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il caso

Vaccini, danni più del previsto: le inconfessabili ammissioni

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Citando uno studio su 100 milioni di vaccinati, un articolo su Repubblica ammette che le reazioni avverse sono superiori alle attese. E che i danneggiati devono essere indennizzati. Ma il dato viene minimizzato. 

Editoriali 04_05_2024

Non potendo più negarle come ostinatamente fatto durante la campagna vaccinale, il sistema mediatico prosegue con l’operazione di minimizzazione delle reazioni avverse da vaccino.

L’ultimo esempio ci arriva da un articolo di Repubblica pubblicato ieri nel quale il microbiologo Antonio Cassone dà conto di uno studio recente per provare a sminuire numericamente la portata delle reazioni avverse. Contemporaneamente l’articolo punta a sostenere che non serve alcuna Commissione d’inchiesta perché i dati scientifici ci sono già, ma guarda caso lo studio citato non contempla i dati dell’Italia.

L’operazione è quella di inquadrare il fenomeno degli effetti indesiderati come numericamente irrilevante e soprattutto come necessario per aver salvato milioni di vite. Quante? Anche qui non si dice, ci si affida solo a stime. L’impressione che ne deriva è che gli effetti avversi saranno anche esistiti, ma vuoi mettere con le vite che sono state salvate? Il che equivale a cacciare i danneggiati da vaccino nel girone dei dimenticati e dei sacrificati al bene dell’umanità.

Ma che l’articolo sia viziato da diversi corti circuiti lo si intuisce fin da subito, dal titolo: “Uno studio mondiale su 100 milioni di persone rivela quali sono stati gli effetti avversi”. Dunque, quali e non quanti. Ma quali sono gli effetti avversi lo sappiamo già, come ammette Cassone, che è membro autorevole dell’American Academy of Microbiology.

Non c’è dunque un numero preciso nella ricerca pubblicata sulla rivista Vaccine e intitolata Global Covid Vaccine Safety, ma c’è la tipologia degli effetti avversi. E guarda caso l’autore cita ad esempio solo quelli che si sono verificati più frequentemente rispetto a quanto normalmente atteso.

Ovviamente bisognerebbe leggere lo studio, che Cassone cita solo per alcuni aspetti. Forse quei numeri ci sono, ma in attesa di leggerlo, ci si accontenta della lettura che ne dà Repubblica.

Cinque patologie balzano all’occhio: due in area neurologica, la sindrome di Guillaime Barrè e l’encefalomielite disseminata acuta, due in area cardiologica, la pericardite e la miocardite e una in ambito ematologico, la trombosi del seno venoso cerebrale.

Ebbene. In tutte queste patologie abbiamo avuto delle manifestazioni ben al di sopra della stima attesa, cioè più di quante se ne potevano statisticamente presentare rispetto alle attese. La trombosi, ad esempio «più che triplica la sua incidenza», passando da 21 a 68 casi; ancor più significativo il dato delle peri-miocarditi: si va dai 100 attesi ai 3000 casi mentre la mielite trasversa va da 10 casi a 20 casi osservati.

A fronte di questo aumento esponenziale dell’incidenza, però, dato che l’obiettivo è quello di minimizzare la portata degli effetti collaterali gravi, il ricercatore rapporta tutto all’alto numero di vaccinati presi in considerazione, quasi 100 milioni provenienti da una decina di paesi, tra Europa, Canada, Nuova Zelanda e Stati Uniti. Ma ovviamente, quando il campione è grande le percentuali si abbassano. Il senso di tutto è: eventi rarissimi.

Basterà? No, perché il numero non va letto in maniera assoluta, ma parametrato alla possibilità che certi danneggiati avevano di contrarre il covid e di morire. Prendiamo ad esempio il caso delle miocarditi. Ora, 3000 miocarditi su 100 milioni sono appena lo 0,03%, dunque in termini percentuali un dato irrisorio. Ma se pensiamo che queste 3000 persone sono oggi ammalati, spesso invalidi, a causa di un preparato che li avrebbe dovuti proteggere da una malattia che si poteva tranquillamente curare senza vaccino, come è stato ampiamente documentato, le cose cambiano. Significa che sono stati creati nuovi malati che prima non c’erano.

E non basta, come fa l’articolo, dire che il fine ha giustificato i mezzi. Infatti, il numero delle persone che si sono salvate dal covid grazie al vaccino non è un numero certo, ma è solo stimato. Addirittura, Cassone cita l’Oms secondo la quale i 7 milioni di morti covid sarebbero stati il doppio o il triplo se non ci fosse stata la vaccinazione mentre altre fonti parlano di 20 milioni di morti covid. Una forbice così alta non depone a favore dell’obbiettività scientifica. Ma si tratta di stime troppo generiche e inattendibili, soprattutto se pronunciate da un organismo come l’Oms che – come abbiamo visto – non ha dimostrato in pandemia la necessaria obiettività e si è mostrato come un’agenzia politica più che sanitaria.

L’eccessiva genericità non depone a favore dell’autorevolezza di certi articoli, anzi fa sorgere ancora di più il sospetto che le cose non siano andate come si vorrebbe sostenere.

E questo anche perché Cassone, che è uno scienziato, non tace ad esempio, su quelli che sono stati veri e propri tabù della campagna vaccinale. Circa l’inoculo, infatti, ammette che «...scegliendo anche di non farlo in maniera generalizzata in certe fasce d’età quando l’incidenza del morbo è molto bassa è l’evento avverso non rarissimo come nel caso della miocardite negli adolescenti di sesso maschile. (decisione presa da alcuni Paesi del Nord Europa)».

Capito? In pratica, il professore ci sta dicendo che non bisognava sottoporre a vaccinazione di massa tutti gli adolescenti, come invece ha fatto l’Italia perché negli adolescenti l’incidenza di patologie cardiache è stata elevata. Eppure, per mesi e mesi i ragazzi sono stati posti sotto ricatto proprio fare la vaccinazione e adesso che si scopre che i danni ci sono stati, allora si allargano le braccia e si giustifica tutto per ragioni di salute nazionale.

C’è un ulteriore aspetto interessante. Cassone, che difende la necessità di fare tesoro dell’esperienza per le prossime pandemie, invita a «indennizzare appropriatamente tutti i soggetti che hanno sofferto dei documentati effetti avversi da vaccino».

Forse nessuno a Repubblica si è reso conto che hanno pubblicato un articolo per dire che contrariamente a quello che si pensava, gli effetti avversi gravi sono stati molti di più del previsto e che chi è rimasto danneggiato va indennizzato. E per questo che la commissione d’inchiesta è decisamente indispensabile, altroché.