte da persone competenti sui vari mezzi di prevenzione delle infezioni. In relazione a questo punto della normativa, va precisato con forza che i bambini vaccinati non devono temere nulla da eventuali compagni non vaccinati, sia perché resterebbero ovviamente protetti dai vaccini, sia perché le malattie per cui esistono i vaccini sono talmente rare da non rappresentare comunque un pericolo per la salute in età scolastica. Alcune delle malattie per cui esistono i vaccini sono inesistenti nella fascia pediatrica (difterite, polio, epatite B), alcune sono rarissime (emofilo, tetano, rosolia), altre sono curabili e gravi solo nei primi mesi di vita (pertosse), per altre l’obbligo vaccinale pediatrico non porta alcun vantaggio perché colpiscono prevalentemente gli adulti, a causa dell’inefficienza della immunizzazione a lungo termine (morbillo, parotite, varicella).
Le alte coperture vaccinali di numerosi Stati europei (Germania, Austria, Danimarca, Spagna, Svezia, Regno Unito, Estonia, Finlandia, Irlanda, Islanda, Lituania, Lussemburgo, Norvegia, Portogallo) in cui le vaccinazioni pediatriche sono solo raccomandate – dimostrano che un obbligo non è necessario per il raggiungimento degli obiettivi di salute pubblica e che le sanzioni pecuniarie e quelle interdittive dalla frequentazione degli asili nido e scuole dell’infanzia ai bambini non adempienti all’obbligo sono misure quantomeno sproporzionate e superflue, se non direttamente discriminatorie.
I bambini che non possono vaccinarsi (questo aspetto riguarda solo i vaccini a virus vivi morbillo, parotite, rosolia, varicella) potrebbero essere protetti con altri provvedimenti sanitari, anche perché essi sarebbero comunque esposti al contagio degli adulti, essendo i vaccini imperfetti e spesso non durevoli nel tempo, e di altri microbi per cui non esistono vaccini. In ogni caso, se è vero che la vaccinazione dei fratelli, dei compagni di classe, dei genitori e degli insegnanti di tali rari bambini potrebbe essere vista come “raccomandabile”, una violazione dell’integrità personale imposta con tale scopo non è accettabile dal punto di vista delle tutele costituzionali della persona (art. 32) e non può far parte degli obblighi ex legge Lorenzin. Sono già state elaborate proposte per linee-guida che servano realmente alla tutela della salute dei bambini con problemi di immunodepressione negli ambienti scolastici (vedi tesi citata sopra e pubblicata in “Sfero”).
Quesito n. 3. Il terzo quesito referendario prevede l’abrogazione delle disposizioni in materia di prevenzione vaccinale pediatrica nella parte in cui prevedono la somministrazione di vaccinazioni con formulazioni combinate e parzialmente combinate e nella parte in cui subordinano la vaccinazione monovalente alla disponibilità del SSN. La disponibilità di vaccini “monocomponente” sarebbe molto utile affinché un bambino già immune per una certa malattia conseguita per via naturale (esempio: emofilo, pertosse) non sia costretto a ri-vaccinarsi per la stessa malattia qualora necessiti di un vaccino che invece si trova presente solo nel combinato (esempio: esavalente).
Altrettanto utile sarebbe avere vaccini monocomponenti per evitare di iniettare sostanze patogene verso malattie che proprio non esistono (esempio polio e difterite). Si eviterebbe quindi la “iper-immunizzazione”, con ciò che comporta come rischio di allergie e anafilassi. Un altro aspetto non trascurabile riguarda i vaccini prodotti con linee cellulari umane derivate da aborti volontari (rosolia e varicella) il cui uso presenta dei problemi morali (Cfr. Pontifica Accademia per la Vita, Riflessioni morali circa i vaccini preparati a partire da cellule provenienti da feti umani abortiti, 5 giugno 2005) e probabilmente anche fisici per la contaminazione da DNA umano. Dovrebbe essere consentito evitare quei vaccini senza dover rinunciare agli altri presenti nel vaccino multicomponente.
Nella legge Lorenzin i vaccini monocomponenti sarebbero contemplati, ma solo subordinatamente alla disponibilità del sistema sanitario nazionale. Purtroppo, in pratica, nulla è stato fatto per implementare tale disposizione perché il sistema sanitario nazionale non li ha resi disponibili (anche per i costi e la resistenza delle case farmaceutiche). Il terzo quesito chiede perciò di abolire tale restrizione e quindi, se approvato, lo Stato sarebbe costretto a mettere a disposizione anche i vaccini a monocomponente. Tale sviluppo andrebbe quindi a tutto vantaggio della popolazione e soprattutto di coloro che desiderano vaccinare i figli nel modo più corretto, efficace e meno rischioso.
Il ritorno al regime di raccomandazione “costringerebbe” le autorità competenti a sviluppare argomenti scientificamente consistenti per “convincere” i genitori alla corretta pratica vaccinale. L’abolizione dell’obbligo contribuirebbe a potenziare la vaccinologia nel senso di studiare vaccini sempre più sicuri (ad esempio senza alluminio, monocomponenti e possibilmente con antigeni senza reazioni crociate con proteine umane per evitare l’autoimmunità). L’assenza di una pressione statale sui medici (a loro volta ridotti a esecutori della legge e persino ricattati dalla Federazione degli Ordini con minacce di sanzioni) contribuirebbe a rigenerare un buon rapporto tra pediatri e genitori, basato sulla attenta analisi del rapporto benefici/rischi applicata a ciascun vaccino e a ciascun bambino individualmente.
In conclusione, non è il Referendum dei “novax”, è il referendum per una buona medicina pubblica, che sarebbe utile per tutto il popolo italiano e in primis per i bambini, per la loro salute e la loro formazione scolastica. Infatti, è stata proprio l’introduzione dell’obbligo vaccinale a minare il normale rapporto di consulenza tra medici e cittadini (nella fattispecie tra pediatri di famiglia e genitori), travolgendo il concetto stesso di consenso informato, cardine dell’etica medica sin dai tempi di Ippocrate. I genitori che non vogliono vaccinare i propri figli, o vogliono solo alcuni vaccini e non altri, o vogliono dilazionare i vaccini, devono essere garantiti nella loro scelta e senza conseguenze sanzionatorie di sorta; chi al contrario preferisce procedere alle vaccinazioni deve allo stesso modo vedersi garantito il diritto di farlo gratuitamente ai propri figli.
Dopo la pandemia COVID-19 è ancora più evidente l’insostenibilità di politiche vaccinali espresse mediante imposizioni e repressioni; ognuno deve essere libero di scegliere una possibilità vaccinale che deve essere garantita a tutti ma senza l’imposizione di sanzioni economiche o altri pregiudizi al figlio o alle famiglie. Il Referendum perciò ingaggia i cittadini per una consultazione che non riguarda ideologie o convincimenti soggettivi ma l’affermazione della libertà di scelta, adeguatamente informata.