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IL CASO

Vaccini anti-influenzali, allarmismo pericoloso

La sospensione della vendita di due lotti di vaccini anti-influenzali a scopo cautelativo - dopo la morte "sospetta" di alcuni anziani - ha scatenato una sorta di psicosi collettiva. Ma è immotivata, anche se è importante che istituzioni sanitarie e aziende farmaceutiche affrontino le questioni legate ai vaccini con grande chiarezza e trasparenza.

Cronaca 02_12_2014
Vaccino

Ancora una volta, in pochi giorni, i vaccini finiscono nell’occhio del ciclone. Prima la sentenza del Tribunale del lavoro di Milano che ha condannato il Ministero della Salute al risarcimento dei danni di un minore affetto da autismo. Tale patologia - a detta del giudice - sarebbe stata indotta dalla somministrazione di una dose del vaccino “esavalente”, una vaccinazione contro Difterite, Tetano, Pertosse, Poliomielite, Epatite B, Haemophilus, che viene praticata ogni giorno ai bambini del primo anno di età in quasi tutti i paesi europei.

È la prima volta che una sentenza (peraltro di primo grado) condanna tale tipo di vaccino. Solitamente infatti le polemiche dei movimenti anti-vaccinali sono rivolti al vaccino trivalente contro Morbillo, Parotite e Rosolia, polemiche cui diede inizio la pubblicazione, anni fa, di un medico gallese il quale peraltro poi ammise di aver falsato i dati e per questo venne radiato dall’ordine dei medici. Nonostante questo, nel web continuano a circolare queste tesi.

Ora invece è scoppiata la psicosi collettiva per il vaccino antinfluenzale. I fatti: a seguito delle segnalazioni di quattro eventi avversi gravi o fatali, verificatisi in concomitanza temporale con la somministrazione di dosi di antinfluenzale provenienti dai due lotti 142701 e 143301 del vaccino antinfluenzale FLUAD della Novartis Vaccines and Diagnostics s.r.l., in attesa di disporre degli elementi necessari, tra i quali l’esito degli accertamenti sui campioni già prelevati, per valutare un eventuale nesso di causalità con la somministrazione delle dosi dei due lotti del vaccino, l’Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA) ha disposto, a titolo esclusivamente cautelativo, il divieto di utilizzo di tali lotti.  

Tali misure cautelative vengono predisposte anche in altre occasioni, nei confronti di farmaci. Nulla tuttavia è in grado di scatenare il panico quanto l’idea di ammalarsi per colpa di un vaccino. Dietro ciò c’è un elemento psicologico assolutamente preponderante: il vaccino agisce su un soggetto sano, affinché rimanga tale, e non si ammali di una determinata malattia. È il principio base della medicina preventiva. Un principio semplice, che tuttavia a livello psicologico, più o meno consapevole, non viene sempre accettato, a differenza della condizione di malattia, che invece rende accettabile (addirittura si richiedono a volte interventi quasi miracolistici e impossibili dai medicinali) qualunque farmaco.

Quando si è ammalati, si accetta qualunque cosa pur di guarire, e non si guarda per il sottile a quanto contenuto nel farmaco stesso. Le ubbie sui componenti, i conservanti eccetera improvvisamente spariscono. Addirittura a volte, di fronte alla paura, ad una malattia non ancora presente ma che potrebbe colpire, come ad esempio Ebola, l’opinione pubblica è pronta a forzare i tempi, i protocolli procedurali delle sperimentazioni, e invoca che un farmaco o un vaccino sia pronto al più presto. Contro ogni scientifica prudenza.

Le morti di questi giorni, la cui causalità è ancora tutta da accertare (la coincidenza temporale con l’effettuazione del vaccino non significa automaticamente un rapporto di causa-effetto) non devono far dimenticare le tante morti per influenza, o per sue complicazioni. Anche in questo caso in questi giorni si è potuto leggere una ridda di cifre che vanno dalle 6.000 alle 40.000 morti all’anno in Italia per influenza.

In realtà questo dato non è esattamente delineabile, perché difficilmente i medici che compilano i certificati di morte (grazie ai quali si possono realizzare dei Registri di mortalità e avere dei dati statistici specifici) scriveranno come causa di morte di un anziano magari cardiopatico, diabetico, affetto da vasculopatie o altro ancora, l’influenza come causa determinante. Di fatto però l’influenza può giocare un ruolo purtroppo determinante nel fare precipitare una situazione di salute fragile, nel destabilizzare un equilibrio instabile, nell’aggravare le condizioni di un paziente cronico grave. Per questo motivo la vaccinazione contro l’influenza è indicata non solo negli ultrasessantacinquenni, ma anche nei portatori di serie patologie croniche.

Quanto uccide l’influenza? Come detto, non possiamo determinarlo esattamente, ma possiamo fare delle stime attendibili partendo dal dato più chiaro che l’Istituto Superiore di Sanità, (ISS) massimo organismo deputato nel nostro paese al controllo e alla sorveglianza delle malattie, è in grado di fornirci: il numero delle persone che si ammalano di influenza. Secondo l’ISS, l’anno scorso gli italiani colpiti da influenza sono stati 4.500.000. Tenendo conto della percentuale di popolazione anziana del nostro paese, è evidente che l’influenza è una patologia diffusa su larga scala, che colpisce un numero elevato di persone con varie fragilità, e quindi può condurre a morte. Un buon motivo dunque per evitarla con la vaccinazione.

E gli effetti collaterali? Le eventuali morti? Per molti è inconcepibile morire per cercare di evitare una malattia. Esiste anche una certa ossessione della sicurezza che chiede alla scienza medica certezze assolute che essa non è in grado di dare. Occorre dunque prudenza  nel giudizio. Come si diceva in precedenza, occorre anzitutto accertare eventuali nessi casuali tra le vaccinazioni e i decessi. Non si vede perché il garantismo, spesso invocato per altre circostanze, non debba essere applicato anche in campo medico. Per fortuna siamo vicini alla conclusione delle campagne di vaccinazione fatte dalle ASL, perché notizie come queste, con l’allarmismo al limite della psicosi collettiva che ne consegue, avrebbe potuto danneggiare seriamente l’esito della campagna di vaccinazione stessa.

A breve si potranno valutare le percentuali di copertura vaccinale, ma cosa ancora più importante, a Febbraio, quando è prevista la puntata epidemica dell’influenza, vedremo i numeri dei malati, e le conseguenze di eventuali mancate vaccinazioni. Ciò detto, resta il fatto che è sempre più necessario che le istituzioni sanitarie e le aziende farmaceutiche affrontino le questioni legate ai vaccini con grande chiarezza e trasparenza.  

Più di qualunque prodotto farmaceutico, il vaccino è da sempre al centro di troppi sospetti, di accuse, di dietrologie. Occorrono non solo studi, ma anche indagini chiare, serie, trasparenti. Le notizie ad esempio dei giorni scorsi riguardanti le sterilizzazioni di migliaia di donne in Kenya attraverso somministrazioni di vaccini hanno sollevato dubbi e domande importanti. Si è cercato di fare passare queste notizie come “bufale” giornalistiche, ma non sono state date risposte esaurienti a tali questioni. Occorre dunque far sì che ogni persona che deve sottoporsi alla pratica vaccinale, che si tratti di bambini, come di adulti o di anziani, lo possa fare senza timori, senza dubbi, senza paure.  Senza dimenticare che tale chiarezza andrebbe richiesta e ottenuta non solo per i vaccini, ma per tutti i tipi di farmaci. Il “negazionismo” sugli effetti collaterali, come sappiamo bene, impera quando si parla, ad esempio, di anticoncezionali, di “pillole del giorno dopo” o di cinque giorni dopo. In quei casi, nulla sembra essere più tossico o dannoso. Chissà perché.