Utero in affitto: per il ministro Fontana un divieto da far rispettare
Il ministro per la famiglia Fontana: "Se il divieto di gestazione per altri è presente nel nostro ordinamento va fatto rispettare in termini concreti".
In un question time in Parlamento il ministro per la famiglia Lorenzo Fontana interviene sul tema del riconoscimento dei figli di coppie omosessuali avuti tramite la pratica della maternità surrogata avvenuta all’estero. Ecco le sue parole: «Se il divieto di gestazione per altri è presente nel nostro ordinamento va fatto rispettare in termini concreti, evitando che il ricorso all’estero a tali pratiche si traduca, poi, con l’ingresso in Italia del minore in un continuo aggiramento di un divieto che nell’ordinamento nazionale è volto a preservare valori fondamentali, quali, innanzitutto, la dignità della donna, che rischia in questo modo di essere ridotta a mero oggetto.
Nel merito della questione posso anzitutto ribadire quanto affermato in precedenza dal Ministro dell’interno in risposta ad analogo atto di sindacato ispettivo, ossia che esistono alcuni punti fermi. Il primo è che secondo il vigente ordinamento di stato civile gli atti di nascita si formano e si iscrivono nei relativi registri indicando, quali genitori, la madre partoriente ed il padre biologico.
Tale principio viene anche riaffermato con riferimento all’annotazione nell’atto di nascita del riconoscimento di filiazione che richiede, sempre, la preventiva verifica in capo al soggetto dichiarante della condizione di paternità o di maternità. Il secondo, è che l’art. 12 della Legge 40 del 2004, recante norme in materia di procreazione medicalmente assistita ha considerato le pratiche dell’utero in affitto e della compravendita di gameti umani quali fattispecie delittuose. D’altro canto, la stessa Corte Costituzionale, nella sentenza n. 272 del 2017, ha sottolineato che “la maternità surrogata è una pratica che offende in modo intollerabile la dignità della donna e mina nel profondo le relazioni umane”».